L’Orticola Bassi si scusa per l’inconveniente causato da un problema di regolazione dell’illuminazione e della schermatura
Non un technoparty, non un’iniziativa della Lega contro il cancro nell’ambito del mese di sensibilizzazione sul tumore del seno, non un utilizzo scriteriato di fari laser e nemmeno un ufo. Il riverbero rosa che domenica sera ha fatto bella mostra di sé sul Piano di Magadino attirando l’attenzione e gli interrogativi di molti abitati di Giubiasco e Sementina, è da attribuire al settore primario. O meglio, all’agricoltura di ultima generazione attiva nella coltivazione di uno dei prodotti-faro di quello che era il granaio del Ticino. «Proprio così», conferma alla ‘Regione‘ Marco Bassi, direttore della Tior Sa di Cadenazzo, la società commerciale che distribuisce la produzione orticola dei soci della Federazione ortofrutticola ticinese (Foft).
L’azienda in questione, l’Orticola Bassi, appartiene a suo figlio e la luce rosa che ha fatto tanto discutere – spiega brevemente Marco Bassi in attesa di poter fornire ai media tutti i dettagli dell’iniziativa – fa parte di una nuova tecnologia implementata durante le ultime settimane in una delle serre presenti lungo la ciclopista Bellinzona-Locarno. Chi vi transita di notte, scorge in effetti filtrare luce di colore rosso/rosa dalle ampie vetrate e dal tetto. Una novità alle nostre latitudini, basata su studi scientifici secondo cui un’illuminazione artificiale a Led di queste tonalità assicura una migliore produzione invernale e permette di avere ortaggi con più nutrienti rispetto a quelli esposti alla sola luce solare. Considerati il luogo e la storia ticinese non troppo lontana nel tempo, tutto farebbe invece pensare alle famigerate coltivazioni indoor di canapa, quelle dotate di lampade a infrarossi in grado di far sviluppare, in assenza di luce naturale, tutto il potenziale stupefacente delle piantine. E d’altronde non sono tutt’oggi poche le aziende agricole ticinesi a contare fra le proprie superfici una buona fetta di marijuana, quella light permessa dalla legge federale.
Dunque la luce rosa in questo caso non ha niente a che vedere col nuovo ‘oro verde’ del Ticino, canapa legale che in non pochi casi aiuta le aziende agricole a stare in piedi finanziariamente, evitando di sprofondare nelle cifre rosse. «All’interno della nuova serra di coltivazione di pomodori di ultima generazione ieri sera si è creato un problema di natura tecnica nel regolare l’illuminazione e la schermatura», ci spiega Marco Bassi scusandosi pubblicamente per l’imprevisto. Bassi, ricordiamo, da quattro anni presiede peraltro il ‘Gruppo nazionale d’interesse dei pomodori’ che raggruppa la maggior parte dei produttori svizzeri attivi in questo specifico ambito. Una funzione strategica che lo vede in prima fila, insieme all’associazione, nel monitorare la produzione e i processi di mercato con l’obiettivo di aumentare l’efficienza del settore, specialmente in questo periodo caratterizzato da molti cambiamenti sul piano nazionale e internazionale.
Tornando al ‘pink sky’, il fenomeno è stato accentuato dall’alto tasso di umidità nell’aria e dalla nuvolosità bassa, che insieme hanno favorito il riverbero conferendo al cielo una tinta del tutto particolare visibile a chilometri di distanza. Semplificando all’osso: è rimasta aperta la schermatura montata sulle pareti laterali e sul tetto che dovrebbe impedire alla luce rosa – prodotta da lampade a Led e sempre orientata sulle piantine per favorirne la crescita – di filtrare verso l’esterno. Lo ‘spettacolo’ si è protratto per mezz’ora, fino a quando la schermatura non è stata riposizionata elettronicamente. «Il nostro progetto – conclude Bassi – sarà presentato ai media in tutti i suoi dettagli non appena ultimato».
Chi non ha ancora compiuto il passo verso una serra luminescente è Claudio Cattori, titolare della Agrotomato di Giubiasco, anch’egli un punto di riferimento in Ticino per quanto ruota attorno al pomodoro. Esattamente dieci anni fa, nell’ottobre 2012, aveva fatto il salto del fosso smantellando l’impianto di riscaldamento delle serre che funzionava a gas propano affidandosi – il primo a farlo sul Piano di Magadino – al teleriscaldamento proveniente dal vicino impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti. Un innovatore, ma questa volta la famiglia Bassi sembra aver messo la freccia del sorpasso tecnologico. «Confermo», sorride Cattori: «Stiamo in effetti ancora valutando se valga veramente la pena investire in questa nuova strumentazione che è abbastanza onerosa. Implementarla in serre già esistenti richiede modifiche importanti a tal punto da ritenere preferibile partire con una struttura tutta nuova».
Le serre di ultima generazione, prosegue Cattori, «sono destinate a prendere piede alle nostre latitudini considerando la delicata situazione dell’approvvigionamento alimentare su scala nazionale e internazionale». Detto altrimenti, specialmente la grande distribuzione «mira ad affidarsi sempre più ai produttori elvetici, riducendo così i rischi dettati da fattori esterni eccezionali», come dimostrano l’inflazione e la guerra in Ucraina. Andare in questa direzione, tuttavia, «richiede agli agricoltori e orticoltori ticinesi un accresciuto grado di affidabilità e costanza del prodotto nel tempo. Le quali si raggiungono anche grazie alla tecnologia luminosa». Ma pure l’approvvigionamento energetico fa la sua parte: «Ad esempio stiamo valutando la tecnologia di punta in materia di pannelli fotovoltaici». In linea generale quasi ogni mese esce sul mercato qualche interessante novità, «che da una parte va collaudata, dall’altra deve consentirci di consegnare ai nostri clienti prodotti orticoli competitivi con quelli esteri dal profilo della qualità e del prezzo, specialmente in inverno».