Bellinzonese

Anziana precipita e muore, inchiesta alla Residenza Pedemonte

Bellinzona: la Procura per ora esclude l’intervento di terze persone. Il cordoglio del municipale Soldini. Gli auspici del sindacalista Testa

La casa anziani Residenza Pedemonte di Bellinzona
(Ti-Press)
19 ottobre 2022
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Un’inchiesta è stata aperta sul decesso di un’ospite della Casa anziani Pedemonte di Bellinzona. La donna è deceduta lunedì precipitando al suolo da una finestra della struttura gestita dal Servizio anziani della Città. Interpellato dalla redazione, il Ministero pubblico conferma l’avvio, come da prassi in questi casi, di verifiche penali volte a comprendere la dinamica della disgrazia e il contesto in cui essa è successa; per il momento gli accertamenti eseguiti e le testimonianze raccolte permettono di escludere l’intervento di terze persone. A sua volta il municipale Giorgio Soldini specifica di essere in contatto con i familiari della signora deceduta: «Tuttavia senza il loro consenso» il capodicastero Anziani e Ambiente non rilascia informazioni: «Attendiamo di poterli incontrare per valutare se fornire un’informazione pubblica e, in caso positivo, di che tipo». Famiglia «cui esprimo la vicinanza e il sentimento di cordoglio a nome delle autorità cittadine».

Che si tratti di gesti estremi compiuti volontariamente, o di incidenti originati o favoriti da fattori di vario tipo, in linea generale a livello di Servizio anziani comunale e di Municipio rimane d’attualità la riflessione su cosa possa e debba fare un istituto come la Residenza Pedemonte, e le altre analoghe strutture cittadine, per evitare dal profilo logistico, gestionale e operativo, nel rispetto delle direttive cantonali e federali in materia, che si verifichino episodi tragici come quello capitato lunedì. Nel caso specifico andrà peraltro considerato, tra le varie cose, anche lo stato di salute generale della persona deceduta e, in particolare, se fosse affetta da demenza senile (come sembrerebbe, stando a nostre informazioni).

Spazi adeguati e forza lavoro sufficiente

Indipendentemente da quanto accaduto lunedì, un’altra questione aperta da lungo tempo interroga tutti i gestori delle strutture di accoglienza per la terza e quarta età non più autosufficiente, come pure le autorità politiche preposte a finanziarne la corretta operatività rispondendo alle esigenze crescenti e in costante evoluzione. Parliamo della disponibilità logistica e di forza lavoro: da una parte appositi spazi e reparti nei quali accudire con la dovuta qualità gli ospiti, specialmente quelli affetti da demenza senile, dall’altra personale debitamente formato e impiegato in numero sufficiente, soprattutto nei periodi caratterizzati da molte assenze per malattia come successo un po’ ovunque negli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia. Sollecitato dalla redazione anche su questo punto, Soldini per il momento non entra nel merito rinviando, come detto, ogni eventuale dichiarazione e spiegazione a tempo debito.

‘Devastante per il morale dei curanti’

«Indipendentemente dal fatto che si sia trattato di un gesto estremo o di un incidente, vicinanza particolare va dimostrata in questi tristi frangenti anche nei confronti dell’équipe della casa anziani che accudiva l’ospite deceduta», sottolinea il sindacalista Vpod Stefano Testa: «Pur non conoscendo i dettagli di quanto accaduto lunedì, per esperienza so che fatti di questo tipo sono devastanti per il morale e la motivazione del personale curante direttamente toccato».

‘Calcolo antiquato’, arriva l’iniziativa popolare

In soldoni – evidenzia Testa ampliando il discorso sulle scelte politiche – uno dei «grandi problemi generali che riguarda la stragrande maggioranza delle case per anziani ticinesi, è il metodo di calcolo ormai antiquato col quale Comuni, enti e fondazioni fissano il numero di collaboratori necessario ad assicurare in ogni momento, pandemia compresa, la corretta disponibilità di personale curante e di assistenti». Un calcolo «che matematicamente genera un numero insufficiente, il quale a sua volta produce una qualità della prestazione ben distante da quella realisticamente necessaria, finendo per mettere sotto pressione il personale in formazione come allievi e stagisti». Da qui l’imminente lancio di un’iniziativa popolare legislativa denominata ‘Per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità’, i cui dettagli saranno presentati domani alla stampa dal sindacato Vpod: «La politica cantonale sta facendo ben poco ed è giunto il momento di apportare gli indispensabili correttivi a sostegno di queste professioni».