La maggioranza commissionale propone diverse modifiche al messaggio. E spiega perché l’Esecutivo ignora il modello Losone: amministrativamente oneroso
La maggioranza della Commissione legislazione del Consiglio comunale di Bellinzona si schiera a favore del ‘Modello Losone’ che propone un particolare metodo di calcolo, molto preciso, per la fissazione della tassa base rifiuti prelevata annualmente. Metodo che invece il Municipio cittadino "pur condividendone i vantaggi" ha ritenuto "amministrativamente troppo dispendioso considerato l’elevato ritmo dei cambiamenti per numero di persone in famiglia, del numero di addetti in azienda ecc.". Lo si apprende dal rapporto di maggioranza della Legislazione (relatore Emilio Scossa-Baggi del Ppd) sul messaggio che propone l’aggiornamento del Regolamento sui rifiuti, tassa base in primis. Invitando il plenum a votare il messaggio, la Legislazione dedica al modello Losone un paragrafo, poi lo archivia con un nulla di fatto e successivamente propone diverse modifiche alle tabelle di calcolo elaborate dal Municipio. Il tutto condito da una richiesta finale affinché esso riduca i costi di gestione dei rifiuti che ammontano annualmente a 6 milioni di franchi.
Durante l’approfondimento del messaggio fatto con l’Esecutivo e con la Commissione consultiva rifiuti, si legge nel rapporto, "di particolare rilevanza è stata la discussione in merito al possibile utilizzo del modello Losone, ritenuto dall’Osservatorio per la gestione ecosostenibile dei rifiuti (Okkio) il modello che meglio risponderebbe alle direttive federali in materia". Motivo: "Si basa su una tassa base minima uguale per tutte le categorie di utente e una tassa base individuale determinata secondo il criterio del numero degli abitanti o abitanti equivalenti". Il vantaggio di questo approccio "è che il principio di causalità viene sempre mantenuto, mentre nella proposta municipale questo è vero solo fino a un certo punto. Inoltre il modello Losone, mantenendo sempre una proporzione tra categorie, risponde meglio al principio di trasparenza nella definizione della stessa; un criterio anch’esso richiesto per la definizione delle tasse sui rifiuti secondo l’Ufficio federale dell’ambiente". Tutto bene? Affatto, perché un conto sono le buone idee e la teoria sviluppata attorno a esse, e un altro conto è la messa in pratica, specialmente laddove l’applicazione richiede un ingente dispendio di energie e risorse. In parole povere – ha ritenuto l’Esecutivo – il santo non vale la candela. Lo aveva già spiegato due anni fa, ma in un contesto diverso, silurando la mozione Lega/Udc che durante la prima ondata pandemica proponeva la distribuzione ai domiciliati di buoni acquisto del valore di 20 franchi da spendere nei commerci cittadini duramente colpiti dal lockdown. Un’idea che è stata concretizzata in altri Comuni ticinesi ma non a Bellinzona, dove il sistema – spiegava il Municipio – avrebbe comportato un costo amministrativo vicino ai 180mila franchi. Idem oggi col modello Losone, come scritto all’inizio, ritenendo infine "sufficientemente esaustiva la differenziazione presentata nel messaggio".
Entrando nel merito della proposta municipale, la maggioranza della Legislazione sposa la "maggiore e migliore – rispetto al Regolamento oggi in vigore – differenziazione delle tasse delle Economie domestiche e delle Attività economiche, con possibilità di creare categorie differenziate in base al numero di persone e al tipo di attività e/o dimensione". Un punto ritenuto sensibile ("la vera questione da affrontare") è quello delle forchette con le quali il Municipio indica il minimo e il massimo delle singole tasse che vengono fissate annualmente sulla base della simulazione della spesa complessiva prevedibile: "La Commissione, unanime a questo proposito, si mostra perplessa, da un lato perché non si è riusciti a capire quali siano i principi che stanno alla base della determinazione dell’importo minimo e del massimo per ogni singola categoria, dall’altro perché il margine fra il minimo e il massimo di alcune categorie appare notevole, lasciando quindi un potere di apprezzamento troppo ampio all’Esecutivo". Di conseguenza la Legislazione a larga maggioranza propone con un emendamento di rivedere gli importi massimi, secondo il principio che questi dovrebbero corrispondere al doppio dei minimi per le diverse categorie, e al triplo unicamente per le categorie della ristorazione, albergheria e take-away.
Tra l’altro proprio quest’ultima categoria viene ritenuta "eccessivamente penalizzata" visto che rispetto a oggi si vedrebbe sestuplicare la tassa. E nonostante i take-away siano "generatori importanti di rifiuti, dovrebbero essere assoggettati a tasse proporzionate, per cui si ritiene di rivederne leggermente anche l’importo minimo (ossia 500 franchi anziché 750) oltre a quello massimo (1’500 anziché 1’750), così come permettere loro, in caso di esclusivo utilizzo di stoviglie e posate multiuso o monouso compostabili, di beneficiare di un dimezzamento della tassa base". Nel dettaglio, la maggioranza commissionale chiede di fissare a un massimo di 160 franchi (e non 200) la tassa base per le economie domestiche formate da una sola persona; cifra che viene portata a 200 franchi (e non a 250) per due o più persone. Per le attività economiche il tetto massimo viene ridotto per talune fasce (fino a 19 dipendenti) e invece aumentato dai 20 in su. Idem per le scuole, con un tetto massimo più elevato rispetto a quello municipale unicamente per gli istituti dai 100 allievi in su. Una limatura viene poi proposta per gli scarti vegetali: al massimo 150 franchi (e non 200) per l’etichetta annuale da applicare sui contenitori nell’ambito della raccolta porta a porta; e al massimo 6 franchi (e non 10) per le fascine.
Non da ultimo viene espressa perplessità per il cambiamento relativo alle abitazioni e appartamenti in affitto: "Prima era l’affittuario (che in effetti produce rifiuti) a ricevere la tassa, mentre ora la riceverà il proprietario, che a sua volta dovrà riversarla sugli inquilini. Nuova procedura macchinosa e potenzialmente problematica". Viene infine chiesto di non chiamare alla cassa i titolari bellinzonesi di abitazioni secondarie non affittate a terzi.