Durante la serata pubblica in vista della votazione popolare il sindaco Stefano Imelli ha esposto il parere favorevole del locale Municipio
Al termine della terza serata informativa tenutasi ieri sera nella palestra Al Ramm, dove non si sono alzate vere e proprie voci critiche se non qualche richiesta di chiarimento su alcuni punti, l’impressione è che a Bodio ci sia una certa apertura verso l’aggregazione della Bassa Leventina, per la quale i cittadini saranno chiamati a esprimersi in votazione consultiva popolare il prossimo 13 febbraio. Un clima apparentemente sereno che sembra confermare la volontà di Municipio e Consiglio comunale, quest’ultimo schieratosi a larghissima maggioranza (16 favorevoli e due astenuti) a favore del progetto che intende raggruppare Bodio, Giornico, Pollegio e Personico in un unico Comune di 2’900 abitanti denominato Sassi Grossi.
Dopo aver ricordato l’ex Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle istituzioni Alex Pedrazzini deceduto lunedì («il primo che disegnò il Comune della Bassa Leventina», Stefano Imelli ha preso la parola illustrando alla sala (una sessantina i presenti) posizione e visione del Municipio di Bodio. «Non vogliamo fare un’aggregazione perché siamo alla canna del gas – è venuto subito al punto –. La base di partenza non è così catastrofica come qualcuno vuole fare intendere. Bodio ha una realtà finanziaria solida, con un capitale proprio pari a 2,2 milioni, una gestione corrente che non deve chiedere nulla a nessuno, impegni verso le banche che man mano diminuiscono malgrado gli investimenti che stiamo facendo». Quanto alle strutture, «abbiamo una palestra con una nuova illuminazione, impianti sportivi, una scuola dell’infanzia e una scuola elementare completamente rinnovate». Ma, ha continuato il sindaco, «dire che staremo sempre bene da soli vorrebbe dire non essere lungimiranti», ha affermato, elencando quelli che il locale Municipio considera i rischi per il futuro di un Comune di 950 abitanti. Ha cominciato dalla «grande dipendenza» dai «massicci contributi cantonali per sostenere le nostre finanze». Sempre a proposito di ‘dipendenza’, «a Bodio il 40% delle entrate fiscali proviene da una sola azienda situata nella zona industriale», ha puntualizzato il sindaco, sottolineando come in caso di una partenza e di un conseguente «crollo improvviso delle entrate» il Comune autonomo si troverebbe in difficoltà. «Aumentando la popolazione a 3’000 abitanti questo rischio viene invece compensato». Imelli ha poi parlato delle difficoltà nel difendere le posizioni di Bodio davanti alle istituzioni, menzionando in questo senso il Comune aggregato di Riviera: «Sono andati a Berna e sono riusciti ad avere l’aerodromo; non so se il Comune di Lodrino da solo ci sarebbe riuscito». Altro tema a sostegno della fusione illustrato dal sindaco è la preoccupazione per non essere più in grado in futuro di mantenersi autonomi per quanto riguarda l’erogazione dei servizi. «Sta diventando tutto più complesso», ha detto facendo l’esempio dell’acquedotto comunale: «Un giorno non avremo più capacità e competenza per gestire le cose autonomamente e dovremo dare delle concessioni ad aziende esterne. L’acqua, il suolo, la gestione del territorio devono rimanere in mani pubbliche. E riusciremo a farlo solo creando un Comune più grande con un ufficio tecnico che potrà ad esempio permettersi di formare un fontaniere». Imelli si è poi detto convinto che la vicinanza e la prossimità tra popolazione, autorità e uffici comunali sarà conservata nel nuovo Comune. «Non parliamo di un’aggregazione di 50mila abitanti come a Bellinzona, ma di un ‘blocco’ di 3’000 dove tutti continueranno a conoscerti mantenendo questo senso di comunità che oggi è la nostra forza». Il sindaco ha poi fatto un elenco di quello che l’aggregazione potrebbe portare all’intera Bassa Leventina: unico istituto scolastico con quattro sedi decentralizzate (almeno una sezione scolastica di scuola dell’infanzia o elementare in ogni quartiere con mense e doposcuola), rilancio del comparto Santa Maria a Pollegio (dove si delinea una zona d’accoglienza per un campus scolastico o per un’attività legata alla sanità geriatrica), rilancio della zona industriale (che potrà beneficiare dello svincolo autostradale che verrà inaugurato a Giornico nel corso dei prossimi mesi), investimenti in ottica turistica a Giornico, mantenimento e potenziamento dei servizi.
«Un’aggregazione è necessaria – ha esordito Michele Guerra, granconsigliere e municipale di Pollegio favorevole all’aggregazione di cui fu promotore della raccolta firme, il quale ha parlato di aspetti finanziari –. L’indice di forza finanziaria stilato dal Cantone indica Pollegio in 100esima posizione, Personico in 97esima, Giornico in 95esima e Bodio in 84esima. Situazioni che sono dunque simili. Per tutti i nostri quattro comuni il futuro è totalmente incerto e solo uniti sapranno essere forti». Un altro indicatore finanziario evidenziato da Guerra riguarda il contributo di livellamento: «L’anno scorso Bodio ha ricevuto 600mila franchi, Giornico 789mila, Personico 335mila e Pollegio 957mila. Se dovessimo andare avanti ancora 10 anni da soli, l’indipendenza dei quattro Comuni costerebbe, a livello di contributo di livellamento, 27 milioni di franchi. Con la crisi finanziaria dovuta al Covid, pretendere che gli altri Comuni ci diano tale importo è qualcosa che non sta né in cielo né in terra». «Anche aggregati saranno necessari i contributi cantonali – ha aggiunto il sindaco Imelli rispondendo a una domanda del pubblico –, ma uniti avremo d’altro canto più forza per rivendicare, lanciare nuovi progetti e individuare ottimizzazioni». Per Michele Guerra l’aggregazione consentirebbe inoltre di dare impulso alle istituzioni. «Basti pensare che in occasione delle ultime elezioni comunali, il Ppd di Pollegio non è riuscito a presentare una lista perché non aveva persone da candidare».
Una domanda dalla sala: cosa succederebbe se in uno o più Comuni dovesse prevalere il no? La risposta è stata fornita da Daniela Baroni, collaboratrice scientifica della Sezione degli enti locali del Dipartimento delle istituzioni. «La legge non prevede un meccanismo automatico per le situazioni in cui non c’è unanimità – ha affermato, ricordando come la decisione finale – dopo il preavviso del Governo – sarà comunque del Gran Consiglio. Tre gli scenari possibili: ridurre il progetto lasciando fuori i Comuni contrari, abbandonarlo poiché non ha più una ‘sostanza’ sufficiente per essere concretizzato, decretare un’adesione coatta (caso eccezionale) se in presenza di dissesto amministravo o finanziario (non sembra essere il caso di nessuno dei Comuni della Bassa Leventina, era invece avvenuto a Muggio e Bignasco), oppure se il ‘quartiere’ in questione risulta indispensabile per l’omogeneità del nuovo Comune (come avvenuto con San Nazzaro, costretto ad aggregarsi al nuovo Comune di Gambarogno nonostante il ‘no’ popolare a causa della sua presenza centrale). «Nessuno può dire che un’aggregazione coatta è esclusa, ma di regola la volontà popolare viene rispettata. La storia dice tuttavia che le situazioni vanno valutate a seconda del caso specifico», ha concluso Baroni.