Seduta turbolenta e rissosa sul finale quando il municipale Soldini non ha risposto a un'interpellanza Mps. Si riprende stasera, sempre a porte chiuse
Sono letteralmente volati gli stracci ieri sera, anzi questa notte, a Palazzo Civico durante la prima serata di rientro del Consiglio comunale di Bellinzona nella sua sede ufficiale, dopo essersi riunitosi diversi mesi nella palestra del Ciossetto di Sementina per poter rispettare il distanziamento sociale. Una serata, la seconda del legislativo cittadino eletto lo scorso aprile, voluta a porte chiuse, presente solo la stampa, per l’impossibilità fisica di accogliere del pubblico (solitamente pochissime persone) vista la distanza accresciuta imposta fra un banco e l’altro.
Erano le 23 e 10 quando, superato di 10 minuti il canonico orario che per regolamento indica la fine dei lavori e la necessità di rinviare quanto resta al giorno o seduta successivi, a stretta maggioranza per due soli voti il plenum ha deciso di proseguire con le risposte alle interpellanze. In agenda ce n’erano venti e già la sola discussione se proseguire o fermarsi ha richiesto oltre mezz’ora e una sospensione per consentire al gruppo Verdi/Fa/Mps/Pop di ragionare sul da farsi. Fatto sta che da mezzanotte e mezza in avanti i toni si sono accesi. Fra chi sostiene che l’ambiente sia degenerato e chi ritiene invece che l’esercizio abbia finalmente condotto le parti contrapposte a un sano confronto dialettico, dopo l’ennesima discussione su stare o andare ha prevalso la critica mossa da Margot Broggini, neo consigliera Ppd dichiaratasi scandalizzata per la piega presa dal dibattito e soprattutto per la poca considerazione riservata dalla sala (in particolare chi pensava di poter tagliar corto, vista l’ora piccola) al capitolo interpellanze. Le ha dato man forte l'ex sindaco Brenno Martignoni (Udc) che ritenendo «indecente questo spettacolo» e palesando anche il «rischio di andare incontro a problemi istituzionali» ha sollecitato il presidente del Cc Renato Dotta a prendere in mano la situazione caldeggiando la prosecuzione in altra data della discussione. Anche per l’importanza di alcuni temi trattati (si pensi, ancora una volta, ai decessi per Covid nella casa anziani di Sementina), il dibattito avrebbe insomma necessitato un’apposita serata. E così sarà. Per sfinimento, verso l’una e un quarto il presidente Dotta, preso fra più fuochi, ha finalmente imposto il rinvio delle successive risposte a questa sera.
Ad accendere gli animi, sul finale, è stata l’insistenza del rappresentante Mps Matteo Pronzini affinché il municipale Giorgio Soldini rispondesse all’interpellanza su un collaboratore della casa anziani Mesolcina che secondo il consigliere sarebbe stato licenziato, mentre lo stesso Soldini rispondendo il 18 maggio alla ‘Regione’ lo ha dato come trasferito con contratto a termine prolungato. Ma Soldini si è rifiutato di rispondere in sala fintanto che Pronzini non avesse ripresentato l’interpellanza con toni meno duri e ingiuriosi. Ne è nata una baruffa che ha monopolizzato la seduta per un quarto d’ora. Visibilmente stufi, alcuni consiglieri han tolto le tende anzitempo. Altri han cercato di indicare soluzioni di compromesso. Altri, fra un coro ‘divertito’ e l’altro, non l’han mandata a dire a Pronzini. Il quale, scafato da anni di Gran Consiglio e sempre pronto a difendere il diritto a fare vera opposizione, ha avuto gioco facile in un legislativo abituato alla pacatezza e a qualche saltuaria scintilla. Ed era, ricordiamo, soltanto la seconda seduta della nuova legislatura.