Per la commissione del Piano regolatore il Programma d'azione comunale di Bellinzona è un'opportunità da cogliere. Indicati anche alcuni punti su cui riflettere
“La commissione è convinta che il piano d’azione proposto dal Municipio sia il giusto approccio per affrontare uno dei compiti strategici della politica comunale: l’ordinamento territoriale”. Il Programma d’azione comunale (Pac) di Bellinzona raccoglie ampio consenso all’interno della commissione Piano regolatore. Eccetto il verde Ronnie David, il quale ha elaborato un rapporto di minoranza, tutti gli altri membri hanno sottoscritto quello di maggioranza (relatore Davide Pedrioli, Ppd) che invita il Legislativo a dare luce verde al dossier di 120 pagine che per la prima volta definisce gli orientamenti della pianificazione della città per i prossimi 20 anni. Il documento, presentato a fine settembre, è stato realizzato sulla base delle conclusioni dei tre gruppi interdisciplinari di esperti incaricati di elaborare visioni e soluzioni per il territorio comunale. L’obiettivo – da raggiungere attraverso tre tappe tra il 2021 e il 2024 – è quello di elaborare un Piano regolatore unico, armonizzando quelli degli ex Comuni divenuti quartieri con l’aggregazione del 2015.
Nel rapporto di maggioranza, viene inizialmente fatto un plauso all’approccio del Municipio, “primo fra le città ticinesi assieme a Mendrisio, ha portato nei tempi programmati a poter decidere le grandi linee a medio termine (2040) dell’ordinamento territoriale”, attraverso uno strumento moderno e determinante per porre l’accento sull’autonomia comunale in materia di pianificazione. “Dobbiamo cogliere l’opportunità dataci dalla nuova dimensione territoriale in un contesto ambientale delicato nel concetto di ’città regione’, consolidato nel Piano Direttore cantonale, per dare un chiaro indirizzo alla nostra futura Bellinzona 2040”.
Per quanto riguarda le tematiche del Pac che la commissione giudica centrali (politica di valorizzazione degli spazi pubblici, definizione del rapporto tra città e area fluviale, promozione dei moderni strumenti pianificatori e una più stretta collaborazione tra pubblico e privato), a livello di strategia “si prende atto che il Municipio ha scelto la linea di essere l’attore del nostro futuro verso i grossi interlocutori, siano essi il Cantone, la Confederazione, l’Ente ospedaliero cantonale, le Ferrovie federali svizzere o altri promotori”. Il rapporto non approfondisce nel dettaglio le nove tematiche principali, essendo ritenute soggette a possibili evoluzioni proprio nello spirito di quello che il Municipio ha definito uno strumento vivo e dinamico. Si tratta di un piano di indirizzo, che andrà poi affinato negli aggiornamenti degli attuali Piani regolatori.
Proprio durante la fase di pianificazione di utilizzazione, secondo la commissione alcuni aspetti meriteranno particolare attenzione. Primo tema toccato è la valutazione delle future unità insediative (abitanti, posti di lavori e turismo). Pur giudicando equilibrata la visione di sviluppo della città, i consiglieri comunali si domandano quali possano essere “le conseguenze urbanistiche legate alla nuove tecnologie e alle nuove possibili organizzazioni del lavoro, queste ultime accelerate dal Covid-19. Lo sviluppo del lavoro da casa, sostenuto dalla diffusione della rete di fibra ottica, cosa implicherà? Appartamenti più grandi, spazi lavorativi riconfigurati e ridotti, diminuzione dello spopolamento delle valli, mutamenti nella mobilità?”. Per la commissione sarà inoltre importante il coinvolgimento di tutti gli attori che fruiscono del territorio (associazioni di quartiere, ambientaliste, economiche, sportive, culturali, Patriziati) al fine di dare “una lettura critica di quanto si sta facendo”.
Si parla anche delle “valenze territoriali” che superano i confini di Bellinzona. Senza voler invadere l’autonomia decisionale dei Comuni limitrofi, si reputa indispensabile la coordinazione, “che nel settore della mobilità funziona, grazie alla Commissione regionale dei trasporti”. Coordinazione che per la commissione “non è invece soddisfacente” per quanto riguarda la gestione del parco del piano di Magadino (la città detiene circa un terzo della superficie, mentre il Comune di Locarno il 40%). “Del piano di utilizzazione cantonale del Piano di Magadino non se ne è ancora vista l’operatività”, viene sottolineato nel rapporto nel quale viene espresso la convinzione che il comparto debba mantenere la peculiarità della l’agricoltura. Un’altra necessità indicata nel rapporto è quella “di ottimizzare il tracciato del futuro collegamento autostradale del Locarnese con la rete autostradale nazionale (A2/A13)”. La città “deve farsi attore di questa ottimizzazione”, gestendo i progetti citati in modo “proattivo e non reattivo”.
Parlando di mobilità, l’intenzione del Municipio riportata nel masterplan è quella di “passare da una città ancora piuttosto orientata al trasporto individuale motorizzato (tim) a una città della mobilità sostenibile”. Un principio ripreso dal Programma di agglomerato del Bellinzonese, che secondo la maggioranza della commissione va però rivalutato: il tim “va considerato nella sua valenza di vettore importante per la nostra città/Regione. In quest’ottica bisogna dare la giusta attenzione ai posteggi ora soggetti a una politica rigida che come risultato provoca spostamenti di attività fuori dal centro città. Se è vero che le stazioni della vecchia “Gotthardbahn” sono ora denominate con il tecnicistico appellativo di nodi intermodali – evidenzia il rapporto – la conseguenza non deve essere quella che le uniche modalità di mobilità siano il treno, i bus e le biciclette”. Per la commissione non si tratta di fare un passo indietro, “ma di trovare un saggio punto di equilibrio tra le varie forme di mobilità, dopo l’inebriante sviluppo del trasporto pubblico regionale degli ultimi sei anni”.
Dal punto di vista della gestione del paesaggio, si ritiene che oltre al previsto parco fluviale, lo sviluppo dell’urbanizzazione verso il fiume Ticino (da Gorduno a Monte Carasso) debba “risolvere l’attuale situazione che si caratterizza per l’alternanza di spazi vuoti con un’edificazione di alcuni comparti a ridosso dell’argine sinistro del fiume. I comparti della Saleggina (nuovo ospedale cantonale), Torretta e Pratocarasso meriterebbero attenzione già nella prossima legislatura in quanto si tratta di definire per il lungo termine quanto Confederazione e Cantone chiedono: la definizione del perimetro delle zone edificabili”.