Accuse pesanti (al limite della diffamazione) a un consigliere Plr, al partito, al Municipio e ai membri delle commissioni Gestione ed Edilizia
Dopo il Ppd anche la destra di Bellinzona, rappresentata da Udc e Lega, ha interposto ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione con cui il Consiglio comunale nella seduta del 21 e 22 dicembre, per un solo voto, ha avallato il credito suppletorio di 1,6 milioni a copertura dei sorpassi di spesa emersi sul cantiere dello Stadio cittadino. Un solo voto – stando ai due ricorsi – che è quello del consigliere liberale-radicale Andrea Cereda, dipendente della Mawi Sa (ingegnere responsabile settore direzione lavori) incaricata dal Municipio di prestare consulenza tecnica nell’ambito dell’audit interno effettuato dal Settore comunale controllo qualità e revisione. Ma mentre il Ppd nel proprio ricorso dei consiglieri Paolo Locatelli e Gabriele Pedroni, datato 30 gennaio, ha insistito sulla partecipazione al voto di Cereda ritenendola inopportuna e ravvisando un conflitto d’interessi, per contro il ricorso elaborato dal consigliere democentrista Tuto Rossi e firmato da altri rappresentanti della destra sembra più che altro un attacco frontale al Plr, senza esclusione di colpi. Un ricorso che essendo datato 3 febbraio appare peraltro tardivo, visto che il termine scadeva al più tardi il 2 febbraio.
Capitolo Cereda: durante la seduta di Cc egli ha assicurato, attraverso il proprio capogruppo Fabio Käppeli, di non essersi assolutamente occupato professionalmente del dossier stadio; per contro secondo Tuto Rossi e colleghi il consigliere liberale-radicale ha invece “partecipato all’allestimento della perizia Mawi addomesticata”. Un’accusa pesante, sulla quale il Servizio ricorsi del governo cantonale dovrà soffermarsi con particolare attenzione effettuando delle verifiche. Un’accusa, cui se ne aggiungono altre non meno pesanti, che potrebbe facilmente indurre lo stesso Cereda, il Plr e fors’anche i membri dell’Esecutivo, nonché la maggioranza delle commissioni Gestione ed Edilizia, a querelare Rossi e cofirmatari per i reati di calunnia e diffamazione.
“La Mawi – prosegue il ricorso – è stata lautamente pagata (ndr: dal Comune) per questo suo lavoro e quindi era ovviamente impossibile che il consigliere votasse contro le conclusioni della perizia che lui stesso ha contribuito a scrivere”. Inoltre il parere delle commissioni Gestione ed Edilizia e in definitiva quello del plenum del Cc “si basano proprio su questa perizia” oltre che, ricordiamo, sui due audit interno ed esterno e sulle audizioni fatte dalle commissioni, ma non quella del perito Mawi che non si è potuta tenere (secondo i ricorrenti si è rifiutato di presentarsi). Ricorrenti secondo i quali la Mawi Sa sarebbe “in mano al Plr”. A tal punto che il consigliere Cereda “è stato costantemente informato della perizia in corso, alla quale ha ampiamente messo mano”. I ricorrenti si spingono anche a sostenere che egli abbia “pilotato la strategia d’insabbiamento che alla fine” lui stesso “ha votato”. Tutto questo, ribadiamo, mentre Cereda ha assicurato la propria estraneità alla procedura.
Capitolo Municipio: secondo i ricorrenti “ha verosimilmente scoperto che gli importi dei sorpassi sono frutto di reati penali (corruzione o altro) e invece di concludere in modo corretto i suoi audit, ed eventualmente informare il Ministero pubblico, ha preferito insabbiare tutto”. Non solo: Rossi e colleghi sostengono che il Municipio avrebbe indotto i “suoi scudieri” attivi nella Gestione e nell’Edilizia (quest'ultima presieduta da Rossi) a redigere “rapporti farlocchi per poter ratificare le illegalità in Consiglio comunale”. E che con “un golpe istituzionale ha deciso la trattazione e la votazione dei messaggi prima di Natale” senza che fosse noto l’esito dell’inchiesta disciplinare sul capo Settore opere pubbliche, successivamente trasferito all’Amb con salario decurtato. Per riuscirci, sostengono i ricorrenti, di fronte al rifiuto del presidente del Cc Luca Madonna (Lega) d’inserire il tema all’ordine del giorno della seduta di dicembre, il Municipio avrebbe “costretto a farlo fare al vicepresidente Vincenzo Mozzini”, anch’egli del Plr. Questo nonostante “la Legge organica comunale non preveda la possibilità di esautorare il presidente sostituendolo col vice”. Dal canto suo invece la Sezione enti locali esprimendosi in quei frangenti sulla querelle in corso aveva scritto che “il presidente del Cc non ha competenze particolari nell’allestimento dell’ordine del giorno”, di cui è responsabile il Municipio.
E visto che il 22 dicembre il Consiglio di Stato aveva ritenuto irricevibile un ricorso di Tuto Rossi contro la convocazione del Cc, essendo questa non impugnabile ma soltanto le eventuali decisioni adottate dal Legislativo, a questo punto i ricorrenti chiedono al governo di annullare la validità dell’intera seduta con le risoluzioni sui singoli messaggi, compreso quello sul credito suppletorio per il Policentro della Morobbia e quello sul Preventivo comunale 2021.