Contestata la partecipazione al voto di due consiglieri Plr e criticata un'incompleta esposizione municipale dei fatti e delle decisioni prese sul cantiere
Non uno ma due consiglieri comunali del Plr avrebbero dovuto uscire dalla sala, lo scorso 22 dicembre, rinunciando così a esprimersi favorevolmente sul messaggio municipale che chiedeva lo stanziamento suppletorio di 1,6 milioni volto a coprire il sorpasso di spesa emerso nel cantiere dello Stadio di Bellinzona. Ne è convinto il Ppd cittadino che con un ricorso inoltrato sabato 30 gennaio al Consiglio di Stato chiede l’annullamento della votazione con cui il Legislativo ha avallato di stretta misura (31 sì, 22 e un astenuto) la richiesta dell’Esecutivo. Sarebbe bastato un solo voto favorevole in meno, essendo necessaria la maggioranza qualificata di 31 consiglieri su 60, per rispedire il messaggio al mittente incaricandolo di esporre taluni dettagli che più consiglieri ritengono manchino nei due audit effettuati durante l’estate con l’obiettivo di evidenziare l’origine del problema, in primis chi esattamente abbia ordinato e deciso i lavori supplementari per 851mila franchi: “Si tratta di un fatto estremamente grave perché non è dato neppure di sapere se la responsabilità sia da attribuire all’amministrazione interna o ai progettisti esterni o agli artigiani o addirittura a società che utilizzano la struttura”, evidenzia il ricorso firmato dal capogruppo popolare-democratico in Cc Paolo Locatelli (membro della Commissione della gestione) e dal collega di partito Gabriele Pedroni (membro della Commissione edilizia).
Secondo il Ppd i due consiglieri Plr hanno votato nonostante fossero gravati ciascuno da un conflitto d’interessi: “Andrea Cereda dipendente della Mawi Sa (società che ha prestato consulenza tecnica nell’ambito degli audit) e Paolo Righetti presidente della società anonima Acb 1904 Sa la cui squadra non solo gioca allo stadio comunale, ma da oltre un secolo si identifica con lo stesso”, si legge nel ricorso. Nel primo caso il capogruppo Plr Fabio Käppeli, rispondendo quella sera a una sollecitazione fatta in sala dal democentrista Tuto Rossi contrario al credito suppletorio, ha spiegato che Cereda nell’ambito delle proprie funzioni professionali (ingegnere civile, capo progetto e responsabile area direzione lavori alla Mawi Sa) non si è occupato del dossier stadio, sentendosi perciò libero di esprimere il proprio voto; per contro non è stata trattata in sala la posizione di Righetti, emersa solo oggi nel ricorso.
Citando l’articolo 32 della Legge organica comunale e la giurisprudenza, i ricorrenti evidenziano come il conflitto d’interessi in una funzione pubblica, qual è quella dei consiglieri comunali, esista per gli amministratori e dipendenti con funzioni dirigenziali di persone giuridiche aventi scopo di lucro e interessate dalla decisione in oggetto. Da notare, si legge ancora, che “la semplice partecipazione al voto di un membro del legislativo obbligato ad astenersi comporta l'annullamento della decisione resa soltanto se può aver contribuito in modo determinante all'esito dello scrutinio”. E questo per “assicurare un processo di formazione della volontà del legislativo esente da condizionamenti e interferenze”. Quanto alla Mawi Sa, “è evidente che fosse interessata dalla decisione, poiché responsabile di tutta la conoscenza tecnica sul quale si è fondato il messaggio municipale in esame”. E se il Consiglio comunale lo avesse respinto, “anche la sua nomea sarebbe stata messa in discussione”. Non da ultimo in caso di bocciatura e di ripresentazione del messaggio “senz’altro si sarebbe dovuto incaricare un nuovo perito, per evitare che il primo fosse indotto a confermare il proprio operato”. Quanto a Paolo Righetti, “il Consiglio comunale al momento della sua decisione non poteva escludere (come non lo può oggi ancora sapere) se eventualmente l’Acb 1904 Sa avesse avuto un ruolo nell’ordinazione delle opere supplementari e/o migliorative eseguite senza che il legislativo potesse esprimersi”.
I ricorrenti lamentano poi una violazione, da parte del Municipio, delle norme sulla completa, oggettiva ed esauriente informazione di cui il Legislativo ha diritto per potersi esprimere con cognizione di causa. Nel caso concreto “dal messaggio municipale non è possibile stabilire il costo reale ed effettivo dell’opera nonostante sia stata inaugurata il 1° settembre 2019”. Questo perché lo stesso messaggio “indica che ben 1'287'817 franchi del credito è costituito da fatture rimaste in sospeso al fine di effettuare ulteriori approfondimenti. Perché dunque non si è atteso l’analisi approfondita che avrebbe potuto ridurre il credito? Così facendo non si è presentato al Cc una visione trasparente, oltretutto con il rischio, un domani, di essere più generosi verso gli artigiani o meno vigili in quanto i soldi ci sono”. Anche le cifre, secondo il Ppd, sarebbero incomplete: “L’importo che il messaggio a pagina 5 indica quale costo effettivo dell’opera pari a 4'468'965 franchi, sul quale si è fondato il Consiglio comunale per decidere, è errato. Trascurati completamente tutti i lavori deliberati in delega pari a 902’912 franchi, più 47'100 franchi, ossia la differenza tra il costo effettivo dell’orologio indicato nel messaggio e la cifra indicata nel rapporto di revisione in. Di conseguenza il costo effettivo dell’opera ammonta a 5'371'877 franchi. Ossia un aumento non del 44% ma addirittura al 73%!” rispetto a quanto inizialmente stanziato dal Cc. Criticato anche l’onere degli otto lavori eseguiti in delega: tutti concernenti lo stesso oggetto (stadio) e di gran lunga superiori nel totale ai 200mila franchi ammessi dal Regolamento comunale per ogni oggetto. Nel ricorso si lamenta infine l’impossibilità, per la Commissione della gestione, di poter incontrare il consulente della Mawi cui sottoporre più domande: “Nonostante questa evidente incompletezza delle informazioni – conclude il ricorso – la maggioranza della Gestione non ha voluto rinviare il messaggio. Peggio ancora, vi è stata una forte pressione da parte dei commissari Plr e Sinistra affinché si sottoponesse al Consiglio comunale, in agenda il 21/22 dicembre 2020, almeno una relazione della gestione firmata sui due crediti suppletori, così da rendere possibile la trattazione del messaggio in quella sede”. E così è andata, per poi giungere nella seduta del plenum “senza i dovuti e necessari approfondimenti che non è stato possibile completare neppure in quella sede”. Pure criticato il fatto che il Consiglio comunale abbia deciso “senza conoscere l’esito della denuncia spontanea del Municipio agli Enti locali e l’esito dell’inchiesta amministrativa e disciplinare relativa al direttore del Dop”.
Secondo il Ppd il termine utile per interporre ricorso scadeva ieri, 1° febbraio. Manca all'appello il ricorso preannunciato da Lega e Udc, pure intenzionate a sollecitare il Consiglio di Stato. Destra che lo scorso autunno aveva anche preannunciato il lancio di un referendum contrario al voto del Cc, voto che da subito andava delineandosi come positivo al credito suppletorio. Intenzioni referendarie cui non sono seguiti i fatti.