Bellinzonese

Fra un mese il processo all'eritreo accusato di uxoricidio

Presto in aula il marito della 24enne morta cadendo dal terrazzo di casa la sera del 3 luglio 2017 a Bellinzona

Via San Gottardo 8 a Bellinzona, dov'è morta la 24enne eritrea (Ti-Press)
8 maggio 2020
|

Il Tribunale penale cantonale ha fissato la data del processo a carico dell'eritreo 38enne accusato di aver gettato dal terrazzo di casa, uccidendola, la giovane moglie connazionale la sera del 3 luglio 2017 in via San Gottardo 8 a Bellinzona. Alla corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Marco Villa l'arduo compito, dall'8 al 10 giugno prossimi, di gestire un dibattimento fortemente indiziario. L'imputato, da allora in stato di detenzione, si professa innocente: assistito dall'avvocata Manuela Fertile, ha sin qui sempre ribadito la tesi di aver semmai tentato di trattenerla dal lanciarsi dal quarto piano al termine di un alterco. Le ipotesi di reato elencate nell'atto d’accusa firmato a metà marzo dal procuratore pubblico Moreno Capella sono assassinio consumato e tentato, in via subordinata omicidio intenzionale consumato e tentato, o in via ancora più subordinata lesioni semplici, esposizione a pericolo della vita altrui, minaccia e coazione.

Due perizie e un movente

Sul tavolo della corte vi sono due perizie contrastanti: quella chiesta dall'accusa all’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna, secondo cui è verosimile che l'uomo abbia spinto o lanciato la 24enne in preda alla rabbia. E quella dell’Istituto di scienze forensi di Milano voluta e finanziata, tramite una colletta, dai familiari dell’imputato e da parte della comunità eritrea presente in Ticino: gli esperti lombardi ritengono che il punto d’impatto al suolo in posizione prona, comparato a quello di distacco dal terrazzo, nonché i segni e le ferite riscontrati su alcune parti della salma, inducono a ritenere che la vittima si sia lanciata spontaneamente; perciò la versione del marito, quella del suicidio, è secondo loro ritenuta credibile. C'è poi il terzo elemento, il movente: cosa lo avrebbe spinto a ucciderla? Da tre mesi le liti fra i due erano frequenti, hanno spiegato i vicini agli inquirenti; tuttavia nessuno quella sera ha assistito in prima personale alla tragica morte. Liti scatenate, come emerso nel corso dell’inchiesta, dalla gelosia del 38enne sospettando che lei avesse una relazione extraconiugale. Anche la sera del decesso la discussione scoppiata fra i due riguardava quel tema.