Da Bellinzona alle Tre Valli fino al Moesano breve viaggio nei servizi che accudiscono gli anziani al loro domicilio
Dalla città alla periferia fino alle valli, con le loro vetture raggiungono le abitazioni degli utenti dispensando solitamente cure, farmaci e pasti, nonché aiuto e consigli utili per l’igiene personale e degli ambienti. Vigilando sullo stato di salute generale, avvisano il medico in caso di problemi. Da alcuni giorni il compito è diventato più gravoso, perché il regime pandemico da Covid-19 impone loro maggiori precauzioni, anche per l’adempimento delle mansioni più semplici. I servizi di assistenza e cura a domicilio sono pronti alla sfida, ci rispondono i nostri interlocutori tracciando un primo bilancio.
“La situazione è abbastanza sotto controllo e finora pochi dei nostri collaboratori sono stati costretti ad astenersi dal lavoro poiché in quarantena; mentre su circa 800 utenti, di cui la gran parte anziani autosufficienti, ce n’è finora solo uno positivo al Covid-19”, spiega alla ‘Regione’ Felice Zanetti, presidente dell’Assistenza e cura a domicilio del Bellinzonese (Abad). La situazione particolare “ci ha spinto a organizzare in modo dedicato alcuni settori, pensiamo ad esempio ai contatti telefonici. Ci stiamo impegnando a interpellare con regolarità il maggior numero di utenti; trecento quelli raggiunti settimana scorsa. Questo ci consente di tenere a giorno i casi un po’ più delicati ponendo domande di natura sanitaria, ma anche di far sentire la vicinanza del nostro servizio portando conforto e ribadendo che non devono esitare a chiamarci in caso di dubbi o di bisogno reale, sia per questioni legate alla salute, sia per l’alimentazione”. A questo riguardo la Città di Bellinzona attraverso il numero verde 058 203 19 99, dedicato ad anziani e persone in difficoltà, devia poi le richieste all’Abad. “Per le questioni più pratiche come la spesa consegnata a domicilio - annota Zanetti - è importante annunciarsi già il mattino o il giorno prima, così da avere il tempo necessario a organizzare acquisti e distribuzione”. Undici finora gli utenti che ne hanno fatto richiesta.
Ma come sta reagendo l’utenza? Il presidente dell’Abad spiega che c’è grande sensibilità: “Qualcuno ci ha contattato pregandoci di diminuire le visite a domicilio. Non per paura di avere contatti con gli operatori, ma intuendo che attualmente l’impegno di Abad potrebbe essere dirottato sui casi più bisognosi”. Dalla Mesolcina e dalla Calanca il tenore delle telefonate è variegato, rileva dal canto suo Daria Berri, direttrice dell’Associazione per la cura e l'assistenza a domicilio nel Moesano (Acam): “Molti utenti, preoccupati per le conseguenze di contatti ravvicinati, ci telefonano chiedendo di diminuire il numero delle visite settimanali; alcuni hanno anche disdetto il servizio. Di fronte ai loro comprensibili timori, noi spieghiamo che il nostro sforzo organizzativo è importante per assicurare l’adeguata protezione sia dei nostri operatori, sia degli utenti, tramite procedure verificate e l’utilizzo delle protezioni corporee con guanti, mascherine, disinfettanti e nei casi più particolari anche grembiuli speciali”.
Nel Moesano un sensibile aumento viene registrato sul fronte dei pasti a domicilio. Ma non solo: “In questo momento - rileva Daria Berri - gli ospedali, riorientando la disponibilità di letti acuti per soddisfare le esigenze da Coronavirus, stanno dimettendo diversi anziani che una volta a casa necessitano della nostra assistenza. A ciò si aggiunge la richiesta dei medici di famiglia, con i quali abbiamo ottimi rapporti, che chiedono a noi di effettuare a domicilio una prima valutazione della salute in caso di sintomi, così da ridurre gli spostamenti dei medici stessi o dei pazienti verso i loro studi. Una tempestiva comunicazione sui tamponi che dovessero risultare positivi ci consentirà inoltre di approntare le procedure corrette per le cure”.
Tutto ciò indica che per l’ottantina di operatori, a fronte di circa 400 utenti moesani, il carico di lavoro si sta facendo gravoso: “Siamo abituati a lavorare con una certa elasticità, ma in questa circostanza è importante non generare stress controproducente. E anzi adoperarci per sostenere adeguatamente i collaboratori che temono il contagio. Non siamo psicologi - annota Daria Berri - ma cerchiamo di ascoltare e dialogare, senza banalizzare le paure. Per ora non registriamo utenti positivi al coronavirus, ma fra i loro familiari ce ne sono alcuni. Perciò talune loro mansioni ricadono ora su di noi”. Difficoltà è stata riscontrata nel reperire materiale di protezione: “Abbiamo in effetti faticato, ma ora l’Ufficio cantonale dell’igiene pubblica attraverso la Protezione civile ci ha inviatob700 mascherine. Altro materiale arriva grazie alla Federazione grigionese e a quella nazionale degli Spitex.
Anche nel Moesano l’appello ‘State a casa’ non manca. “È in effetti successo che un nostro operatore abbia visitato un utente ricordandogli questa raccomandazione, e lo abbia incontrato poco dopo nel negozio del paese. È successo una sola volta - conclude Daria Berri - ma è sintomatico di come talvolta gli sforzi comunicativi risultino vani”. Lo stesso appello viene ribadito da Rinaldo Volpers, presidente della Regione Tre Valli che coordina il servizio di cure a domicilio: “Nelle valli Leventina, Blenio e Riviera seguiamo quasi mille utenti. Il personale è operativo al 100% ed è bene informato sulla prassi da adottare; finora non siamo confrontati con casi di contagio. Quanto alle richieste che ci giungono per la spesa a domicilio, vengono deviate sui servizi locali laddove sono stati organizzati". Un consiglio riguarda l'igiene degli ambienti e degli oggetti: “Usate il disinfettante e pulite ciò che vi arriva in casa”. Ad esempio attualmente gira qualche rivista e libro in più del solito: “Passano di mano in mano, perciò vanno igienizzati”.