Da domani in piazza Governo a Bellinzona altra manifestazione di protesta contro le condizioni all'interno del centro, da dove settimana scorsa sono stati trasferiti 20 migranti
È con un nuovo presidio in piazza Governo a Bellinzona che il Collettivo R-esistiamo torna a chiedere la chiusura del centro della Protezione civile di Camorino, dove la scorsa settimana i migranti ospiti della struttura avevano iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la chiusura temporanea del rifugio durante il giorno. Una misura adottata dal Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) resasi necessaria dalle 9 alle 18 per consentire il rinfrescamento dei locali col sistema di aerazione. Provvedimento non gradito dai rifugiati i quali, una volta all’esterno, ritenevano di soffrire ancora di più il gran caldo, peraltro senza sapere dove andare con i pochi franchi a disposizione. Lo sciopero della fame degli asilanti, i quali non avevano accolto positivamente nemmeno l’alternativa offerta da Dss e Dipartimento delle istituzioni di usufruire del locale esterno dove vengono svolte solitamente attività d’integrazione, aveva indotto il Dss a trasferire nelle analoghe strutture di Castione, Cadro e Paradiso circa 20 dei 32 rifugiati ospiti del centro di Camorino gestito dalla Croce Rossa.
Dopo la prima manifestazione organizzata martedì scorso dal centro sociale Il Molino nei pressi del bunker, ora il Collettivo R-esistiamo porterà la protesta fin sotto gli uffici del Dss, dando appuntamento per il presidio (con lo slogan “Chiudere il bunker di Camorino subito”) che inizierà domani (martedì 2 luglio) alle 13 e si protrarrà per tutto il pomeriggio.
“Lo sciopero della fame avvenuto settimana scorsa ha permesso di ottenere lo spostamento dal bunker per la maggior parte delle persone che erano costrette a viverci – si legge nella note diffusa dal collettivo sulla propria pagina Facebook –. È la dimostrazione che tramite importanti proteste si ottengono dei risultati e che non bisogna mollare alla chiusura del bunker. Chiamiamo quindi un presidio di protesta sotto gli uffici del Dss, principale responsabile dell’apertura del bunker”.
Il Collettivo afferma poi di essere stato aggiornata sulla situazione all’interno del centro, già balzato agli onori della cronaca durante la scorsa estate a causa delle condizioni disumane all’interno dei locali (problemi legati all’igiene e al caldo torrido). “Attualmente ci vivono otto persone, sorvegliate da quattro securini. Da giovedì 27.6 la Croce Rossa non gestisce più l'assistenza all'interno del bunker per cui non viene più assicurata alcuna (già in precedenza scadente) assistenza sanitaria. Le condizioni sono sempre disumane. Durante il giorno – si legge ancora nel comunicato – viene distribuita una colazione, un panino, due bottigliette d'acqua da 0,5l e una cena fredda. Non viene dato alcun soldo, per cui durante tutto il giorno le persone non hanno possibilità né di spostamenti né di poter effettuare alcuna attività, né di beneficiare di alcuna struttura, né tantomeno di poter comprare nulla. Tutte le informazioni vengono comunicate soltanto in italiano, tranne quella dell'obbligo di uscire dal bunker dalle 9 alle 18 è stata tradotta tramite i traduttori elettronici da parte dei securini”.
Ricordiamo che già nel mese di novembre il Collettivo si era reso protagonista di un presidio di due giorni in piazza Governo. Anche in quel caso si chiedeva la chiusura del bunker, “in solidarietà verso le persone costrette a vivere sottoterra”.
Con una lettera indirizza alla Croce Rossa, al direttore del Dss Raffaele De Rosa e al direttore della Divisione dell'azione sociale e delle famiglie, Renato Bernasconi, l'avvocato Immacolata Iglio Rezzonico (patrocinatrice di alcune delle otto persone ancora alloggiate a Camorino) espone e chiede chiarimenti sulla “gravità” della situazione all'interno del bunker.
«Sono esseri umani in balia del nulla – afferma l'avvocato raggiunto dalla redazione –. Quello che mi preoccupa è in particolare la presenza nel bunker di due persone con serie difficoltà pscicologiche. Una di queste si è già inflitta alcune lesioni corporali, mentre l'altra non mangia e fa fatica ad alzarsi dal letto. Una situazione veramente critica. Sembrerebbe inoltre che da giovedì tutti gli operatori della Croce Rossa siano spariti. Sono rimasti solo quelli della securitas, che ovviamente non possono assumersi la responsabilità di prescrivere pastiglie o mandare qualcuno dal medico».
Di seguito le domande poste dall'avvocato: