Intervista al primo firmatario Ivan Cozzaglio in vista della votazione popolare del 19 maggio
A nostro avviso fondamentali erano gli accordi raggiunti e siglati nel 2013 tra l’Associazione Giù le mani dall’Officina, le Ffs, il Cantone, la Città di Bellinzona, i sindacati, la Supsi e due Enti regionali per lo sviluppo. Accordi miranti a creare il Centro di competenze in materia ferroviaria chiamato a portare avanti lo sviluppo delle Officine sollecitato dalle maestranze. Ma il Centro di competenze non ha prodotto quanto immaginato e gli impegni assunti allora, anche in materia di volumi di lavoro, sono stati disattesi. Una situazione insoddisfacente che ha indotto il nostro rappresentante Gianni Frizzo e il sindacalista Matteo Pronzini a chiamarsi fuori dal vertice del Centro di competenze dopo aver visto trattare come carta straccia le loro proposte relative a progetti concreti. Nel frattempo è vero che con l’opzione Castione vi è stata un’evoluzione. Ma l’iniziativa non può dirsi affatto superata dagli eventi. Infatti proprio grazie ad essa possiamo tornare a rivendicare i posti di lavoro, considerato che il progetto di nuova officina elimina due terzi degli impieghi presenti oggi nello stabilimento cittadino.
Il Centro di competenza doveva essere la risposta all’iniziativa, ma non è decollato e allora abbiamo ripreso l’iniziativa, che per fortuna avevamo solo sospeso. Non ritengo che l’iniziativa sia servita a ottenere Castione; anzi, se non ci avessero messi da parte, avremmo spinto per un progetto migliore e ora non avremmo dovuto chiamare i cittadini al voto.
Non lo è se si pensa che l’Officina di Bellinzona per come si presenta oggi ha acquisito un livello di competenza elevatissimo in settori (penso a treni merci, locomotive, pneumatica, componentistica e layout sale) che le Ferrovie non intendono inserire a Castione, perdendo anzi l’occasione di migliorare ulteriormente quanto facciamo oggi. L’iniziativa mira quindi a mantenere e a sviluppare il nostro know-how, dandogli un futuro insieme a tutto il resto. Siamo infatti sicuri che la manutenzione dei treni merci, che rappresenta circa la metà dell’attuale nostra attività (70% nei dati 2017), abbia ancora per molto tempo un mercato vasto e redditizio, accanto a quello previsto nel settore passeggeri. Purtroppo la strategia delle Ffs non va in questa direzione. Questo mentre, stando a nostri riscontri, il settore Cargo si sente disorientato poiché costretto a dover cercare altrove o realizzare in proprio quanto noi facciamo in modo professionale e competitivo.
Si è detto che verrebbe trasferito da Manno a Bellinzona. Ma questa operazione non porterà valore aggiunto al Ticino, essendo uno spostamento interno. Inoltre, considerato come sono stati disattesi gli accordi del 2013, come possiamo credere che fra dieci anni verrà concretizzato quanto fissato nella Dichiarazione d’intenti siglata nel dicembre 2017 da Ffs, Cantone e Città? Per contro, gli attuali 400 posti di lavoro che si contano alle Officine, sono concreti e oggi esistono. Vanno salvati facendo di tutto per mantenere e sviluppare in Ticino l’eccellenza nella manutenzione ferroviaria. Ad esempio sfruttando le ottime sinergie coi privati già presenti sul territorio. Quanto alla politica promossa dal governo per l’insediamento di nuove ditte in Ticino, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: personale estero e stipendi sempre più bassi. Per contro, manca una sana visione del settore industriale.
I 120 milioni stanziati da Cantone e Città non sono una banalità e ci fanno dire che è importante lavorare su questa opzione, migliorandola grazie ai contenuti dell’iniziativa. Ovvero facendo tutto il possibile per arricchirla con quanto già si fa a Bellinzona, e possibilmente facendo ancora di più e meglio.
No. Chiediamo ai ticinesi di prestare la massima attenzione al fatto che Cantone e Città mettendo 120 milioni devono, secondo noi, avere voce in capitolo nella strategia approntata dalle Ffs nella manutenzione dei treni. L’importante impegno finanziario richiesto deve indurre le istituzioni a chiedere alle Ffs di tornare al tavolo delle trattative e adoperarsi per sviluppare quelle attività industriali in grado di mantenere in Ticino il più alto numero di posti di lavoro. È questo che l’iniziativa chiede a Cantone e Città, i quali hanno invece prestato più attenzione all’entrata in possesso dei sedimi che verranno lasciati liberi dalle Officine a Bellinzona.
Premesso che la forma giuridica sarebbe tutta da definire, non credo che il Cantone verrebbe chiamato a fare da imprenditore. Di sicuro, come azionista, ne trarrebbe un gran beneficio e profitto, perché vedrebbe incrementare notevolmente i posti di lavoro dai 200/230 previsti inizialmente. Peraltro durante i due dibattiti parlamentari su 100 milioni e iniziativa, parecchi deputati hanno affermato di votare col naso turato una cambiale in bianco non avendo in mano uno straccio di piano industriale. Per contro, l’iniziativa dà al Cantone un incarico preciso, laddove proprio in virtù dei 100 milioni stanziati può partecipare alla fissazione della strategia insieme alle Ffs.