Il comitato promotore lo ha consegnato stamane alla Commissione gestione del Gran Consiglio. Parola a governo e parlamento (e se passa il no, al popolo)
L’iniziativa “Giù le mani dalle Officine: per la creazione di un polo tecnologico-industriale nel settore del trasporto pubblico”, che nella primavera 2008 aveva raccolto 14'768 firme sulla spinta dello sciopero contro la chiusura dello stabilimento ferroviario di Bellinzona, è diventata oggi una proposta di testo di legge. Il comitato promotore (primo firmatario Ivan Cozzaglio, che presiede peraltro il comitato di fabbrica) ha infatti sottoposto stamane il testo alla Commissione granconsigliare della gestione cui compete esprimere il proprio parere all’indirizzo del plenum affinché questo si pronunci. A sua volta la Gestione trasmetterà ora il testo al Consiglio di Stato, da cui è pure atteso un parere. «Quanto depositato – spiega il presidente della commissione Raffaele De Rosa – da una prima lettura risulta essere in linea con quanto deciso lo scorso 21 giungo dal parlamento cantonale» ritenendo ricevibile l’iniziativa, ma modificata rispetto agli intendimenti originali, nel senso che si propone la costituzione di una zona industriale-tecnologica ma senza più l’indicazione di luogo nel sito delle Officine Ffs di Bellinzona; pure stralciati sia l’articolo che indicava le condizioni di lavoro rette dal Ccl valido per il personale Ffs Cargo, sia quello secondo cui la zona verrebbe inserita nel Piano direttore cantonale.
Il testo di legge proposto indica all’articolo 1 che “la presente legge disciplina la creazione di un polo tecnologico-industriale nel settore del trasporto pubblico”. Al Consiglio di Stato viene chiesto di: a) promuovere misure di politica fondiaria al fine di garantire la costituzione e lo sviluppo del polo tecnologico-industriale nel settore del trasporto pubblico coerente con gli scopi della legge per l’innovazione economica del 14 dicembre 2015 e, a tal fine: b) elabora le schede di dato acquisito affinché sia inserita nel Piano direttore una specifica zona cantonale di interesse pubblico atta ad insediare il polo tecnologico-industriale; c) conduce trattative con le Ferrovie federali svizzere volte alla creazione di un’azienda, avente personalità propria di diritto pubblico, con i seguenti scopi: - rilevare le attuali attività delle Officine Ffs di Bellinzona; sviluppare nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca e innovazione nel campo della gestione e della manutenzione dei vettori di trasporto. La partecipazione alla costituzione della azienda – prosegue il testo di legge – potrà essere estesa alla Confederazione, ai Comuni ticinesi e al Cantone dei Grigioni. Sempre il Consiglio di Stato “ricorre all’espropriazione per pubblica utilità qualora le trattative con le Ferrovie federali svizzere non dovessero consentire la costituzione dell’Azienda pubblica e del polo tecnologico industriale”. Infine, come previsto, un capitolo è dedicato ai Comuni: “Le autorità regionali e comunali interessate dal polo tecnologico industriale collaborano con quelle cantonali per la sua creazione e il suo sviluppo”.
Al Gran Consiglio, chiamato anche a stanziare i 100 milioni per partecipare con la Città di Bellinzona (20 milioni) alla realizzazione delle nuove Officine Ffs previste a Castione, il compito di decidere se il testo di legge sia in contrasto col progetto di trasferimento dello stabilimento dal centro città a Castione – progetto che in base al contratto firmato da Ffs, Cantone e Città lo scorso dicembre comprende anche il riorientamento del comparto cittadino con tanto di appartamenti realizzati dalle Ffs la cui vendita aiuterebbe le Ffs a finanziare le nuove Officine, nonché spazi pubblici e polo tecnologico gestito da Cantone e Città – oppure se entrambi i progetti (Castione e Iniziativa) siano realizzabili. «Di sicuro – annota Cozzaglio – l’iniziativa chiede molto di più rispetto a quanto viene prospettato dalle Ferrovie col progetto a Castione, dove si prevedono una semplice rimessa per treni e la manutenzione leggera. Chiede il mantenimento delle attuali attività industriali delle Officine e lo sviluppo di attività di ricerca». Se il parlamento affosserà l’iniziativa, il popolò sarà chiamato alle urne.