Condannato il 53enne macedone al quale erano stati sequestrati importanti quantitativi di sostanze stupefacenti
Una pena detentiva di 24 mesi, di cui 12 da espiare e i rimanenti sospesi per un periodo di prova di 5 anni. Più l’espulsione dalla Svizzera per 7.
Questa la sentenza pronunciata poco fa nei confronti del 53enne cittadino macedone, giudicato colpevole di infrazione in parte aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti, truffa, infrazione alla Legge federale sugli stranieri e infrazione alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni.
La Corte delle Assise correzionali di Blenio non ha considerato “verosimile” che la cocaina in possesso dell’uomo fosse un semplice campione, accertando quindi che l’uomo faceva parte di un’organizzazione attiva nel narcotraffico. “È notorio che in questo contesto - ha detto la giudice Frequin Taminelli - un campione è sempre costituto da pochi grammi, e non certo da etti di tale purezza”. Non è inoltre possibile “che gli siano stati regalati i quantitativi di hashish e marijuana, avendo comunque la possibilità di ricavarne del guadagno”.
La Corte non ha tuttavia potuto accettare dagli atti, “al di là di ogni ragionevole dubbi“, che l’uomo fosse già “attivo” nella vendita di cocaina. Discorso diverso per lo spaccio di marijuana e hashish, avendo la Corte giudicato credibili le testimonianze di alcuni acquirenti.
Durante l’inchiesta, l’imputato aveva più volte dichiarato che ai tempi dei fatti deteneva un campione di cocaina in vista di un acquisto di un importante partita con già pattuita la sua percentuale di guadagno. Un’ipotesi tuttavia esclusa dalle prove agli atti. “Se non fosse stata scartata quest’ipotesi, ci saremmo confrontati con un reato ben più grave di quello addebitato”, ha sottolineato la giudice.
“La colpa dell’imputato è oggettivamente e soggettivamente grave, a fronte dei quantitativi detenuti, in particolare di cocaina, trattandosi di complessivi 176 grammi che fondano l’infrazione aggravata per l’elevato grado di purezza all’89%”. “Fortunatamente - ha aggiunto la giudice - i quantitativi in questione non sono finiti in circolo solo grazie all’arresto dell’imputato”.
Anche il sequestro dei chili di hashish e marijuana, secondo la Corte “sono di rilievo e dimostrano come “per puro lucro l’imputato si stesse apprestando ad inserirsi nel mondo del traffico di stupefacenti in modo imprenditoriale. Trovandosi pronto ad offrire sulla piazza ticinese importanti quantitativi di cocaina, marijuana (anche di propria produzione) e hashish”.
All’uomo - che tenendo conto del carcere preventivo sofferto uscirà di prigione ad inizio maggio - non è stato invece riconosciuto il reato di riciclaggio di denaro, poiché non è stato possibile accertare che le 58 operazioni di accredito sul conto corrente effettuate tra il 2016 e il 2018 fossero legate a un crimine.