Delitto di Monte Carasso. L'avvocato della consorte, Yasar Ravi, ha presentato una perizia medica: la manipolazione al collo non può aver provocato l'arresto cardiaco come sostenuto dall'imputato
"Ho premuto con le dita sul collo, nella zona sotto il pomo d'Adamo, esercitando una lieve pressione per 5 secondi". Così il 50enne di Minusio, uno dei due coniugi a processo per aver assassinato l'ex moglie nel 2016 a Monte Carasso inscenando un suicidio, spiega di aver ucciso la donna, dopo averle fatto bere del vino per "neutralizzarla". A quel punto, aggiunge, non percependo più il battito del cuore era convinto che fosse morta e le ha quindi tagliato i polsi con un taglierino per simulare il gesto estremo, dopo essersi infilato dei guanti di lattice per non lasciare tracce. Le ha pure pulito il collo con dell'alcol per rimuovere le sue impronte. La mossa al collo, imparata nell'ambito della formazione da pompiere, spiega che è stata una sua idea, avuta dopo essere stato convinto dall'attuale consorte a prendere dei provvedimenti affinché non dovesse più pagare gli alimenti stabiliti dal giudice per il suo precedente matrimonio. Ma la tesi che bastasse quel gesto per ucciderla viene confutata da una perizia di parte presentata stamattina dall'avvocato della nuova moglie, Yasar Ravi. In effetti, ricordiamo, è stata proprio la perdita di sangue a seguito dei tagli a uccidere la vittima. E proprio per questo gli inquirenti - e in considerazione dei problemi depressivi della donna - avevano ritenuto plausibile l'ipotesi del suicidio. Fino al momento della confessione spontanea, giunta "per rimorso di coscienza e per i figli, per raccontare loro la verità".
L'altra imputata verrà sentita dalla Corte delle assise criminali - presieduta dal giudice Amos Pagnamenta - e dagli assessori giurati nel corso del pomeriggio. Il reato di cui devono rispondere entrambi è di assassinio.