L'associazione 'Giù le mani' stanzia 120mila franchi in vista del voto sull'iniziativa, non senza polemiche. Sindaco zittito durante l'assemblea
È giusto spendere dei soldi versati nel 2008 da enti pubblici e cittadini privati con lo scopo di aiutare gli operai dello stabilimento Ffs di Bellinzona, per finanziare la campagna a favore dell'iniziativa Giù le mani dalle Officine? Il quesito lo ha sollevato ieri sera il sindaco Mario Branda in occasione dell'assemblea straordinaria durante la quale l'associazione Giù le mani era chiamata a esprimersi sullo stanziamento di 120mila franchi per coprire le spese della campagna in vista della votazione del 19 maggio. Un gruzzoletto proveniente da quanto rimane dei quasi 1,4 milioni raccolti 11 anni fa durante la mobilitazione popolare contro lo smantellamento dello stabilimento. Da qui l'idea del sindaco – pure membro dell'associazione – di coinvolgere tutti i lavoratori delle Officine per sapere se fossero d'accordo di destinare una cifra cospicua del fondo a questo scopo. "Gli enti pubblici che hanno versato dei soldi – ha fatto notare Branda – lo hanno fatto per aiutare i lavoratori, non per sostenere questa campagna".
La sua proposta ha sollevato parecchio malumore generando un po' di caos nell'aula multimediale della Scuola cantonale di commercio, nella quale era presente una sessantina di persone. A chi ha ipotizzato di metterla ai voti, il presidente del comitato Gianni Frizzo ha risposto categorico. "Se la proposta viene messa ai voti, io mi dimetto seduta stante", ha dichiarato Frizzo spiegando di non voler far passare il messaggio che l'associazione non volesse ascoltare l'opione degli operai. Frizzo ha così indirizzato l'assemblea a esprimersi subito sullo stanziamento a favore della campagna, che è stato sostenuto da 52 favorevoli, due astenuti e due contrari (tra cui il sindaco). "All'assemblea potevano partecipare tutti i lavoratori – ha fatto notare Frizzo – i quali si sono peraltro già espressi a sostegno dell'iniziativa firmando una risoluzione in tal senso". In quell'occasione – lo scorso ottobre – va però ricordato che l'esito era stato risicato: all'assemblea dei lavoratori aveva partecipato il 90% del personale impiegato e la risoluzione era passata con soli 8 voti di scarto.
La provocazione del sindaco rispetto all'impiego dei soldi raccolti ai tempi dello sciopero è giunta quasi al termine di una serata in cui Branda è stato protagonista di alcuni momenti di tensione. Intervenuto per spiegare i motivi per i quali secondo lui l'iniziativa lanciata nel 2008 grazie a circa 15mila firme di ticinesi è ormai superata dagli eventi, il sindaco è stato dapprima interrotto con una serie di "Basta!" e qualche minuto più tardi gli è stata ridata la parola per quello che alcuni hanno poi definito un "intervento inopportuno" e "un discorso da colonialista". "Anche io ho firmato nel 2008 e firmerei di nuovo – ha spiegato Branda – perché l'iniziativa e la mobilitazione hanno costretto le Ffs a sedersi al tavolo delle trattative poi sfociate nel nuovo progetto". Progetto da 360 milioni previsto a Castone che, ricordiamo, porterà alla diminuzione di circa 200 posti di lavoro. "Come socialista dovrebbe difendere con i denti anche un solo posto di lavoro", ha sottolineato una voce dalla sala. Ma Branda ha ribadito: "Degli attuali dipendenti, nessuno rimarrà a casa. I 200 posti di lavoro previsti nel nuovo stabilimento possono essere relativizzati ma sono importanti e sicuri". A proposito dell'iniziativa ha aggiunto: "Di fatto chiede che il Cantone crei una nuova azienda in un settore di cui non si è mai occupato. Il Cantone non ne ha alcuna voglia, interesse, né ambizione".
La maggior parte dei 120mila franchi stanziati ieri sera servirà per inserzioni pubblicitarie su quotidiani, domenicali e giornali locali (in totale 45mila franchi), nonché per l'invio a tutti i fuochi del cantone di un volantino (altri 20mila). Sono alcune delle cifre emerse durante la presentazione della campagna relativamente breve da parte del membro di comitato Matteo Pronzini. Tra le azioni previste, la firma di un appello a sostegno dell'iniziativa (già sottoscritto dai sindacati Unia e Sev e qui allegato) che verrà verosimilmente tradotto anche in tedesco e francese per cercare sottoscrizioni Oltralpe, la cura di un sito internet completo di materiale informativo e filmati con testimonianze, quattro riunioni regionali per strutturare la campagna a livello territoriale (tra il 15 e il 18 aprile), una festa (prevista il 4 maggio) e la posa di manifesti a favore del Sì in tutto il Ticino. Il comitato stima che verranno raccolte donazioni spontanee per circa 15mila franchi: ieri sera i primi 100 franchi per "rompere il ghiaccio" sono stati consegnati direttamente al comitato brevi manu da un membro dell'associazione.