Bellinzonese

Una 'storiaccia' a lieto fine, assolta una giovane mamma

Maltrattamenti, ingerenze familiari, stupefacenti, un affido improvvisato e finito male. Ora, forse, un nuovo inizio per una mamma e la sua bambina

27 febbraio 2018
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Prosciolta, su tutta la linea. È la sentenza pronunciata ieri a Bellinzona dalla giudice di Pretura penale Patrizia Gianelli nei confronti di una giovane mamma della regione a processo per mancanze verso la figlia, all’epoca di due anni, e da cui si era dovuta separare per 5 mesi. Il Decreto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni proponeva una condanna di 90 aliquote sospese per violazione del dovere d’assistenza o educazione e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. La patrocinatrice dell’imputata, avvocata (d’ufficio) Laura Rigato, l’ha così spuntata vedendosi accolta la richiesta d’assoluzione.

«La giovane – ha sottolineato la giudice – non era incapace di accudire la figlia; anzi. Ha fatto il possibile per il bene della piccola, segnatamente proteggendola dal marito responsabile della situazione venutasi a creare usando violenza fisica e verbale nei confronti della moglie (e madre della bimba); e dalla zia, cui la stessa imputata aveva accettato di dare in cura la pargola».

Affidamento, che avrebbe dovuto aiutare (su consiglio della nonna) a uscire da un incubo, con la separazione dei genitori e le inevitabili conseguenze di un trasloco sulla bambina e, in più, gli strascichi dell’inchiesta di polizia nel frattempo partita nei confronti dell’uomo. Affidamento della figlia alla zia protrattosi però più del dovuto (per vari mesi), tanto che è stato necessario giungere a una sentenza della Camera di protezione del Tribunale d’appello affinché la mamma potesse finalmente riabbracciare, e tranquillizzare, la figlia. La zia è stata per contro oggetto di un intervento per una serie di inadempienze, anche gravi, sulla bambina.

Fondamentale per il convincimento maturato nella Corte giudicante la figura della tutrice sociale (che peraltro conosceva l’imputata prima dei fatti) per le deposizioni fornite ancora in aula settimana scorsa, racconti a difesa della giovane che sono stati ritenuti, fra le varie versioni dei fatti in esame, coerenti e trasparenti. Contrariamente alle altre figure di questa storiaccia quale la zia e la nonna (che invero volevano l’allontanamento della figlia dalla madre) e il marito dell’imputata (inchiestato e condannato due anni fa), la tutrice è stata considerata l’unica a non avere un proprio interesse nella faccenda.

«Negli atti non v’è alcun riscontro che possa dimostrare che la giovane madre abbia voluto mettere in pericolo la figlia: anzi si è attivata chiedendo aiuto alle giuste istanze», ha sentenziato la giudice. Prossimo passo il divorzio della madre dal marito.