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Un libro ‘a volo d’uccello’ sull’attività venatoria in Ticino

Scritto da Raimondo Locatelli ‘Diana Bellinzona. 130 anni di passione’ (Salvioni Edizioni), il testo non si limita alla cronistoria locale della caccia

Salvio Salvioni nel 2023 a caccia sull’alpe di Poltrinone, in Valle Morobbia
16 dicembre 2024
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Travalica la storia prettamente sopracenerina il libro ‘Diana Bellinzona. 130 anni di passione’ (Salvioni Edizioni) scritto da Raimondo Locatelli. Un testo che non si limita alla cronistoria della caccia nella capitale e nei suoi dintorni, “ma che allarga il suo orizzonte – come annotato dallo stesso autore – su altri temi quali le bandite ticinesi, la legislazione federale e cantonale, la presenza di grandi carnivori (lupo in primis), la presenza dei guardacaccia”.

Un’attività quella venatoria che, come ha ricordato il presidente ticinese Davide Corti nella sua introduzione, “nel terzo millennio si compone di due aspetti: la scienza e la conoscenza. La prima deriva dai rapporti con il mondo della ricerca, che porta all’analisi di dati sull’evoluzione delle popolazioni di selvaggina raccolti scientificamente. La seconda deriva dal sapere delle generazioni di cacciatori che ci hanno preceduto”. Per i cacciatori “la caratteristica principale dell’attività venatoria, che ne determina l’unicità, sta proprio nel fatto che – anche nel terzo millennio – per essere definita tale, la caccia non può prescindere dal mantenere uniti e dipendenti questi due elementi”.

Per Gianmario Beti, presidente di ‘Diana Bellinzona’ e del comitato distrettuale, il libro “è un’autentica miniera di ragguagli d’ogni natura, frutto di una ricerca spassionata ma molto impegnativa e pertanto assai laboriosa. Esso tratta non soltanto di argomenti locali, ma ha l’ambizione di sviluppare una miriade di problemi e situazioni che vanno oltre i confini di Bellinzona e dintorni per documentare, con dovizia di dati e informazioni, non pochi aspetti della ‘storia’, minuta ma avvincente, del fenomeno-caccia nel nostro cantone”.

Abbiamo, dunque, incontrato Raimondo Locatelli a cui abbiamo girato una serie di domande così da carpirne il contenuto e scoprire alcuni aneddoti su quello che è definito un vero e proprio patrimonio culturale e di costume dell’intero Ticino.

Un libro per un’associazione che risulta essere la più anziana in Ticino, eppure pare che su di essa vi siano pochissime testimonianze storiche. Come è riuscito a costruire la sua lunga esistenza?

Effettivamente, ho sudato le proverbiali sette camicie, trascorrendo varie settimane alla Biblioteca cantonale di Lugano e all’Archivio di Stato a Bellinzona, consultando sia il Conto-reso del Consiglio di Stato sull’arco di svariati decenni, sia soprattutto ‘Il cacciatore ticinese’ pubblicato dal 1930 al 1995, quando è stata costituita la Federazione dei cacciatori ticinesi (Fcti). L’imbeccata l’ho avuta dal bellinzonese Marzio Barelli: senza di lui quasi certamente avrei desistito dal realizzare il libro, siccome nei primi tempi (a dicembre 2023) avevo soltanto briciole sulla storia di ‘Diana Bellinzona’, ovvero qualche sparuto foglio e verbali ma solo dal 1970 in poi, mentre l’associazione era nata nel 1894! Pian piano, ma in maniera determinata, ho ricostruito il passato della società, che è oggi è la “nonna” di ogni altro sodalizio venatorio. Fotocopia dopo fotocopia, ho messo assieme un bagaglio enorme di dati, informazioni, nomine, assemblee, festeggiamenti ecc. che riprendo nel testo, tracciando un quadro esaustivo sui 130 anni di ‘Diana Bellinzona’. Il libro tuttavia tratta anche svariati altri argomenti a carattere cantonale, per cui oso affermare che è un volume in cui si parla di catture, selvatici, uccelli, bandite, cacciatori, ripopolamenti, guardacaccia e quant’altro in tutte le regioni del Ticino. Oso affermare che è un “unicum”, forse il primo libro a volo d’uccello ma comunque impegnato ed elaborato sui principali temi venatori in Ticino.

Quale ruolo ha avuto negli anni la caccia a Bellinzona e nel Bellinzonese?

Già agli albori, ovvero nel 1910, a Bellinzona vi è stata la costituzione della Federazione cantonale delle associazioni cinegetiche nel Canton Ticino, con l’assemblea in città e la nomina alla presidenza del bellinzonese Giuseppe Salvioni a primo dirigente federativo. ‘Diana Bellinzona’ – oggi guidata da Gianmarco Beti – ha sempre goduto di notevole notorietà e anche di riconosciuta autorità nell’ambito venatorio ticinese. A livello distrettuale operano anche altre due associazioni, precisamente ‘Sponda destra’ e ‘Piano di Magadino’, mentre nel 2017 l’Unione cacciatori Giubiasco e dintorni (fondata nel 1919) si è aggregata a Diana Bellinzona, che conta così oltre un centinaio di affiliati.

La caccia, per molti ancora in Ticino, è – parafrasando il sottotitolo del suo libro – una passione. Di quante persone è composto il sodalizio a livello cantonale?

In effetti, i cacciatori operano in virtù di una grande, inesauribile e conclamata passione. Da sempre, ma soprattutto oggi. La Federazione dei cacciatori ticinesi – che nel maggio 2025 festeggerà il trentesimo compleanno, essendo stata originata dalla fusione tra Facti e Ucav, le quali da qualche decennio si guardavano in cagnesco – secondo i dati del 2024 conta 29 società ripartite in 8 distretti, nonché 5 società pure affiliate quali socie sostenitrici. I soci sono circa 2’200 e il presidente federativo è Davide Corti.

I cacciatori sono, sempre più spesso, nel mirino delle associazioni ambientaliste e in difesa dei diritti degli animali. Crede che possa diventare presto una pratica anacronistica?

Non mi sembra che, a parte qualche inevitabile sbavatura, vi sia accanimento da parte degli ambientalisti verso cacciatori e caccia, nel senso che la maggioranza dell’opinione pubblica è fondamentalmente equilibrata nei giudizi. Se vi sono critiche sono perlopiù marginali, nel senso che ci si lamenta, ad esempio, per gli spari in vicinanza dell’abitato, per cui si manifesta scontentezza e qualche arrabbiatura. Anche perché, in generale, il cacciatore svolge un’opera equilibratrice nel mondo degli ungulati, che sono frequentemente all’origine di danni di non poco conto verso l’ambiente, ma soprattutto verso le colture, le proprietà private e i boschi, Per cui, tutto sommato, chi pratica la caccia – dato per scontato che, in grandissima parte, si tratta di persone oneste e responsabili – il cacciatore è considerato a giusta ragione «sentinella del territorio».

Quali punti evidenzierebbe maggiormente di questo corposo volume?

Grazie alla ricerca a tutto campo nelle biblioteche, il volume (quasi 200 pagine riccamente illustrate) ha voluto ampliare il discorso su caccia, cacciatori e prede, considerando non soltanto il distretto di Bellinzona (ove operano peraltro anche altre società venatorie), sviluppando temi di ampio, diversificato respiro, come le bandite di caccia nel Cantone, la legislazione federale e cantonale, i grandi carnivori (a cominciare dal lupo che tratto in modo approfondito, data l’attualità stringente e a tratti problematica), la preziosa presenza-vigilanza dei guardacaccia, e molto altro ancora. Non a caso, il sottotitolo del libro reca ‘Con qualche sguardo fuori le… mura’, travalicando Bellinzona e dintorni per proporre dossier e problemi dei vari distretti, di tutto il Cantone insomma.