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Stravinskij e Puccini, piccoli gioielli di comicità

‘Mavra’, opera buffa e rara di Igor Stravinskij in scena a Firenze con ‘Gianni Schicchi ‘ del grande compositore italiano

‘Gianni Schicchi’, i protagonisti
(M. Monasta)
16 dicembre 2024
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È una storia curiosa, quella di ‘Mavra’, opera buffa in un atto composta da Igor Stravinskij tra il 1921 e il ‘22 su sollecitazione dell’ impresario Sergej Diaghilev, compagno di avventure artistiche straordinarie nell’ambito dell’attività dei Ballets Russes di cui era fondatore e anima. Il soggetto è tratto da una novella in versi di Puskin, ‘La casetta a Kolomna’, e alla sua memoria è dedicato il lavoro, ma anche a Glinka e Ciaikovskij, esponenti di un nazionalismo russo che non teme di accogliere influssi occidentali e che Stravinskij apprezza, mentre non condivide l’idea nazionalistica del Gruppo dei Cinque.

‘Mavra’ doveva rappresentare una specie di prologo al celebre balletto di Ciaikovski ‘La bella addormentata’ ed è l’opera che traghetta Stravinskij verso il neoclassicismo. Autore del libretto è Boris Kochno, collaboratore di Diaghilev, e la trama è semplice e gustosa. In un sobborgo di San Pietroburgo vivono un’anziana signora e la figlia di lei, Parasha, che coltiva una relazione clandestina con l’ussaro Vassili. Approfittando della morte della loro domestica, Parasha traveste Vassili da donna e lo spaccia per la nuova cuoca, Mavra appunto, davanti alla madre e alla vicina. Inizialmente tutto procede bene, ma quando madre e figlia sorprendono Mavra a radersi la barba, l’inganno è svelato e la mamma sviene, mentre Parasha invoca il suo amato che fugge dalla finestra. Rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1922, l’operina ebbe scarso successo, ma nonostante le richieste di cambiare il finale, il compositore non cedette, e fece bene, perché il ‘non-finale’, che lascia aperta la vicenda, la ammanta di un velo d’ironia.

Il modello è il melodramma italiano, e infatti l’operina è costruita a numeri chiusi, arie, duetti e quartetti, d’impronta belcantistica. Ma solo la griglia è, per così dire, antica. Non mancano infatti in partitura spunti musicali moderni, di matrice jazzistica o ragtime, o valzer che si alternano a motivi russi o tzigani creando un impasto sonoro composito e variegato. Questo atto unico intimo (Stravinski vi immortalò anche il suo gatto Vaska) e divertito, ma assai poco rappresentato, è in scena attualmente al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, in un inedito dittico con l’assai più noto ‘Gianni Schicchi’ di Giacomo Puccini, (rappresentato per la prima volta nel 1918 come parte del ‘Trittico’ pucciniano), gioiello di comicità grazie anche alla perfezione del libretto di Giovacchino Forzano.

Si amavano poco Puccini e Stravinskij? Forse, ma il dittico funziona a meraviglia. Un’unica scena, semplice ed efficace, con tre pannelli lignei allungati che evocano le facciate di una casa, serve entrambi gli allestimenti firmati da Denis Krief (sua la regia, le scene, i costumi, le luci), mentre ogni opera è caratterizzata da dettagli scenografici propri. In ‘Mavra’ il regista sceglie di mostrarci alcuni intensi fotogrammi del film muto del 1913 ‘La casetta a Kolomna’, tratto dal poema di Puskin. L’adattamento cinematografico di Piotr Chardynin è delicato e comico al tempo stesso, e l’inserimento di qualche immagine di questo altro capolavoro arricchisce l’allestimento di Krief.

In ‘Gianni Schicchi’ i tre pannelli lignei sono caratterizzati dallo sfondo di una Firenze in bianco e nero, mentre l’interno ha il suo letto, il suo tavolo, le sedie e gli elementi necessari a rendere viva e funzionale la casa di Buoso Donati. In questa essenzialità si delinea la maestria registica di Denis Krief, che muove a meraviglia gli interpreti delle due vicende, assecondato da un cast capace e con tanta voglia di recitare bene. I due giovani interpreti di ‘Mavra’, Julia Muzychenko nel ruolo di Parasha, e Ivàn Ayon Rivas in quello dell’ussaro Vassili, sono anche Lauretta e Rinuccio in ‘Gianni Schicchi’: bravi, comici, appassionati. E naturalmente non si può non notare lo Schicchi efficace e naturale di Roberto De Candia. Sul podio, a dirigere l’orchestra del Maggio, c’è un brillante Francesco Lanzillotta, eccellente con entrambi i pannelli del dittico. Potranno accorgersene non solo gli spettatori che si precipiteranno a Firenze per le repliche (18, 20, 22 dicembre), ma anche quelli che dalle loro casette avranno voglia di ascoltare la diretta del 20 dicembre alle ore 20 su Rai Radio 3.


M. Monasta
Da ‘Mavra’