Almeno tre Comuni hanno scelto di affidarsi a Repower e non più a Edm (che si rivolge ad Aet). Da un lato c’è delusione, dall’altro si vede un’opportunità
Alta tensione nel Moesano sulla questione energetica. Se da un lato i cittadini dovrebbero poter dormire sonni tranquilli per quanto riguarda le tariffe dei prossimi anni (che saranno sicuramente inferiori rispetto a oggi), dall’altro il tema dell’acquisto della valorizzazione dell’energia ha generato una spaccatura tra Comuni: almeno tre – Grono, Soazza e Lostallo attraverso l’istituto autonomo intercomunale Media Mesolcina Energia (Mme), ai quali dovrebbero aggiungersi Buseno e Cama – hanno infatti deciso di rivolgersi a Repower, mentre i restanti hanno confermato la loro fiducia a Energia del Moesano (Edm) che continuerà a rivolgersi all’Azienda elettrica ticinese (Aet).
Una spaccatura che è proprio quello che Edm – società i cui azionisti sono tutti i Comuni di Mesolcina e Calanca, incaricata, fra l’altro, di acquistare l’energia supplementare necessaria alla regione che poi viene venduta alle aziende di distribuzione (comunali, intercomunali e Società elettrica sopracenerina) che la distribuiscono infine ai consumatori stabilendo autonomamente le tariffe – voleva evitare: «Maggiore è il volume di consumo che si può mettere sul piatto in una trattativa, più vantaggiose saranno le condizioni che si ottengono», ribadisce a ‘laRegione’ Moreno Canonica, vicepresidente della società anonima. Canonica si trova inoltre in una situazione molto particolare: è infatti pure sindaco di Soazza che, tramite Mme, si rifornirà da Repower. «Mme ha deciso di optare per Repower, una scelta che non condivido in quanto non fondata su ragioni economiche», afferma. «Il comitato direttivo di Mme, di cui faccio parte, non ha però voluto ascoltare le mie argomentazioni e purtroppo ora il mio Comune si trova confrontato a una decisione a lui sfavorevole, presa da altri».
La tematica è parecchio complessa e gli interessi in gioco importanti. Iniziamo a ricordare cosa è successo finora. Ad aver smosso le acque è stato il colosso energetico con sede a Poschiavo Repower che, essendo interessato a un mercato non di poco conto come quello del Moesano (occupato da Aet sino a fine 2026), nei primi mesi dell’anno ha presentato un’offerta molto allettante: in sostanza riduzione delle tariffe di 5 cts/kWh per i prossimi due anni e prezzi interessanti per almeno ulteriori cinque anni. Un’offerta che è stata accolta positivamente, già solo per il fatto che ha generato concorrenza. Di conseguenza Edm era stata incaricata di analizzare la situazione, raccogliendo varie offerte e cercando di stabilire quale fosse la migliore da un punto di vista economico per l’utente finale per i prossimi anni. «Abbiamo incaricato un consulente indipendente che ha analizzato attentamente diversi scenari, stabilendo che l’offerta di Aet è quella più vantaggiosa, soprattutto sul lungo termine», sottolinea Canonica. «L’offerta di Aet, che non pone vincoli di partecipazione in Edm o nelle aziende di distribuzione locali, lascia i Comuni liberi di determinare autonomamente il proprio futuro ed, eventualmente, di realizzare la visione di un’azienda unica a beneficio di tutto il Moesano».
Più precisamente Aet offre un ribasso di 5,4 cts/kWh per i il 2025 e 26. In seguito per il periodo 2027-31 fornirà l’energia di complemento (ovvero quella che manca, una volta esaurita quella disponibile in loco) a un prezzo fisso di 7,7 cts ai quali bisogna però aggiungere una sorta di compensazione per il ribasso previsto per i prossimi due anni. Si arriva così a un prezzo fisso di circa 9-9,2 cts/kWh. Da parte sua Repower offre invece i 5 cts di sconto per i prossimi due anni (garantiti a fondo perso) e, dal 2027, fornirà l’energia a un prezzo basato sui propri costi di produzione pari a 9 cts, che sono identici in tutti i Comuni grigionesi serviti dall’azienda di Poschiavo e che, è stato assicurato, rimarranno stabili almeno fino al 2031. «Siamo stati incaricati di trovare l’offerta più vantaggiosa per l’utente finale», spiega Canonica. «Ma volevamo anche garantire una certa sicurezza ed è per questo che abbiamo optato per una soluzione con prezzi fissi e non potenzialmente volatili come quelli di Repower (i costi di produzione potrebbero anche aumentare)». Garanzia dei prezzi quindi per non trovarsi nella situazione del 2022, quando a causa della strategia adottata in passato dalle precedenti direzione e Cda di Edm le tariffe del 2023 sono schizzate alle stelle con aumenti fino al 70%.
Un ulteriore criterio considerato è quello della valorizzazione dell’energia spettante ai Comuni per via delle concessioni. Trattasi di energia gratuita o a prezzi preferenziali, minori di quello di mercato, detta ‘energia di concessione’. I Comuni rivendono quindi questa energia, nel caso specifico a Edm (e quindi ad Aet) o a Repower, intascandosi la differenza. E Repower in questo caso offre circa 9 cts/kWh rispetto ai circa 7 cts di Aet. E una differenza di 2 cts corrisponde a circa 240mila franchi annui (o 1,2 milioni in 5 anni) a favore dei vari Comuni che beneficiano dell’energia di concessione. C’è poi però anche la cosiddetta ‘energia di partecipazione’ che, in estrema sintesi, permette ai Comuni partner delle centrali di guadagnare se i prezzi di mercato superano i costi di produzione, ma li obbliga anche a coprire i costi di produzione: le possibilità di conseguire utili o perdite dipendono in particolare dalla variabilità delle precipitazioni (in caso di siccità la produzione è minore, mentre i costi sono fissi). In questo caso Repower ritira l’energia al prezzo al quale riesce a rivenderla sul mercato, mentre Aet ha proposto una tariffa fissa di 7 cts/kWh. Con Aet il 100% dei guadagni e delle perdite vanno o rispettivamente sono a carico dei Comuni. L’accordo con Repower prevede invece che se vi sono guadagni, il 40% va ai Comuni e il 60% al colosso energetico grigionese. In caso di perdite invece, queste saranno ripartite 50-50 al termine dei 5 anni di contratto (2031). Contratto che se sarà prolungato di ulteriori 5 anni (vi è un’opzione in tal senso da poter far valere) prevede che le eventuali perdite dopo 10 anni saranno a carico in ragione del 10% ai Comuni e del 90% a Repower.
Ed è proprio in merito alla valorizzazione dell’energia che sono emerse visioni differenti, tenendo anche conto che nei prossimi anni Cantone e Comuni potranno gestire le centrali idroelettriche presenti sul territorio le cui concessioni scadranno nei prossimi 20 anni. E in questo contesto Grono e Roveredo, Buseno e Castaneda hanno già deciso di esercitare a partire del 2028 il diritto di riversione per quella della Calancasca. Comuni e Cantone avranno però bisogno di un partner tecnico per gestire e valorizzare l’energia idroelettrica prodotta. Cantone dei Grigioni che nella misura del 27% è azionista proprio di Repower. «È una decisione strategica», afferma da noi contattato Nicola Giudicetti, presidente di Mme, nonché sindaco di Lostallo. «Da un lato l’inserimento di Repower nel mercato del Moesano genererà concorrenza, e abbiamo visto quanto questa possa generare benefici in particolare per quanto riguarda le tariffe. Dall’altro avere un partner in parte cantonale può essere un valore aggiunto». Insomma, in un contesto dove per quanto riguarda le tariffe le offerte erano simili, ma con rischi diversi, «è infine stato considerato anche il ruolo che una azienda grigionese partecipata dal Cantone potrebbe svolgere nel contesto delle riversioni».
Anche Samuele Censi, sindaco di Grono, nonché granconsigliere, è convinto che la decisione di affidarsi a Repower – un attore che ha anche «permesso di rilanciare il dibattito sull’energia nel Moesano» – «seppur difficile, sia quella giusta». Conferma inoltre che «in un contesto di offerte simili, ha giocato un ruolo il fatto che avremo a che fare con un’azienda grigionese consolidata a livello cantonale e nazionale. E visti i rapporti stretti che abbiamo con il Cantone, questa scelta può essere considerata più vantaggiosa, anche per quanto riguarda le riversioni, in particolare della Calancasca». In sostanza «a medio-lungo termine è importante avere un nuovo partner e avere a che fare con un’azienda di cui il Cantone è un azionista è importante». Pure Censi sottolinea poi che in ogni caso «i cittadini pagheranno tariffe inferiori rispetto a ora, in particolare a Grono». Anche perché dal 1° gennaio il nuovo gestore di rete della frazione di Grono sarà Mme e non più la Società elettrica sopracenerina (Ses). Ricordiamo che questo passaggio è stato suggellato dalla sentenza del Tribunale federale di dicembre 2023 che ha sancito il diritto del Comune di Grono a subentrare nella proprietà e nella gestione delle reti di distribuzione. In sostanza nella frazione di Grono «si passerà dai circa 40 a 25 cts/kWh».
Formalmente ora i Comuni o gli istituti intercomunali che hanno deciso di firmare un contratto con Repower, dovranno disdire entro la fine dell’anno la convenzione con Edm con la quale la incaricano di valorizzare l’energia propria (energia di concessione o partecipazione) e di acquistare al meglio quello che manca alla regione. Una disdetta che arriverà sicuramente da Mme, come ci ha confermato Giudicetti. Il contratto con il colosso grigionese partirà poi nel 2027 (nei prossimi due anni sarà comunque garantita la riduzione di 5 cts/KWh delle tariffe) e durerà 5 anni. «Poi valuteremo nuovamente la situazione», rileva il presidente di Mme che non esclude quindi un possibile ritorno con Edm. Contratto che sarà firmato con Repower Moesano Sa, società costituita lo scorso settembre con sede a Grono. E questo mostra quanto l’azienda grigionese sia interessata al mercato del Moesano.
In ogni caso, i Comuni che daranno la disdetta alla convenzione rimarranno azionisti di Edm, con diritto di voto. E anche questo ha generato qualche malumore. «Sono molto deluso dalla decisione presa da alcuni Comuni», afferma Mattia Ciocco, sindaco di Mesocco che è anche il maggiore azionista di Edm. Società che – oltre ad avere in futuro meno forza sul mercato perché potrà mettere sul piatto un volume di consumo energetico minore – è stata fondata nel 2004 proprio con l’obiettivo di riunire sotto un unico cappello i Comuni del Moesano nell’ambito della gestione e acquisto dell’energia elettrica necessaria a coprire il fabbisogno degli utenti. Ciocco ritiene dunque questa spaccatura una «mancanza di rispetto» nei confronti di Edm che era stata incaricata di «garantire le migliori tariffe per i cittadini». Inoltre «durante l’assemblea di fine agosto da parte di tutti gli azionisti (ovvero i Comuni) era emersa la volontà di continuare ad affidarsi a Edm per la gestione dell’energia nel Moesano. Evidentemente sono però entrati in gioco altri interessi. Da parte nostra confermiamo questa fiducia, poi il tempo dirà chi ha avuto ragione». Resta il fatto che Ciocco, a seguito della decisione di alcuni Comuni di andare per la propria strada, teme che «alcuni rapporti potrebbero incrinarsi, a scapito della coesione della valle».