laR+ IL COMMENTO

Un orizzonte di giustizia inesplorato

Negletta alle nostre latitudini, la mediazione penale minorile a detta di chi la prende seriamente in considerazione ha un potenziale trasformativo enorme

In sintesi:
  • Si tratta di una pratica fondata sul paradigma di avvicinare, anziché allontanare, il minore autore di reato e chi l’ha subito
  • È un’alternativa che coinvolge, rendendola attrice di giustizia, anche la vittima, che nei processi penali si trova relegata a spettatrice impotente
  • Quando funziona – statisticamente in tre quarti dei casi – vengono rimesse in gioco persone integre, di nuovo capaci di progettualità
(Ti-Press)
21 novembre 2024
|

Accade sempre più spesso che giovani sempre più giovani si rendano protagonisti di errori di rilevanza penale portando le loro e altrui vite a incagliarsi. Lo scorso anno l’Ufficio della Magistratura dei minorenni ticinese ha aperto 1’426 nuovi incarti, registrando un aumento di 142 procedure rispetto al 2022. Aumento che va avanti dal 2020. Accanto alle fondamentali riflessioni sulla prevenzione da mettere in atto, sarebbe forse opportuno interrogarsi di più anche su come agire di fronte ai fatti compiuti. Processi, condanne e sanzioni non sempre sono mezzi adeguati per disincagliare queste esistenze, rivelandosi talvolta addirittura l’iceberg che le fa inabissare in un mare di frustrazione. Non a caso la Procedura penale minorile, legge improntata alla protezione e all’educazione dei giovani, propone un’alternativa che alle nostre latitudini è perlopiù negletta ma che a detta di chi la prende seriamente in considerazione – come il Canton Friborgo (v. pagine 2 e 3) – ha un potenziale trasformativo enorme. Si chiama mediazione penale minorile ed è una pratica fondata sul paradigma di avvicinare, anziché allontanare, il minore autore di reato e la vittima, mettendoli in relazione all’interno di uno spazio di discussione gestito da un moderatore professionista. Entrambi liberi di aderire o meno, nonché di interrompere il percorso in qualsiasi momento, lo scopo è di portare il primo a capire la gravità del suo atto e fare ammenda; se l’esito è positivo, il procedimento penale viene abbandonato.

Lavorando sul districare il groviglio di sentimenti dolorosi covato dalle due parti, la mediazione ha maggiori possibilità che non una condanna di far maturare un senso di responsabilità in merito alle conseguenze provocate col reato nella vita dell’altra persona. Al contempo si tratta di un’alternativa che coinvolge, rendendola attrice di giustizia, anche la vittima che nei processi penali si trova relegata a spettatrice impotente. Accompagnata verso uno scambio franco con chi le ha fatto del male, può soddisfare i propri bisogni di chiarezza e riconoscimento, spesso trovando la chiave per superare l’evento traumatico e stemperare l’inquietudine per la possibilità che le rispettive strade si rincrocino. È insomma una forma di giustizia riparativa che si svolge su una dimensione orizzontale proponendosi di non lasciare indietro nessuno e di svincolare le persone dai ruoli di reo e vittima che le ancorano al reato avvenuto. Ruoli che sì a un certo punto sono loro appartenuti, ma che non dovrebbero definirne l’identità. Quando funziona – statisticamente in tre quarti dei casi – vengono rimesse in gioco persone integre, capaci di progettualità e di riprendere la rotta, con meno rischi di smarrirla nuovamente in quanto la recidiva diminuisce. A Friborgo dal 2004 esiste un ufficio cantonale ad hoc che tratta una settantina di mediazioni penali minorili all’anno. In Ticino è dal 2017 che non se ne registra nessuna andata a buon fine. Mancano nel nostro cantone la cultura e i mediatori penali, oltre che l’esperienza, e – ammette la magistrata dei minorenni – forse non si osa abbastanza. Intanto nei cassetti della Commissione parlamentare Giustizia e diritti giace una mozione interpartitica che chiede il promovimento della pratica. È “una rilevante opportunità”, osserva il governo, sostenendo però che la relativa promozione non gli competa. Vedremo se almeno il Gran Consiglio si assumerà la responsabilità di favorire l’esplorazione di questo orizzonte di possibilità volto a ritessere tra i giovani e la società dei fili troppo presto lacerati.