Firmato all'unanimità dalla commissione ‘Sanità e sicurezza sociale’ il rapporto di Quadranti (Plr). Indicate cinque possibili piste da seguire
“A chi si addentra nella selva oscura degli interessi – molti, spesso contrastanti e sempre rilevanti – di una pianificazione ospedaliera cantonale, verrebbe da dire ‘lasciate ogni speranza o voi che entrate’. Ma dal momento che l’esercizio va fatto, la commissione conta di ‘uscire a riveder le stelle’”. È citando l’Inferno della ‘Divina commedia’ di Dante Alighieri che il deputato liberale radicale Matteo Quadranti esordisce nella parte introduttiva del lungo rapporto, una sessantina di pagine dense, sulla pianificazione ospedaliera cantonale. Rapporto, firmato oggi all’unanimità dalla commissione parlamentare ‘Sanità e sicurezza sociale’, che porterà sui banchi del Gran Consiglio il delicato dossier, con solo qualche modifica marginale – legata soprattutto ai numeri minimi – rispetto al messaggio del governo che è condiviso nei suoi principi.
Sono cinque gli indirizzi strategici formulati da uno studio della Supsi e ripresi dal governo su cui si china il rapporto di Quadranti. Innanzitutto, un’adeguata distribuzione dei servizi sul territorio, tenendo conto dell’asse prossimità/concentrazione. “Gran parte delle prestazioni stazionarie che fino a un recente passato erano erogate in ambito ospedaliero, oggi, senza alcun problema qualitativo, sono assicurate da strutture non ospedaliere, anche in zone periferiche”. Il che “depone a favore di una concentrazione spinta della casistica e delle prestazioni in pochi centri ospedalieri”. In merito, la ‘Sanità e sicurezza’ auspica che “sia dedicata una particolare attenzione all’accessibilità di alcune prestazioni di base, in particolare quelle legate alla nascita e alla cura dei minori”. Non solo. “Nell’attribuzione dei mandati potrà essere considerata anche la rilevanza dell’istituto per la copertura del fabbisogno cantonale”. Si raccomanda quindi “di stabilire per ogni gruppo di prestazioni una quota minima del 5% massimo 10% per un periodo definito. In aggiunta, i Cantoni possono definire delle quote diverse. In queste valutazioni andrà presa in considerazione anche l’attività ambulatoriale assicurata dagli istituti per la stessa tipologia di prestazione”. La Commissione rileva inoltre che “questi elementi non possono essere considerati nella fase di attribuzione, ma prima di compilare il modulo di offerta affinché le regole del gioco siano conosciute”. E aggiunge: “Oltre alla quota in percentuale, bisognerà anche inserire la questione dei numeri minimi di casi per specializzazione”.
In secondo luogo, puntare a un ospedale di riferimento per la medicina acuta e altamente specializzata. “L’accento – viene evidenziato nel rapporto – viene qui messo sulla necessità della formazione e della ricerca insieme all’impegno di rendere il sistema ospedaliero attrattivo per i professionisti e a sostegno dell’opportunità di disporre di un ospedale di riferimento per la medicina altamente specializzata e per le prestazioni multidisciplinari e complesse”.
La terza delle cinque possibili piste mira a continuare a favorire dinamicamente l’appropriatezza organizzativa. In altri termini, “vista la costante diminuzione della degenza media e la progressiva differenziazione dei setting di cura integrati ai diversi percorsi di assistenza, occorre monitorare i criteri d’accesso dei pazienti ai vari comparti, la loro efficacia clinica assistenziale, l’adeguatezza del mix di personale assegnato e le modalità di finanziamento”.
Si parla poi di “promuovere la definizione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) per le patologie ad alta prevalenza o rilevanza”. Gli istituti ospedalieri, in collaborazione con i medici di famiglia, devono partecipare alla definizione e poi alla gestione e all’adozione dei Pdta. Per la ‘Sanità e sicurezza’ in questo ambito il Cantone deve fungere da regista. È dunque necessario definire chi sarà il responsabile, come pure una maggiore interazione fra i vari comparti di cura a monte e a valle della degenza ospedaliera.
Non da ultimo, migliorare le informazioni a disposizione di pazienti e popolazione. “Vista la centralità della libertà di scelta medicosanitaria – rileva il rapporto –, bisogna permettere al paziente di usufruire di informazioni rilevanti, trasparenti, veritiere e chiare”. Di più. “Oltre all’informazione – rimarca la commissione –, va contemporaneamente promosso anche lo sviluppo di una comunicazione rispettosa ed esperta tra curanti e pazienti, in particolare attraverso la specifica formazione degli operatori medici, sanitari e amministrativi su questa tematica”.
Con questa pianificazione ospedaliera, scrive Quadranti, “non è prevista alcuna modifica dell’organico e nemmeno sono previste conseguenze per i Comuni né in termini di dispendio amministrativo né in termini di oneri finanziari, ritenuto che il settore ospedaliero continuerà a essere gestito e finanziato, per la parte che incombe all’Ente pubblico, esclusivamente dal Cantone”. Confermato, come riferito mercoledì, il “compromesso” per garantire la permanenza di un reparto di maternità all’ospedale Obv di Mendrisio.