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Maternità di Mendrisio, alla ricerca del consenso parlamentare

In vista la firma del rapporto sulla pianificazione ospedaliera cantonale, i deputati del Distretto mettono sul tavolo una proposta

Diventerà un problema di numeri
(Ti-Press)
9 ottobre 2024
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Le strutture sanitarie (pubbliche e private) in Ticino nel futuro prossimo saranno artefici del loro destino. All’orizzonte la nuova pianificazione ospedaliera cantonale, a questa tornata la politica fa un po‘ un passo indietro, lasciando la parola anche ai tecnici. Fissati i principi entro i quali muoversi, nosocomi e cliniche saranno chiamati a fare i conti con numeri, bilanci e mercato per ‘conquistare’ i mandati di prestazione (che saranno riassegnati nel 2026). Per le istituzioni e i cittadini-pazienti del Mendrisiotto è arduo, quindi, non pensare alla Maternità dell’Obv di Mendrisio, rimessa in discussione più volte negli ultimi tempi.

Ormai un anno fa a far sussultare il Distretto era stata la notizia della chiusura notturna del Pronto soccorso pediatrico. Salvo poi ricevere le rassicurazioni che la riorganizzazione del servizio non avrebbe interessato il reparto, orgoglio locale per il riconoscimento consegnato dall’Unicef di maternità amica del bambino. A oggi nessuno ha messo nero su bianco che il servizio di neonatologia e ostetricia dell’Ospedale regionale della Beata Vergine chiuderà. Non lo hanno fatto neppure i gran consiglieri che siedono nella Commissione sanità e sicurezza sociale, i quali domani, giovedì, nelle intenzioni firmeranno il rapporto sul dossier cantonale. Una analisi che ha tentato di mantenersi in equilibrio alla ricerca di un consenso trasversale in un ambito che deve far quadrare territorialità ed esplosione dei costi.

Fissate le linee guida

La pianificazione ospedaliera in dirittura d’arrivo, in ogni caso, non stravolgerà la situazione. Parola del deputato Plr Matteo Quadranti, che sarà relatore del rapporto. «Non sarà il parlamento a dire cosa tenere e cosa no – chiarisce –. La politica cantonale darà le linee direttrici e avallerà i moduli di sollecitazione d’offerta, una sorta di bando che cliniche e ospedali dovranno compilare per verificare se sono in possesso di requisiti e numeri per mantenere i vari servizi, garantendo qualità e sicurezza delle prestazioni. Di fatto è la prima pianificazione che poggia su nuove competenze». Un orientamento legislativo di cui il gran consigliere del Plr si è fatto promotore.

Quadranti, comunque, è ottimista e non crede che la Materinità di Mendrisio verrà smantellata, non a breve o medio termine comunque. Certo, fa capire, bisognerà essere in possesso dei parametri previsti (si avranno due anni di tempo, nel caso, per mettersi alla pari); e qui toccherà al management dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) – ben consapevoli che è di proprietà del Cantone – decidere il da farsi con i suoi servizi, senza perdere di vista il tema della presenza regionale. Molto dipenderà, insomma, dalla strategia adottata. Come è accaduto nel Locarnese, dove per ‘salvare’ l’ostetricia si è raggiunto un accordo tra pubblico (l’ospedale La Carità) e privato (la clinica Santa Chiara).

‘I servizi esistenti andrebbero mantenuti’

Ecco perché i deputati del Mendrisiotto si sono adoperati per trovare un punto di contatto capace di fare breccia. «Si è messa a punto una proposta – ci conferma Maurizio Agustoni, parlamentare del Centro e membro della Commissione – affinché, garantite la qualità delle cure, si possa auspicare una accessibilità massima laddove i servizi vengono già erogati. E il riferimento – ammette – è alla Maternità di Mendrisio e alle cure pediatriche». È su questo piano, in effetti, che si cercherà una condivisione, per cominciare, all’interno della Commissione. «L’intento è quello di dare una indicazione precisa e forte nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità di ciascuno. In altre parole – ci spiega Agustoni –, non possiamo obbligare l’Eoc ad assumere dei mandati senza avere la possibilità di assicurarli secondo requisiti di qualità ed economicità delle cure. Sapendo, però, che l’Ente ogni tanto torna con l’ipotesi di rinunciare alla Maternità di Mendrisio, abbiamo voluto dare il nostro punto di vista, ribadendo che i servizi forniti in sicurezza dovrebbero essere mantenuti».

Del resto, richiama ancora il deputato del Centro, «il Mendrisiotto ha un bacino importante di abitanti e non ci sono cliniche private. Di conseguenza le prestazioni di base o le fornisce l’Ente o non vi è nessuno a garantirle. Quindi confidiamo di poter raccogliere un consenso allargato, anche fra chi propende per una centralizzazione del servizio. Non è la Maternità, d’altro canto, a far esplodere i costi della sanità. L’unica preoccupazione, che posso comprendere, è relativa alla qualità delle cure. Ma a oggi a Mendrisio non è mai stato segnalato questo tipo di problema».

Quei due principi da coniugare

Il punto, fa notare dal canto suo il collega Danilo Forini, gran consigliere del Ps, è che ci si muove «tra due i principi, da un lato la volontà di assicurare una offerta territoriale di base, dall’altro la necessità di limitare i costi della salute, per contenere l’esplosione dei premi di cassa malati, di cui sento una responsabilità parlamentare. E la pianificazione ospedaliera non può dire dove si colloca la frontiera. La sfida sarà quindi riuscire a coniugare i due aspetti, anche rispetto a Mendrisio. Sarà nei prossimi anni che verranno definiti i volumi minimi e il Consiglio di Stato dovrà valutare quali servizi tenere e quali no. Certo vi sarà una attenzione verso la maternità a livello cantonale come servizio di base». E questo, sottolinea Forini, senza perdere di vista la tematica della qualità delle cure.

«Sia chiaro – richiama ancora il parlamentare socialista – personalmente credo che, visto la gravità della situazione in termini di costi della sanità, si debba intervenire su altri settori come la medicina privata, il prezzo dei farmaci, la questione dei centri medici, prima di sacrificare la maternità in una regione». Consapevoli, rilancia, che un limite c’è.

Pronti a difendere il servizio

D’altra parte, oggi il ‘potere’ del parlamento è limitato in questo campo. E il destino dei servizi territoriali è anche nelle mani dei tecnici. Ma non solo. «Ci sono pure le scelte dei pazienti e di chi decide di non partorire a Mendrisio. Ecco che alla fine i numeri conteranno», rende attenti Daniele Caverzasio, gran consigliere della Lega e membro della Commissione. Quindi bisognerà capire se vi saranno i requisiti nel futuro prossimo per tenersi stretto il reparto? «Questo è un grande punto di domanda – ci risponde Caverzasio –. È chiaro, noi abbiamo sempre lottato per mantenere la Maternità nel Mendrisiotto. E finché vi sarà la sicurezza sanitaria continueremo a farlo. Certo nel Distretto siamo tutti affezionati al nostro servizio: sarebbe un brutto segnale per la regione».

L’unità di intenti fra i deputati della regione è assicurata, con quale margine di manovra in parlamento lo si vedrà.

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