Il sindaco Mattia Ciocco: ‘Inizialmente cercheremo il dialogo. Potremmo mettere a disposizione spazi più ampi e moderni, aumentando così l'efficienza’
Come noto anche l’ufficio postale di Mesocco è a rischio chiusura. Tuttavia, «faremo tutto il possibile per far sì che questo non accada», assicura a ‘laRegione’ il sindaco Mattia Ciocco, precisando che almeno inizialmente si cercherà il «dialogo per trovare una soluzione che possa accontentare entrambe le parti: il Comune potrebbe ad esempio mettere a disposizione spazi più ampi e moderni per rendere questo servizio ancora più efficiente». Resta il fatto che «La Posta ci ha solamente comunicato che nell’ambito della ristrutturazione in corso, anche la nostra filiale verrà ‘toccata’. Cosa significa esattamente non è noto e ci verrà spiegato durante un incontro previsto a ottobre. In ogni caso temiamo fortemente che l’intenzione sia quella di chiudere l’ufficio, l’unico presente nell’alta valle». Se così fosse «significherebbe non tener conto delle fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, alle quali bisogna garantire una buona accessibilità a questo servizio, senza dover percorrere decine di chilometri».
Infatti l’unico altro ufficio postale presente in Mesolcina si trova a Roveredo – a Grono vi è ‘solo’ un’agenzia postale – che dista circa 25 minuti di viaggio in automobile da Mesocco e circa 45 minuti da San Bernardino. San Bernardino, ricorda il sindaco, «dove si stanno investendo circa 300 milioni di franchi per rilanciare il villaggio. Uno sviluppo che rende inoltre necessario mettere a disposizione abitazioni in alta valle per la forza lavoro impiegata nella località turistica. È vero che siamo una regione periferica, ma in espansione e non in declino». Di conseguenza «è importante che continui a essere accessibile anche un ufficio postale a Mesocco».
Ufficio che non per forza deve rimanere esattamente dove si trova ora. Ricordiamo che ad esempio a Faido, dove pure si prospettava una chiusura, sarà spostato – compreso il personale postale – in un centro commerciale che verrà ristrutturato. Anche a Mesocco vi sarebbe la possibilità di «mettere a disposizione nuovi spazi più ampi e moderni». Ciocco si riferisce ad esempio al comparto dell’ex stazione della Ferrovia retica, dove è in corso un progetto di valorizzazione e ristrutturazione per inserirvici uffici e servizi comunali, ma anche eventi artistici, culturali e formativi. Progetto che potrebbe quindi prevedere anche «una soluzione logistica più efficiente per La Posta, con spazi per il deposito ad esempio di pacchi e vicino all’arteria stradale principale».
Il sindaco è in ogni caso consapevole che Mesocco è «un piccolo comune: di conseguenza ci sentiamo in una situazione di inferiorità in un confronto con un gigante come La Posta. Per questo motivo abbiamo preso contatto con un sindacato che ci ha raccomandato di non indietreggiare, ma anche il governo grigionese che ci ha assicurato il sostegno da parte del Cantone, visto che pone molta importanza alla qualità di vita anche nelle zone periferiche». Sostegno alle zone periferiche che viene «regolarmente ribadito anche dalla Confederazione. E la chiusura dell’unico ufficio postale nel raggio di decine di chilometri sarebbe quindi in netto contrasto con questa volontà dichiarata».
La speranza di Mesocco è quindi riposta anche nella politica federale. Un segnale in questo senso è arrivato proprio martedì scorso quando nell’ambito della sessione delle Camere, il Consiglio nazionale ha approvato una mozione che incarica il Consiglio federale di chiarire e definire in modo chiaro il mandato di servizio universale della Posta. Stabilisce inoltre che fino alla conclusione della revisione della legge in materia si dovrà rinunciare a qualsiasi misura di ristrutturazione, compresa la chiusura degli uffici postali. Anche se il Consiglio degli Stati deve ancora esprimersi, «questa decisione ci dà fiducia», rileva Ciocco. «Alla fine è la politica federale che deve agire, visto che noi non possiamo competere con un tale gigante».
Ricordiamo che, come avevamo riferito lo scorso agosto, La Posta sembrerebbe intenzionata a chiudere almeno una dozzina di uffici in Ticino e nel Moesano, fra i quali anche quelli di Lodrino e di Olivone, così come due a Bellinzona (Semine e San Paolo). E venerdì scorso organizzazioni di sinistra e ambientaliste hanno organizzato un presidio a Villa dei Cedri – dove è stata inaugurata una mostra in collaborazione con l’ex regia federale – per protestare contro queste decisioni. Organizzazioni che hanno annunciato di volersi mobilitare nei confronti della Posta e della politica locale, cantonale e nazionale, «affinché s’inneschi il cambiamento e si metta fine allo smantellamento degli uffici postali che mina il senso di comunità». Ma azioni di protesta potrebbero essere organizzate anche in zone periferiche? «Dapprima – precisa il sindaco di Mesocco – vogliamo incontrare i rappresentanti della Posta e instaurare un dialogo costruttivo, facendo in ogni caso capire che un ufficio postale anche in alta valle è necessario. Siamo infatti convinti che le nostre argomentazioni siano valide». Se poi però la comunicazione sarà a senso unico, il confronto potrà proseguire su altri livelli: «Negli ultimi anni alcuni Comuni sono riusciti a vincere le loro battaglie, mantenendo aperti i loro uffici postali. E questo ci dà ulteriore speranza», conclude Ciocco.