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‘La Posta siamo noi, mobilitiamoci contro le nuove chiusure’

Nel parco di Villa dei Cedri a Bellinzona circa 40 persone hanno aderito al sit-in di protesta: politica e popolazione invitate a opporsi

La protesta odierna nel parco di Villa dei Cedri
(Ti-Press/Golay)
13 settembre 2024
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«Siccome la Posta siamo noi, allora spetta a noi, che siamo la gente dei quartieri e dei paesi, mobilitarci nei confronti della Posta e della politica, quella locale, cantonale e nazionale, affinché s’inneschi il cambiamento e si metta fine allo smantellamento degli uffici postali che mina il senso di comunità». Si riassumono in una frase gli interventi proposti questa sera nel parco di Villa dei Cedri a Bellinzona durante il sit-in di protesta organizzato da sindacati e organizzazioni di sinistra e ambientaliste – presenti una quarantina di persone – contro la nuova tornata di trasformazioni e chiusure messa in pista dal gigante giallo in Ticino e Moesano. L’occasione era l’inaugurazione della nuova esposizione ‘Giardino di acclimatazione’ con la quale il Museo della capitale valorizza la collezione d’arte di proprietà della Posta. Un esercizio culturale apprezzabile, risultato di un’intensa collaborazione avviata oltre un anno fa, ma che vede poi le autorità cittadine confrontate con un annoso processo di disimpegno dell’ex regia federale in materia di servizio pubblico.

Ultime vittime designate, nella Turrita, gli uffici dei popolosi quartieri delle Semine e Bellinzona nord. Il sindaco ha già dichiarato che il Municipio si opporrà, aggiungendo però anche di non illudersi troppo, perché le decisioni che contano si prendono più in alto, a Berna. «Ed è così che è andata – ha in effetti ricordato Graziano Pestoni, presidente dell’Associazione per il servizio pubblico – perché le chiusure sono il risultato della politica, anche di sinistra, che negli ultimi 25 anni ha votato la trasformazione della Posta da servizio capillare a quello che ci ritroviamo oggi». Ad aprire le danze è stato Marco Forte di Syndicom: «La Posta mancando di trasparenza tarda a fornire i dettagli delle nuove chiusure. Ai Comuni chiediamo di fare il possibile per opporsi allo smantellamento di spazi che sono anche aggregativi. Se la politica non interverrà con decisione, ci sarà la desertificazione. Questa settimana bene ha fatto il Consiglio nazionale a far sentire la sua voce. Ma non illudiamoci, perché finora la politica ha optato per un mandato chiaro: fare utili».

Secondo Matteo Pronzini (Mps) la collaborazione fra Villa dei Cedri e Posta «è inaccettabile e la politica che a parole s’indigna, in realtà poi gioca contro: in Gran Consiglio abbiamo chiesto la discussione in aula della nostra interpellanza, ma guarda caso l’Ufficio presidenziale, formato dai partiti di governo, ha detto no». Il co-presidente del Ps Fabrizio Sirica, citando il caso di Solduno, ha parlato di «attacco alla comunità: la battaglia è difficile e richiede una seria mobilitazione». Renato Minoli (Unione sindacale) è cresciuto a Carasso in una famiglia di buralisti: ma non solo per questo sostiene che «la posta siamo noi, è qualcosa di nostro. C’è un senso di appartenenza generale e la chiave di volta sta nel riuscire a modificare la legge, che consente lo smantellamento in atto». Amara la conclusione di Gianni Frizzo, in prima fila dal 2008 in avanti contro la chiusura delle Officine Ffs di Bellinzona: «Il salame a piccole fette si sta esaurendo. Quando si riuscirà veramente a cambiare le cose?». Domanda rimasta irrisolta, mentre a pochi passi i convenuti si accingevano a inaugurare la mostra. Prosegue intanto la petizione di Syndicom contro lo smantellamento.

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