laR+ IL COMMENTO

Finalmente affrancati da certi complessi?

Dopo i recenti exploit, la Nazionale di Murat Yakin dovrebbe poter affrontare i quarti di finale contro l'Inghilterra senza alcun timore reverenziale

In sintesi:
  • Sconfiggere gli inglesi ai quarti di finale e approdare in semifinale rappresenterebbe il risultato di maggior prestigio dell'intera storia calcistica svizzera
  • Dopo avere a lungo sofferto di una sorta di complesso di inferiorità nei confronti delle cosiddette grandi Nazionali, i rossocrociati paiono finalmente essersi affrancati da quel tipo di zavorra psicologica
1 luglio 2024
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Provvedete pure a fare tutti gli scongiuri del caso, ma questa pare davvero la volta buona. Forse non per laurearsi addirittura campioni continentali, ok, ma certamente per spostare il nostro limite almeno fino alle semifinali, che sarebbero in ogni caso un risultato mai nemmeno lontanamente immaginato nell’intera storia calcistica rossocrociata. O, perlomeno, per quanto riguarda l’ultimo secolo, visto che – esattamente cent’anni fa – la Nazionale seppe conquistare l’argento olimpico a Parigi, dietro l’Uruguay allora dominatore planetario del gioco del pallone. Ma stiamo parlando, appunto, del Mesozoico.

Certo, l’Inghilterra – l’avversario toccatoci per i quarti di finale in programma sabato a Düsseldorf – è di quelli che, stando al nome, dovrebbero intimorire. Ma l’Armata elvetica, negli ultimi tempi, ha saputo bellamente infischiarsene del blasone dei rivali: nel 2021 mandò infatti a casa la Francia detentrice del titolo iridato, mentre l’altro ieri a Berlino ha fatto altrettanto con l’Italia campione d’Europa, senza aiuti di alcun genere, anzi dominando dal primo all’ultimo minuto. Il football, si sa, non è per nulla imparentato con la matematica, ma è innegabile che fin qui la Svizzera ha giocato nettamente meglio degli inglesi, che invece di buona sorte nella manifestazione in corso ne hanno avuta, eccome. E dunque, come detto, sognare di batterli risulta più che lecito.

Ciò che in Germania si sta verificando in questi giorni in seno alla Nati ha in sé qualcosa di magico (ma non di miracoloso, si badi bene), soprattutto perché all’Euro non siamo certo arrivati da protagonisti, tutt’altro. La qualificazione, infatti, era stata raggiunta soltanto con una certa fatica. E, non dimentichiamoci, oltre che con risultati diventati d’un tratto sempre più deludenti, i rossocrociati avevano dovuto fare i conti, nella seconda parte della campagna, con infinite e feroci polemiche, con problemi relazionali interni e con una capacità di gestione del gruppo – da parte del selezionatore Murat Yakin – che pareva ormai definitivamente compromessa, tanto da far ipotizzare, ancora pochi mesi fa, il suo allontanamento. A consolare – e a infondere giusto un minimo sindacale di fiducia – era la consapevolezza del valore dei nostri giocatori, i quali, benché ormai incapaci di esprimersi al meglio a livello collettivo con la casacca della Nazionale, riuscivano però a fornire prestazioni maiuscole coi propri club d’appartenenza, in alcuni casi fra i migliori in assoluto del Vecchio mondo.

Un tempo, oltre a una probabilmente oggettiva inferiorità tecnica rispetto alle cosiddette grandi squadre, i calciatori elvetici soffrivano pure di una sorta di sudditanza psicologica per via delle nostre ridotte dimensioni territoriali e dell’innegabile dato demografico a sfavore: eppure ci sarebbero stati esempi assai virtuosi da imitare, come ad esempio gli olandesi o i già citati uruguagi, che sapevano farsi valere a dispetto di un bacino a cui attingere simile – o addirittura inferiore – al nostro. Ora, per fortuna, certi dati da atlante di geografia non ci fanno più troppa paura, e allo stesso modo non dovremmo più temere nemmeno il lignaggio: l’Inghilterra avrà pure inventato il gioco, e per questo le saremo riconoscenti per l’eternità, ma è anche vero che di trofei, nella sua storia, ne ha alzati davvero pochi.