laR+ IL COMMENTO

Sgravi fiscali, una partita da giocare a carte scoperte

Le corporazioni economiche pro riforma dovrebbero, come prima cosa, avere l’onestà di dichiarare da quale posizione (di reddito) parlano

In sintesi:
  • Le tre misure contenute nel pacchetto che porterebbe un beneficio trasversale verranno applicate in ogni caso
  • C’è poi la fallace idea di poter disgiungere la politica fiscale in entrata da quella in uscita
  • Il fronte politico-mediatico-accademico che sostiene la riforma fa il suo lavoro: difende gli interessi che rappresenta
A fine mano c’è solo un modo
(Depositphotos)
29 maggio 2024
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I bravi giocatori di poker si vedono sul tavolo di teresina (anche noto come telesina), versione molto diffusa nel Sud Italia che si gioca a carte scoperte. O meglio: quattro delle cinque carte di ogni giocatore sono visibili a tutti sin da subito. Una modalità di gioco particolarmente adatta a descrivere il dibattito in vista della votazione del prossimo 9 giugno sulla riforma fiscale: anche qui sembrano esserci quattro carte scoperte e una coperta.

La prima carta visibile a tutti riguarda le tre misure contenute nel pacchetto di modifica della Legge tributaria che porterebbero un beneficio trasversale. Ci si riferisce alle agevolazioni per successioni e donazioni, a quelle per i prelievi del capitale previdenziale e alle maggiori deduzioni per spese professionali. Tre misure oggetto di un’iniziativa parlamentare sganciata dalla riforma sottoposta a referendum che verranno applicate in ogni caso, visto che tutti i fronti in parlamento condividono la necessità di muoversi in questa direzione.

La seconda carta scoperta riguarda il taglio lineare dell’1,66% di tutte le aliquote dell’imposta sul reddito. Un coniglio tirato fuori dal cilindro in Gestione quando il dossier ‘riforma fiscale’ rischiava di impantanarsi. Come recita un vecchio proverbio spagnolo, “pane per oggi, fame per domani”. Basta leggere, a mo’ di esempio, il commento al Consuntivo 2023 del Municipio di Minusio: “Qualora il popolo dovesse approvare la riforma fiscale il Comune dovrà mettere in conto a breve termine ulteriori minori entrate, le quali difficilmente potranno essere compensate se non attraverso un aumento del moltiplicatore d’imposta”.

La terza carta visibile è la fallace idea di poter disgiungere la politica fiscale in entrata da quella in uscita. È evidente che lo Stato spende in funzione di quel che incassa: si punta a ridurre la pressione tributaria sui contribuenti più facoltosi e per logica conseguenza si mira a ridimensionare la spesa pubblica. Lo abbiamo già vissuto col Preventivo 2024 e fra pochi mesi, in vista dell’anno prossimo, c’è chi tornerà a suonare la stessa musica di “rigore”.

La quarta carta faccia in su riguarda il vero problema del Canton Ticino, che non è la concorrenza fiscale ma il differenziale di salario rispetto al resto della Svizzera. Molti lavoratori residenti – non solo i frontalieri – guadagnano salari non svizzeri e ciò determina la necessità di un “sovradimensionamento” dello Stato che vada a correggere le disfunzionalità del mercato del lavoro. Disfunzionalità dalle quali traggono beneficio molti degli attori che ora spingono per una riduzione del 20% dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito.

Così arriviamo all’ultima carta, quella gelosamente custodita dai potenziali vincitori nel caso gli sgravi venissero accolti. Vincitori da non confondere con i promotori. Il fronte politico-mediatico-accademico che sostiene la riforma fa il suo lavoro: difende gli interessi che rappresenta, che è anche il motivo per cui buona parte di questi sono lì dove sono. La voce che conta è quella del padrone: Usam, Aiti, Camera di commercio. Corporazioni che se davvero fossero a favore di un dibattito democratico dovrebbero, come prima cosa, avere l’onestà di dichiarare da quale posizione – di reddito – parlano, senza più “bluffare” in nome del bene comune. A fine mano c’è solo un modo: i presidenti di tali associazioni girino la quinta carta e rendano pubblica la propria notifica di tassazione. Poi possiamo continuare a giocare.