Dal Ps e dai Verdi un'iniziativa parlamentare che ripropone, in caso di bocciatura popolare della riforma fiscale, ‘quelle misure che condividiamo’
Contromossa rossoverde. Se domenica 9 giugno il popolo ticinese dovesse bocciare la riforma fiscale approvata lo scorso dicembre dalla maggioranza del Gran Consiglio, riforma impugnata tramite referendum (riuscito) da sinistra e sindacati in quanto contrari alla riduzione progressiva dell’aliquota, dal 15 al 12 per cento, per i contribuenti facoltosi, una delle misure del pacchetto ‘prendere o lasciare’ di sgravi? Socialisti e Verdi giocano d’anticipo: con un’iniziativa parlamentare allestita nella forma elaborata ripropongono, o meglio sono pronti, a dipendenza del verdetto delle urne, a riproporre, quegli alleggerimenti, contemplati dalla revisione della Legge tributaria, che i due partiti ribadiscono di non contestare. Vale a dire gli sgravi riguardanti l’imposizione delle prestazioni in capitale della previdenza e quella in materia di successioni e donazioni.
«L’iniziativa – spiega interpellato dalla ‘Regione’ Ivo Durisch, firmatario, per il gruppo socialista, con Fabrizio Sirica e con Samantha Bourgoin (per i Verdi), dell’atto parlamentare – mira a chiarire una volta per tutte verso l’opinione pubblica la nostra posizione, dopo che su alcuni media c’è chi ancora di recente ci ha rimproverato di mettere le mani nelle tasche dei contribuenti. Non è assolutamente così. Tant’è che nel rapporto, di minoranza, da noi redatto in occasione della discussione e del voto in parlamento sulla riforma della Legge tributaria presentata dal Consiglio di Stato avevamo scritto di essere sì contrari, dato il periodo piuttosto difficile per le casse pubbliche, allo sgravio per i super ricchi e allo sconto dell’1,66 per cento dell’aliquota d’imposta sul reddito per le persone fisiche, ma di essere di principio d’accordo con le altre misure contemplate dal decreto. E riteniamo che ciò sia giusto ribadirlo, con questa iniziativa, nella campagna in vista della votazione popolare del 9 giugno sulla riforma fiscale». Per Samantha Bourgoin, è una questione di trasparenza «nei confronti delle cittadine e dei cittadini: ci sono misure di questa riforma che fondamentalmente appoggiamo, valutandole ragionevoli».
Concetti ripresi nell’iniziativa parlamentare. “Già nel rapporto di minoranza – si afferma nel documento – i relatori si erano detti assolutamente contrari alla riduzione dell’aliquota massima sui redditi alti. Una misura esclusivamente a favore delle persone più facoltose e assolutamente inutile per il nostro cantone considerato il fatto che la fuga di persone particolarmente facoltose non è mai stata provata. Anzi, il nostro cantone è quello che dal 2000 ha visto crescere maggiormente i casi di tassazione con la sostanza superiore a 5 milioni”. E aggiungono: “Le altre misure proposte dal messaggio del governo e riprese dal rapporto di maggioranza ci vedono favorevoli con alcune modifiche spiegate nel rapporto di minoranza. Riteniamo che siano misure sostenibili e che rispondono a delle richieste reali della popolazione e delle piccole e medie imprese”.
Misure che potrebbero venir annullate se le urne dovessero bocciare la revisione della Legge tributaria (promosso fra gli altri da socialisti e Verdi, il referendum è riuscito con 10’792 firme valide). In questo caso, prosegue l’iniziativa, “le riproponiamo in forma di iniziativa elaborata”. E ciò, puntualizzano Ps ed ecologisti, “anche a scanso di equivoci verso la popolazione visto che più voci favorevoli alla riforma dicono che noi siamo contrari a tutto il pacchetto. Non è vero! Abbiamo dovuto fare referendum su tutto perché il governo e poi il parlamento non hanno voluto fare quattro decreti separati invece di uno. In quel caso avremmo sottoposto a referendum solo una parte della riforma e le altre misure sarebbero già entrate in vigore”.
Le altre misure appunto. Concretamente? «Per quanto riguarda il prelievo del secondo pilastro, siamo favorevoli a plafonare l’aliquota massima prelevata sulle prestazioni in capitale della previdenza al 3 per cento: una misura – continua Durisch – che ha un impatto contenuto sulle finanze del Cantone ed è pertanto sostenibile. Stesso discorso per la riforma dell’imposta di successione e donazione, che risponde anche a cambiamenti intervenuti nella società, a nuove forme di convivenza. E che agevola le successioni aziendali. Siamo allora d’accordo con l’abbassamento delle aliquote massime decise dalla maggioranza del Gran Consiglio, tranne con la riduzione di quella per i non parenti, che secondo noi non si giustifica ed è quindi solo un regalo fiscale. Siamo anche d’accordo, di principio, con l’aumento della deduzione per le spese professionali, ma questo aspetto è di competenza del Consiglio di Stato, dato che il testo normativo in ballo è non la legge, bensì il regolamento».
L’iniziativa non ripropone però la riduzione di tutte le aliquote dell’imposta sul reddito di 1,66 punti percentuali voluta dalla maggioranza del parlamento per compensare il ritorno dal 97 al 100 per cento del coefficiente d’imposta cantonale... «Continuiamo a essere contrari – dice il capogruppo socialista –. Dati alla mano, è uno sgravio di cui approfittano in prevalenza le fasce di reddito più alte della popolazione. In Ticino – prosegue Durisch – la metà dei casi di tassazione risparmierebbe meno di sessanta franchi all’anno, mentre solo l’uno per mille dei contribuenti risparmierebbe più di cinquemila franchi. Non è dunque una misura che va a vantaggio del ceto medio; anzi, rischia di mettere in difficoltà i Comuni e le loro politiche a favore della popolazione a causa della contrazione del gettito».