Il Municipio di Bellinzona risponde a una seconda interpellanza sul tema di Giulia Petralli e Ronald David (Verdi): ‘Sono solo persone di passaggio’
Migranti che passano la notte al freddo in stazione a Bellinzona, aspettando il primo treno che li porti verso nord. Rispondendo a una seconda interpellanza sul tema presentata da Giulia Petralli e Ronald David (Verdi), il Municipio afferma che una presa a carico diretta non è possibile “nella misura in cui le infrastrutture sul proprio territorio non sono destinate a questo tipo di situazioni ma, ad esempio, nel caso di Casa Marta, a veri ‘senzatetto’ o a persone che risiedono per più giorni sul nostro territorio e che si trovano in particolare difficoltà”. Infatti, precisa l’esecutivo, da un monitoraggio effettuato dalla Polizia comunale dall’8 al 22 dicembre 2023 è emerso che si tratta “unicamente di persone di passaggio con la precisa e chiara volontà di proseguire il proprio viaggio verso l’estero”. A sostegno di questa affermazione vi è anche il fatto che nessuna delle persone controllate era presente in stazione più di una volta.
Ricordiamo che, rispondendo al primo atto parlamentare di Petralli e David, Mauro Minotti, capodicastero Sicurezza, aveva affermato che «non si ritengono necessari ulteriori interventi oltre a quanto già messo in atto dalla Polizia comunale», che effettua ronde e interviene su segnalazione, per poi verificare le generalità delle persone e portarle in centrale a Camorino qualora emergano avvisi di ricerca. Risposta che non aveva affatto soddisfatto gli interpellanti che avevano quindi insistito, ponendo altre domande. Domande alle quali il Municipio risponde basandosi sul monitoraggio effettuato per 14 giorni, con due controlli al giorno, nelle stazioni di Bellinzona, Giubiasco e Castione. Innazitutto questo fenomeno non si riscontra in queste due ultime stazioni visto che “non fermano/partono i treni Intercity” che sono proprio quelli che i migranti aspettano per recarsi Oltregottardo od Oltrefrontiera. Si tratta insomma di “una problematica di ‘coincidenze’ dei treni e quindi di spazio di attesa all’interno dell’area della stazione. In effetti gli arrivi di persone migranti alla stazione di Bellinzona con treni regionali dopo le 22.30, con destinazioni estere (Germania, Francia, Paesi scandinavi), possono comportare attesa di alcune ore sino al primo treno in partenza per dette mete”.
Durante il periodo di monitoraggio, alla stazione di Bellinzona sono state controllate 74 persone (66 uomini, 8 donne): sei erano in possesso di permesso F o B e 68 erano migranti (Africa, Asia). “Tutti i migranti – sottolinea l’esecutivo – hanno dichiarato di trovarsi sul nostro territorio unicamente in transito, giunti dall’Italia e diretti verso Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi”. Fra questi, 17 hanno dichiarato di essere minorenni tra cui sei erano bambini nati tra il 2021 e il 2023 (l’accertamento/verifica non è stato possibile); non vi erano anziani. Dei migranti, 67 erano senza documenti validi e 47 erano in possesso di una ‘Decisione di allontanamento’ o di un ‘Pass d’uscita’ rilasciato dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem). “I restanti 20 sono stati presi in consegna dalla Polizia cantonale”. In ogni caso “tutte le persone sono state lasciate proseguire”.
Migranti che, almeno al momento, continueranno a dormire in stazione, non avendo a disposizione un posto caldo dove passare la notte. Infatti, secondo il Municipio, strutture come Casa Marta non sono dedicate a queste persone. Inoltre, “la competenza per la gestione degli spazi ferroviari è di Ffs, mentre la gestione dei flussi di migranti rientra nell’attività di competenza di Confederazione e Cantone”. Municipio che in ogni caso “è senz’altro disponibile, nei limiti delle proprie competenze e possibilità, a prestare la propria collaborazione a questi enti laddove richiesto”. In ambito di collaborazione, Petralli e David chiedevano anche se non fosse possibile coinvolgere i Comuni adiacenti, visto che il fenomeno tocca – come avevamo riferito – ad esempio anche Biasca. Coinvolgimento che tuttavia, per l’esecutivo “non è immaginabile” per i motivi citati in precedenza.