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Migranti che dormono in stazione: gelido coro di non risposte

La loro presenza a Bellinzona è stata accertata, ma Ffs, Municipio e Cantone si rimpallano l’attuazione di un aiuto pratico, semplice e puntuale

In sintesi:
  • La consigliera comunale Margot Broggini segnalava la situazione già in estate, poi ripresa in inverno dai Verdi con un'interpellanza
  • Anche a Biasca il problema, segnalato dalla redazione, è rimasto inevaso sul tavolo del Municipio
(Ti-Press)
3 febbraio 2024
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“Arrivati al capolinea di Bellinzona con l’ultimo treno della sera, temendo di essere notati si sono sparpagliati tra i marciapiedi della stazione e i sottopassaggi per trascorrere qualche ora, chissà se di sonno o di ansia, per poi riprendere all’alba il viaggio verso nord” salendo sul primo convoglio del mattino. Era il 25 agosto scorso quando da queste colonne la consigliera comunale Margot Broggini affrontava il tema dei migranti che attraversano la Svizzera partendo da Milano con meta il Nord Europa in cerca di asilo. Spiegava di averli visti “muoversi con discrezione e assoluta attenzione” e “sospendere il respiro per svanire ulteriormente”. Due mesi dopo, con l’arrivo dei primi freddi, in un’interpellanza i Verdi hanno chiesto se fosse possibile fare qualcosa per evitare loro di trascorrere notti all’addiaccio.

La risposta è stata una non risposta corale più gelida dell’inverno. Le Ffs ci hanno spiegato che “non risulta un problema sistemico”. Nei confronti di chi pernotta su panchine o per terra “la Polizia dei trasporti applica il regolamento della stazione che non permette questo genere di attività”. Ma c’è almeno un locale dove sostare nottetempo al riparo e in attesa del prossimo treno? “Le Ffs sono un’azienda di trasporto e non si occupano di migrazione. La invito a rivolgersi alle autorità competenti”. Sarebbe bastato indicarci che la sala d’aspetto è aperta dalle 6 alle 22, che gli attigui wc a pagamento lo sono dalle 6.30 alle 21.30 e che in fondo al marciapiede fra i binari 2 e 3 c’è un locale vetrato sempre accessibile con una decina di posti a sedere.

Nella sua non risposta ai Verdi, il Municipio di Bellinzona ha dichiarato che il fenomeno è molto limitato e che “non si ritengono necessari ulteriori interventi oltre a quanto già messo in atto dalla Polizia comunale”, che però effettua ronde e interviene su segnalazione, mica ti accompagna in un locale protetto. Verdi poi tornati all’attacco sollecitando una verifica più accurata e misure d’aiuto puntuali. La seconda non risposta è risultata più articolata (dai controlli emerge una media giornaliera di 5-6 migranti in sosta notturna), ma l’approccio non è cambiato: “La competenza per la gestione degli spazi ferroviari è di Ffs, mentre compete a Confederazione e Cantone gestire i flussi di migranti”. Abbiamo richiesto a Ffs, invano. Abbiamo sollecitato l’Ufficio richiedenti asilo e rifugiati del Dss: “Non siamo competenti. Lo è forse il Dipartimento istituzioni?”. Nemmeno: “L’Ufficio migrazione – spiega la direzione del Di – concede, revoca e rinnova i permessi agli stranieri. Semmai dovrebbero occuparsi del tema la Città con i suoi servizi e la sua polizia, o il Dss competente dell’accoglienza. A ogni modo stiamo parlando di migranti di passaggio che non vogliono essere accolti”. Già.

Anche a Biasca qualche pendolare si è imbattuto all’alba in migranti che dormivano per terra, sul suolo bagnato del sottopassaggio: ma pure qui la nostra segnalazione è rimasta inevasa sul tavolo del Municipio. Infine, sempre dal Cantone ci è stato suggerito di chiedere lumi alla Segreteria di Stato per la migrazione, “per capire cosa avviene, se avviene, nelle stazioni d’Oltralpe”. Sarà fatto. Ma da questa vana ricerca di spiegazioni e soluzioni semplicemente pragmatiche a un problema puntuale, rubando a Margot Broggini le sue stesse parole possiamo concludere che no, il metodo del ‘chiudo gli occhi per un attimo e tu devi sparire’ non porterà a esiti di maggior spessore umano e culturale.

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