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Le radici di Re Brenno e la ricerca del seggio perduto

Martignoni Polti torna ad animare la politica di Bellinzona col Noce: un lungo slalom fra destra e sinistra e contro la sua stessa partitocrazia

In sintesi:
  • Alti e bassi dai dissidi interni al Plr alla sua ricerca di un ruolo nell'Udc, fino al Noce
  • Un lungo peregrinare spesso controcorrente e costellato dal lancio di salvagenti democentristi
Brenno Martignoni Polti
(Ti-Press)
28 novembre 2023
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A Bellinzona ogni tot Brenno Martignoni Polti, rispolverando il mantra della trasversalità e indipendenza, sente il bisogno di smarcarsi da quella che lui addita come partitocrazia, ma nella quale lui stesso affonda le radici politiche e una parte della sua variegata carriera. Partitocrazia grazie alla quale riesce di volta in volta a ottenere visibilità e cariche, per poi staccarsene tenendosi bello stretto, finché l’elettore glielo consente, il seggio di turno. Lo ha fatto nel 2008 fondando Il Noce col quale è riuscito a difendere la poltrona di sindaco sconfiggendo per la seconda volta di fila, al voto di ballottaggio, il rivale liberale radicale. Plr che era stato il suo partito fino al 2006, quando vi ha dimissionato per diventare Udc, in rotta con la sezione turrita per insanabili dissidi interni e municipali sfociati in una vertenza civile, in verifiche degli Enti locali con tanto di ammonimento e in un’inchiesta disciplinare del Plr cantonale orientata all’espulsione.

Anno, il 2008, in cui Martignoni Polti smise la casacca democentrista che da ex Plr aveva indossato l’anno prima riuscendo così a farsi eleggere in Gran Consiglio, per poi indossare quella di indipendente sino a fine legislatura avendo appunto nel frattempo fondato Il Noce. La stessa cosa si ripete oggi riesumando il movimento in vista delle elezioni comunali 2024. Lo rifà dopo un lungo peregrinare, con poca fortuna, fra partiti, aree e movimenti. Come la fallimentare Forza Civica presentatasi alle Cantonali 2011 racimolando zero seggi in Gran Consiglio. Uno slalom fra i paletti della politica nostrana che nel 2013 aveva anche registrato un’improbabile incursione extra muros a Roveredo, dove ben presto gli fu chiaro che al massimo gli sarebbe stato permesso di assumere la reggenza del carnevale. Infine l’odierno, ennesimo cambio di rotta. Che matura a tre anni dalla rielezione in Consiglio comunale a Bellinzona, di nuovo sotto l’ala Udc, giunta nel 2021 dopo la clamorosa detronizzazione del 2012 avvenuta per mano di Mario Branda.

Non mancano peraltro tentativi rimasti sottotraccia, come quello della scorsa primavera quando, dopo l’inconcludente campagna elettorale per rientrare in Gran Consiglio con la maglia Udc (daje), ha provato a riagganciare alcuni esponenti Plr di Bellinzona in vista delle Comunali 2024; questo proprio mentre insieme ai vertici democentristi stava trattando la propria candidatura al Consiglio nazionale, poi ottenuta con tanto di osanna per Chiesa e Marchesi.

Certo, a Brenno Martignoni Polti bisogna dar atto di aver contribuito, prima come municipale e poi come sindaco, ad alcuni importanti successi. Ne parliamo nell’articolo di cronaca. Ma non si può vivere di solo passato e l’ambizione non può non fare i conti col presente. Che è lì da vedere. In questa legislatura, da presidente della sezione Udc e consigliere comunale, Brenno Martignoni Polti non ha presentato una sola mozione firmata di suo pugno. Non una proposta costruttiva, né democentrista, né trasversale, né indipendente o semplicemente sua. Un conto è lottare contro la partitocrazia quando viene comodo perché si è finiti in un cul-de-sac, un altro è ‘fare politica’ cercando di realizzare difficili alleanze. Lui questo lo sa bene, ma serve poco oggi sostenere che l’Udc è troppo spostata a destra, quando è proprio quella destra, nell’arco delle ultime quattro legislature, ad avergli gettato il salvagente più e più volte. Assicurandogli metà del successo politico nei periodi burrascosi, e anche in quelli di magra.

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