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‘Ai tagli alla scuola non si risponde con gli autogol’

L'ex presidente della Conferenza cantonale dei direttori di Scuola media, Daniele Bianchetti, contesta le modalità di protesta dei docenti di Bellinzona 2

(Ti-Press)
23 novembre 2023
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«Sono perfettamente d’accordo con la lettura politica secondo cui la scuola ticinese ha bisogno di tutto fuorché di tagli. Ma rifiutarsi, come docenti, di svolgere attività extrascolastiche con i propri allievi, è sbagliato, controproducente e miope. Ed è ancora più incomprensibile se ciò viene deciso senza che prima vi sia stata una benché minima consultazione con i genitori».

È deluso, Daniele Bianchetti. Lo è per la decisione del Collegio dei docenti della Scuola media Bellinzona 2 di annullare “tutte le attività didattiche che richiedono di lavorare oltre gli obblighi contrattuali, cioè a titolo volontario”, sopprimendo “tutte le uscite di studio con pernottamento e tutte le attività ricreative solitamente svolte dai docenti indipendentemente dal loro grado di occupazione”. Il già presidente della Conferenza dei direttori di Scuola media, e prima ancora membro di Direzione della Scuola media di Minusio per 20 anni e direttore della Media Locarno 1 di via Varesi per 19, condivide la rabbia dei docenti per le misure di risparmio messe a preventivo dal Consiglio di Stato per il 2024. Non condivide invece la minaccia dei docenti bellinzonesi nel caso in cui effettivamente i tagli fossero confermati. E ne spiega il perché.

La premessa è che «ogni sede scolastica è dotata di un suo Progetto educativo d’istituto. Ma c’è, anche, un “fil rouge” cantonale che considera le attività extrascolastiche non come qualcosa di facoltativo, ma come una parte integrante dell’insegnamento. Non è la ciliegina sulla torta, ma una grossa fetta della torta stessa. Dal punto di vista pedagogico, con una decisione del genere gli insegnanti tolgono di fatto una risorsa fondamentale per l’insegnamento».

Ai docenti della Media 2 di Bellinzona era stato fatto notare che così facendo si risponde a un taglio con un altro taglio: «Una giusta osservazione – rileva Bianchetti – ma la presidente del plenum aveva risposto contestando questa versione. Secondo il plenum, nel contratto di lavoro non è espressamente indicato l’obbligo, per i docenti, di svolgere attività extrascolastiche; quindi tutto ciò che rientra in quell’ambito sarebbe da considerarsi opera di volontariato». Ebbene, affonda Bianchetti, «di fronte a questa visione così unilaterale delle cose sono allibito. Quello svolto nell’ambito delle attività extrascolastiche non è assolutamente volontariato, ma uno strumento importantissimo che può facilitare il lavoro dei docenti nella “costruzione” di un rapporto con gli allievi. Lo dico a ragion veduta. Non solo per gli incarichi assunti durante la mia attività scolastica, ma anche per quelli attuali». Bianchetti ricorda infatti di «lavorare al momento per tre agenzie formative come ‘educazione 21’ (che propone attività di approfondimento nell’ambito dello sviluppo sostenibile e nella lotta contro il razzismo), ‘Lingue e Sport’ e ‘La gioventù dibatte’. Sono tutte realtà che puntano moltissimo sulle attività extrascolastiche per formare il cittadino di domani. Così, allo stesso modo, deve fare la scuola».

‘Nessuna consultazione con i genitori’

Un altro aspetto contestato da Daniele Bianchetti, e che, dice, lo «sorprende», è che la decisione del plenum dei docenti «sia stata presa senza prima aver consultato i genitori, che sono uno dei tre pilastri della scuola unitamente ad allievi e docenti». Operazione che a Bellinzona 2, va detto, è complicata, visto che attualmente l’assemblea genitori risulta non attiva. «La stessa ministra dell’Educazione Marina Carobbio – aggiunge Bianchetti –, pur premettendo di capire, come capisco anch’io, la frustrazione dei docenti, ha detto una cosa significativa, e cioè che spera che i docenti continuino a “impegnarsi in un buon insegnamento”, il che per un docente significa mettere in moto tutto quanto possibile per fare bene il proprio lavoro».

Detto questo, «va sottolineato che pensare a dei tagli sulla scuola ticinese è uno sbaglio enorme e penso che su questo possiamo essere tutti d’accordo. Lo dico anche in relazione al rapporto “Scuola ticinese in cifre”, appena uscito, secondo cui il Ticino, come Cantone, continua a piazzarsi fra gli ultimissimi posti nella graduatoria nazionale per spesa pubblica nella scuola», considera l’ex direttore locarnese ed ex presidente della Conferenza cantonale dei direttori di Scuola media. Che aggiunge un altro elemento: «Il plenum di Bellinzona ha chiesto la condivisione del suo punto di vista da parte degli altri plenum ticinesi. Se ciò succedesse su larga scala andremmo incontro a un’importante deriva del sistema scolastico, a tutto detrimento degli allievi che ne sono il fulcro».

‘Bisogna essere proattivi’

Ma come rispondere, allora, a una prospettiva considerata sbagliata? E come farlo con una forza adeguata alla “provocazione”? «È chiaro che di fronte alla mannaia dei tagli non si può abbassare la testa, e bene fanno i docenti a reagire. Ma non in questi termini. Io non ho la bacchetta magica, ma di una cosa sono convinto: la scuola deve tentare di trasformare una situazione negativa in una situazione positiva, essendo proattiva, aprendo un ampio dibattito che coinvolga appunto le famiglie. E in quell’ambito, con una sorta di “patto sociale” fra istituto e genitori, si prenda poi posizione, e magari anche si decida come rispondere concretamente, come istituto, alla prospettiva dei tagli».

Infine, «questo tipo di lavoro può essere fatto in tutti gli istituti, tramite la Conferenza dei presidenti dei plenum, in maniera tale che unitamente alla giusta opposizione si possa condurre un esame critico e concordare infine un’azione condivisa».