Cresce l’adesione all’appello indirizzato alla politica. A sostegno molti comitati dei genitori di allievi. Longo: oggi la consegna al Gran Consiglio
Non è passato certo inosservato l’appello – promosso e presentato nelle scorse settimane dalla Ccg, la Conferenza cantonale dei genitori, con il sostegno di altre undici associazioni attive nel mondo sociale e in quello scolastico – all’indirizzo di governo e parlamento ticinesi affinché le finanze pubbliche non vengano più risanate a suon di tagli “a spese dei più deboli”. Nel frattempo vi hanno infatti aderito «i comitati dei genitori di allievi di ventisette scuole medie cantonali, dodici tra comitati genitori e gruppi di genitori intercomunali di allievi delle scuole elementari e i comitati di genitori attivi in due licei». I numeri arrivano dal presidente della Conferenza dei genitori Pierfranco Longo, interpellato dalla ‘Regione’.
«Consegneremo il testo dell’appello domani (oggi, ndr.), prima dell’inizio della sessione parlamentare, al presidente del Gran Consiglio Michele Guerra – aggiunge Longo –. Chiediamo un dietrofront alle istituzioni sui tagli di personale nella scuola e nel sociosanitario, tagli decisi con l’approvazione del Preventivo 2024 del Cantone. Chiediamo quindi a Consiglio di Stato e Gran Consiglio di non ripetere l’esercizio con il Preventivo 2025 nell’ambito del quale è stata prospettata una manovra di risparmi ancor più dolorosa della precedente». Sullo sfondo della petizione ci sono «dodici associazioni attive a livello cantonale a sostegno delle famiglie e nei settori della scuola, della salute dei giovani e della genitorialità». E poi c’è l’adesione di molti comitati di genitori di allievi della scuola dell’obbligo. «Nonostante le ultime settimane dell’anno scolastico siano tra le più impegnative per i genitori – tra colloqui di consegna delle pagelle, scelte per l’iscrizione al prossimo anno scolastico, animazione feste scolastiche e preparazione corsi di recupero estivi, gare, saggi e altro – oltre venticinque Comitati di genitori delle Assemblee di scuole medie cantonali, diversi comitati di scuole elementari e di due licei, hanno appoggiato questo appello – sottolinea il presidente della Conferenza dei genitori –. Negli ultimi trent’anni la Ccg non ha mai visto una mobilitazione spontanea di questa entità a protezione della scuola pubblica e degli interessi delle famiglie. Ogni giorno riceviamo nuove adesioni. Insomma, è un segnale molto chiaro. Che merita un ascolto attento delle istituzioni e della politica».
L’appello è dunque sostenuto da un numero importante anche di comitati dei genitori di allievi e allieve di scuola media e di quella elementare. «Il che dimostra che le preoccupazioni dei docenti sono condivise anche dalle famiglie, segno che pure i genitori, cittadini contribuenti, temono un peggioramento delle condizioni di apprendimento se si continua con la politica dei tagli», evidenzia Alessandro Frigeri, copresidente del Movimento della scuola. «Del Preventivo 2025 del Cantone – aggiunge – ancora non si sa nulla, dal governo non abbiamo al momento indicazioni, ma già per l’anno scolastico 2024/2025, che è in preparazione, pare che si adotteranno misure di risparmio sul monte ore dei singoli istituti e sui servizi collaterali per applicare la sostituzione solo parziale del personale partente». Se la manovra bis di risparmi «dovesse essere ancora più incisiva della precedente, come ha ventilato nei mesi scorsi il Consiglio di Stato, la scuola avrebbe grossi problemi». Il mantra: occorre arrivare a breve al pareggio di bilancio… «È soprattutto negli ultimi dieci anni che parte della politica guarda in maniera ossessiva ai conti del Cantone non appena spunta del rosso, ma l’economia dal punto di vista congiunturale ha un andamento ondivago che porta ad avere anche dei disavanzi nei bilanci pubblici: ciò però giustifica l’introduzione di misure che rischiano di avere ripercussioni strutturali? A furia di tagli si va verso una perdita importante di attrattiva della professione di docente. La difficoltà di trovare insegnanti di matematica e tedesco ne è un esempio».
«I motivi per essere preoccupati, parecchio preoccupati, non mancano»: secondo Adriano Merlini, presidente dei docenti iscritti alla Vpod, il mondo della scuola è in attesa del secondo giro di tagli senza aver ancora potuto valutare le reali conseguenze di quelli contenuti nel Preventivo 2024. «Non si è ancora capito come verrà applicata la mancata sostituzione del venti per cento del personale partente, ma già si parla di nuove riduzioni di spesa». Tagli che in autunno potrebbero essere ancora più ingenti dello scorso anno. «È una delle nostre paure. Sappiamo che il Decs (il Dipartimento educazione cultura e sport, ndr) lo scorso anno non è stato toccato in modo particolarmente marcato, e non vogliamo che lo sia ora, quando la manovra di rientro sarà ancora più decisa». E le preoccupazioni sono concrete: «Sento già qualcuno parlare di alzare il numero di allievi per classe e mi cascano le braccia. Come sindacati ci abbiamo messo venti anni per ottenere risultati in questo ambito». Continua Merlini: «L’aumento diffuso del malessere nella società si riversa nella scuola e va a caricare ulteriormente i docenti».
«Ci sono una superficialità e una contraddizione evidente nella classe politica», va dritto al punto Gianluca D’Ettorre, presidente di Ocst sezione docenti. «Da una parte si chiedono alla scuola nuovi compiti e nuove responsabilità, dall’altra si tagliano le risorse a disposizione». Nel concreto: «Dire che si risparmia sul personale amministrativo vuol dire anche incidere sulla qualità dell’insegnamento. Pensiamo solo al ruolo fondamentale della segreteria all’interno di un istituto scolastico, se viene indebolito questo servizio alcuni compiti ricadono direttamente sui docenti. Ci sono poi biblioteche, custodi e altre figure professionali che operano nel mondo della scuola. È sbagliato limitarsi a parlare dei docenti». Senza dimenticare poi tutti i progetti messi in campo dal Dipartimento, su indicazione del Gran Consiglio, che rischiano di essere rimandati. «Questo aspetto è un po’ la punta dell’iceberg – rileva D’Ettorre –. Sperimentare e provare nuove strade d’insegnamento per aggiornarsi richiede tempo e risorse. Vedo difficile andare in questa direzione se si mette in discussione quella che è l’attività ordinaria». A cominciare dal numero di allievi per classe, «che non deve essere aumentato assolutamente. Più allievi per insegnante vuol dire meno qualità d’apprendimento». Per il presidente di Ocst docenti il messaggio che deve giungere «forte e chiaro» a governo e parlamento è che «bisogna essere conseguenti tra quello che si vuole dal mondo della scuola e quello che si è disposti a mettere a disposizione come risorse».
Per Katya Cometta, alla testa dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni, «si rischia molto grosso se si tolgono risorse a componenti essenziali per il funzionamento dello Stato e della società, e la scuola è una di queste componenti». Prosegue: «Già in Ticino si investe meno nella scuola rispetto ad altri cantoni, se si continua con i tagli si finisce addirittura per disinvestire, per giunta in un settore estremamente sensibile». Si tratta dunque di destinare le necessarie risorse «per garantire condizioni di apprendimento, e di insegnamento, ideali», ricorda Cometta, che fa parte anche del gruppo di accompagnamento, designato dal Gran Consiglio, alla sperimentazione sul superamento dei livelli alle medie. Cometta nota comunque un cambio di passo ai vertici del Decs. La consigliera di Stato Marina Carobbio «è molto determinata nel difendere il ruolo dello Stato nella scuola pubblica. E sa ascoltare».