La perizia sul prefabbricato Lavizzari, futura sede del Sop, forniva indicazioni precise che la ditta di impianti elettrici non ha rispettato
Sarà bonificata da una ditta specializzata l’ala dello stabile prefabbricato Lavizzari di Bellinzona dove nei giorni scorsi è stata riscontrata la liberazione accidentale di particelle di amianto in quantità significative, ma comunque al di sotto (la metà) del valore di soglia fissato dalla legge e considerato dalla Suva nell’ambito della salute sul lavoro. Rispetto a quanto comunicato venerdì dal Municipio, e in base a quanto si è finora potuto accertare, emergono oggi alcuni dettagli sulla dinamica dell’accaduto. La parte toccata dal problema, ricordiamo, è l’ala nord più vicina al confinante ex Stallone e destinata ad accogliere nei prossimi mesi la sede provvisoria del Servizio opere pubbliche della Città (Sop). I lavori non riguardano per contro l’altra ala, rivolta a sud e dotata di entrata separata, che accoglie un centro extrascolastico nel quale le analisi hanno escluso la presenza di amianto libero nell’aria.
Nell’ala nord il funzionamento del Sop necessita di una serie di modifiche infrastrutturali interne, come ad esempio la posa di pareti divisorie e la cablatura dei servizi elettrici e informatici. Ed è proprio in questo ultimo ambito che si è creato il problema. Stando a nostre informazioni, la ditta di impianti elettrici incaricata dell’opera non avrebbe – il condizionale è d’obbligo essendo in corso una doppia inchiesta di Suva e Municipio – scrupolosamente rispettato le indicazioni contenute nella perizia eseguita diversi mesi fa da una ditta specializzata sulla presenza, confermata, di amianto nel vecchio prefabbricato. Presenza che obbliga a non intervenire fisicamente sulle parti dello stabile contenenti il materiale cancerogeno usato nei decenni passati nei materiali da costruzione (colle, isolanti ecc.) in virtù delle sue riconosciute proprietà isolanti. Microfibre che se inalate possono causare seri problemi di salute. Perciò determinate lavorazioni che richiedono la modifica, il taglio, la perforazione, la rottura, l'asportazione o la demolizione di parti con amianto sono consentite unicamente a ditte specializzate.
Nel caso in questione, la posa di diversi metri di canaline elettriche che alloggiano i cavi è stata effettuata da un operaio di una ditta esterna infilando decine di viti nelle pareti contenenti amianto, anziché in quelle prive di rischio indicate dalla perizia. Scoperto l’errore, Suva e Municipio hanno subito bloccato il cantiere e avviato le verifiche ambientali che, come detto, hanno confermato la liberazione di fibre nell’aria. “I primi riscontri – concludeva il comunicato diramato venerdì dal Municipio – indicherebbero una situazione non grave e non di particolare rischio o pericolo”. Tutti gli operai presenti in questo periodo sono stati informati venerdì scorso dell’accaduto e in particolare per uno di essi – quello che ha materialmente eseguito la posa della canalina – è previsto un monitoraggio della salute nell’arco di diversi anni.