Tra i nove Premi svizzeri delle arti sceniche, la giornalista e promotrice culturale ticinese commenta, ed è una dichiarazione d'amore per la danza
«È uno splendido stordimento», dice Tiziana Conte, fresca vincitrice di uno dei nove Premi svizzeri delle arti sceniche, quelli che seguono a ruota l’Anello Hans Reinhart conferito alla coreografa Cindy Van Acker. Nel documento dell’Ufficio federale della Cultura (Ufc), che riassume nomi e motivazioni dei riconoscimenti, la giornalista e operatrice culturale ticinese è definita “instancabile promotrice della danza”. Nel riepilogare le tappe di tale sforzo – la direzione artistica di Chiassodanza dal 2002 al 2010, l’impegno in Progetto Danza e il coordinamento delle Giornate di danza contemporanea svizzera, nel 2009 di stampo ticinese – l’Ufc cita anche la Festa danzante in Ticino e la più recente ‘Isadora – Piattaforma danza’, la struttura che vuole sostenere e coordinare gli eventi di danza nel nostro cantone.
«Sono evidentemente molto felice», continua Conte, «perché è un riconoscimento che viene dalla Confederazione, con la quale ho sempre coltivato buoni rapporti, anche intensi. E poi perché, parlando di danza, si rimane sempre in un ambito un poco pionieristico, a volte la bussola non segna il nord e questi premi aiutano a ritrovarlo». Premi che «se anche non cambiano la vita, si spera possano modificare le dinamiche in una disciplina nella quale, unitamente a quanto mi sento di avere fatto per la cultura in generale, ho investito moltissimo e che sappiamo essere ancora molto fragile».
Detto con parole dei membri di giuria Marco Cantalupo e Mark Wuest, “se la danza in Ticino continua a crescere, è anche grazie al lavoro che Tiziana Conte e pochi altri appassionati hanno svolto durante decenni, senza contare il tempo, gli sforzi, i soldi, le difficoltà, l’indifferenza di determinati interlocutori”. A questo proposito, detto con parole di Conte: «Con la Festa danzante e Isadora, il mio obiettivo è quello di sensibilizzare un pubblico più vasto sulla danza, che si può amare soltanto se la si conosce. La mia è una visione politica, la danza è in ogni cosa, è capace di trasformare i nostri corpi». Due sono per Conte gli auspici legati a Isadora, nello specifico: «Visibilità per la danza, ma anche la definizione di un modo di lavorare, collaborativo, proprio della messa in rete delle esperienze, concetto che potrebbe suonare moralistico ma che noi speriamo diventi pratica condivisa e quotidiana». Insomma, l’unione fa sempre la forza, «o, come dicono in Toscana, sette fili fanno uno spago».
Quanto alla “indifferenza di determinati interlocutori” di cui sopra: «Questo premio è un momento di gioia e di festa, ma credo possa far riflettere in positivo anche le istituzioni con cui collaboriamo, soprattutto quelle pubbliche, sempre in ottica di sensibilizzazione e visibilità». Quelle ticinesi in particolare, visto che Conte opera in Ticino: «Chiasso Danza è stato un festival durato 23 anni e che purtroppo non si è più potuto fare. Ci sono istituzioni importanti come il Lac, che fa un egregio lavoro per la danza. Spero vivamente che la politica culturale del cantone diventi sempre più sensibile e attenta alla danza e alle arti performative in generale». Perché «non esistono tante compagnie di danza in Ticino, faticano a stabilirsi qui. È vero che vi è un’attitudine itinerante in questa disciplina, ma è vero anche che molti giovani talenti preferiscono spostarsi altrove. Per quel che mi riguarda, sono una persona che intende il proprio lavoro come militanza, forse per una questione di storia generazionale, ma è un po’ difficile che oggi la militanza sia l’unico modo per potersi affermare. Si sono aperti importanti dibattiti relativi al salario minimo, al riconoscimento delle prestazioni sociali, temi che si stanno affrontando».
E mentre questo accade, un altro auspicio: «Il premio è stato conferito a una persona nata e cresciuta in Ticino, che con entusiasmo ci ha provato e ci prova ancora. Credo sia stato riconosciuto l'atto del gettare semi, dai quali spesso nascono belle situazioni. Le mie, sono tutte scritte sul mio corpo».