laR+ IL COMMENTO

L’escalation delle bombe a grappolo

La ragione militare della mossa americana è chiara, così come chiaro è purtroppo l’atroce ulteriore degrado umano e simbolico di questa guerra europea

In sintesi:
  • Mosca non deve rispondere all’opinione pubblica dei suoi crimini, dei suoi vili attacchi, ma l’Occidente sì
  • Questo tipo di bomba, se inesplosa contamina per decenni il suolo mettendo a rischio la vita delle popolazioni
  • L’Europa le ha vietate, ma Usa, Russia, Cina, Iran e Cina non hanno mai firmato quel trattato
Una cluster bomb finita su una tomba
(Keystone)
10 luglio 2023
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Sono strumenti devastanti. Gli americani le chiamano “daisy cutter”, taglia margherite. In altri Stati portano acronimi diversi, ma il loro funzionamento è identico e ugualmente perverso. Enormi ordigni (fino a 7 tonnellate) sganciati ad alta quota da bombardieri o elicotteri; un paracadute ne rallenta la discesa quando giungono a qualche centinaio di metri dal suolo, la cluster bomb esplode rilasciando su una area la più vasta possibile (fino a una quarantina di chilometri) grappoli di mini ordigni, le submunizioni, che deflagrano a contatto col terreno o con il bersaglio.

Una percentuale di esse (tra il 2% e il 30% a seconda dei modelli) rimane inesplosa contaminando per decenni il suolo e mettendo a rischio la vita delle popolazioni. Ne sanno qualcosa gli afghani alle prese ancora oggi con i “pappagalli verdi” (soprannome dato alle micidiali Pfm-1 sovietiche): ne sono rimasti inesplosi centinaia di migliaia dai tempi della decennale guerra scatenata con l’invasione del 1979. Messe al bando dalla Convention Cluster Munitions (Ccm), trattato firmato 15 anni fa, ritornano oggi sul proscenio dell’attualità di un conflitto vieppiù crudele e incontrollato.


Le mini-bombe contenute nella cluster bomb

In realtà il divieto è circoscritto: se l’Europa unita lo ha sottoscritto, nella lista dei firmatari mancano i nomi di Cina, Iran, Russia e Stati Uniti. Washington ha usato le cluster bomb in Iraq, Mosca non ha mai cessato di ricorrere a questi ordigni micidiali in Cecenia, Siria e ora Ucraina. Biden risponde dunque alle richieste di Kiev e se ci atteniamo a una fredda logica, la fornitura di bombe a grappolo risponde alla necessità di combattere ad armi pari.

Questo tipo di ordigno, che colpisce in modo marcatamente indiscriminato militari e civili, case e tank, è tatticamente estremamente efficace: consente a Kiev di compensare lo squilibrio evidente con le unità d’artiglieria russe. Se Francia e Gran Bretagna hanno coerentemente con il Ccm risposto picche alla richiesta di Zelensky, Washington la accoglie (seppur controvoglia) per la consapevolezza che le riserve di munizioni nei suoi arsenali sono ormai insufficienti a garantire il prosieguo delle forniture a Kiev. Il ricorso alle bombe a grappolo è l’ammissione di una chiara difficoltà a proseguire la controffensiva.

La ragion militare è chiara, così come chiaro è purtroppo l’atroce ulteriore degrado umano e simbolico di questa guerra europea. La Russia non ha mai esitato negli anni a colpire indiscriminatamente civili, ospedali, scuole, a radere al suolo interi quartieri come a Grozny o Aleppo. Mosca non deve rispondere all’opinione pubblica dei suoi crimini, dei sui vili attacchi (Le Monde) contro le popolazioni, di massacri di soldati.


Keystone
Cluster bomb in Libano

La superiorità morale delle democrazie dovrebbe consistere proprio nel rispetto del diritto, delle convenzioni e dell’etica militare (esiste, anche se suona come un ossimoro). Per questo la madre di tutte le guerre mediorientali, quella scatenata dagli Usa (non dalla Nato come erroneamente spesso è stato scritto) per portare a cannonate la democrazia in Iraq nel 2003, rimane una macchia indelebile sulla recente storia americana. Il ricorso ai “taglia margherite”, ancorché tatticamente utile, costituisce un pericoloso ulteriore passo su quel piano inclinato che ci porta inevitabilmente tutti verso la sconfitta morale.