I risultati di Cristina Zanini Barzaghi, Tessa Prati, Mattea David e Boas Erez alle elezioni cantonali aprono di fatto la campagna per le comunali 2024
Il 14 aprile 2024 si chiuderà una legislatura breve e, quantomeno per Lugano, decisamente infausta. Manca ancora un anno alle elezioni comunali, ma nella più grande città del cantone le manovre sono già iniziate. Da mesi. Pubblicamente, con la candidatura della municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi al Gran Consiglio. La sua elezione apre ora i giochi in un’area uscita scottata dalle cantonali. Ma gli equilibri cittadini sono sufficientemente precari in tutti gli schieramenti politici, da rendere imprevedibile e di interesse cantonale l’esito della campagna.
Il successo di Zanini Barzaghi è una buona notizia, non solo per lei ma anche per l’area. Per ripresentarsi alle comunali dovrebbe ottenere una deroga, che già di partenza appariva poco scontata e che alla luce del suo ingresso a Palazzo delle Orsoline sembra ancor meno probabile. Ma non ingiustificabile. Un ricambio può essere positivo, a patto di avere valide alternative. Oltre alla municipale sono state elette Tessa Prati e Mattea David, già oggi le giovani luganesi più in vista. Seppur politicamente dotate, sono ancora relativamente inesperte. Giocheranno la carta della doppia rappresentanza fra esecutivo cittadino e legislativo cantonale per dar spessore alle proprie candidature e puntare al Municipio?
Altro papabile da monitorare è Boas Erez. L’ex rettore dell’Usi è stato il secondo più votato della lista per il Consiglio di Stato. Volto noto, è però un esordiente nella politica ticinese. Un buon risultato il suo dunque. Ma ci sono almeno due ostacoli sul suo percorso. In primis, la sua appartenenza politica. Se Ps e Verdi dovessero, com’è nell’aria, riproporre l’alleanza per il Municipio, l’elettorato rossoverde accetterebbe di essere rappresentato a Palazzo Civico da un municipale della società civile? O questo porterebbe a esclusioni eccellenti, tensioni e scissioni come a livello cantonale? L’altro potenziale freno è il suo ruolo nel dossier più spinoso della legislatura: i rapporti con l’autogestione e il controverso abbattimento parziale dell’ex Macello. Certo, a sinistra non sono state risparmiate critiche per la gestione della crisi. Ma Erez non era ancora in politica. E sebbene si sia sempre espresso con parole e toni pacati, la sua è stata un’autorevole voce fuori dal coro che aveva infastidito e non poco, in un momento nel quale si stava cercando un consenso il più ampio possibile in vista dell’imminente sgombero. Acqua passata? Nel dubbio, ancor più che per gli affari luganesi il suo profilo – vista la sua biografia – appare centrato come candidato per le elezioni federali di ottobre.
Ci sono poi i Verdi. Giovani interessanti ne hanno pure loro, le consigliere comunali Deborah Meili e Marisa Mengotti per esempio, ma sono orfani del capo carismatico Nicola Schönenberger. Con le sue competenze era in grado non solo di tener testa all’ex sindaco Marco Borradori nei dibattiti, ma anche di fungere da valido contrappeso a Zanini Barzaghi. La sinistra luganese ha davanti a sé ora un arduo compito: rinnovare il dualismo che l’ha guidata per un decennio con nuove figure di peso. A Lugano, dati alla mano, alle cantonali l’area è riuscita ad arginare meglio la sconfitta rispetto ad altre zone. Da Lugano dunque, se si gioca bene le proprie carte, potrebbe ripartire. Inevitabile che nel prossimo anno gli occhi rossoverdi siano puntati sul Ceresio.