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Psicoterapia e LaMal, il cerchiobottismo e l’occasione mancata

Le nuove norme sull’assunzione dei costi della psicoterapia sono un passo avanti, ma troppi paletti ne smorzano la portata a detrimento dei pazienti

In sintesi:
  • La limitazione dell'assunzione di costi a terapie prestate da psicoterapeuti in formazione soltanto se impiegati presso ‘organizzazioni’ sta creando seri problemi a questi ultimi
  • Troppi requisiti hanno di fatto ristretto la platea dei possibili beneficiari dell'assunzione dei costi
(Depositphotos)
24 gennaio 2023
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È stata certamente mossa da ottime intenzioni la decisione del Consiglio federale di inserire la psicoterapia praticata da psicologi, a partire dal 1º luglio 2022, fra le prestazioni coperte dall’assicurazione malattia di base. In un momento in cui aumenta il numero delle persone con problemi di salute psichica, fra cui molti minori, ciò comporta sicuramente un accesso più immediato alle terapie. Quello che lascia perplessi, tuttavia, è l’aver subordinato l’assunzione dei costi da parte delle casse malati a una serie di requisiti più stretti rispetto al passato, il che da un lato smorza la portata del cambiamento, dall’altro, come emerso nei nostri approfondimenti, sta creando degli effetti collaterali che, in ultima istanza, vanno proprio nel senso contrario a quello voluto dal Consiglio federale.

Non si capisce la necessità di limitare, oltre che agli ospedali, alle sole "organizzazioni" di psicologi-psicoterapeuti (leggasi: Sa o Sagl) e non agli studi individuali la possibilità di fatturare alle casse malati le prestazioni di terapeuti in formazione. Né è chiaro in base a quali principi sia stato fissato il limite di sedute (in tutto 30) oltre il quale è necessaria una valutazione psichiatrica per poter continuare a beneficiare dei rimborsi dei costi delle terapie. Il tutto, ovviamente, per il giubilo degli assicuratori malattia, che vedono restringersi l’ammontare dei costi da rimborsare, considerato l’esiguo numero, rispetto al totale, degli studi che hanno forma giuridica di Sa o Sagl. È chiaro che le casse malati non fanno beneficenza e puntano al profitto, per quanto discutibile ciò possa essere applicato alla salute: se possono evitare di assumersi dei costi, lo faranno.

Far passare la psicoterapia psicologica sotto l’assicurazione di base, e allo stesso tempo restringere in modo così netto la platea di persone o, meglio, di pazienti che possono beneficiare dell’assunzione dei costi da parte di essa sembra quasi il voler dare, da parte del Consiglio federale, un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato si ostenta sensibilità al problema della salute mentale, dall’altro si evita di scontentare troppo le casse malati, agitando a giustificazione lo spauracchio consueto dell’aumento dei costi della salute.

A farne le spese, alla fine, sono, oltre che gli aspiranti psicoterapeuti, confrontati oggi con la difficoltà di completare la formazione, le decine di pazienti a loro carico che oggi si trovano all’improvviso a dover trovare d’urgenza un altro terapeuta, di fatto, rimanendo senza cure se non per casi definiti di rigore. Insomma, quella che doveva essere una svolta importante per la cura della salute mentale ad oggi si rivela l’ennesima riforma fatta con il freno a mano tirato, con il timore di spingersi troppo in là scomodando i ben noti interessi del mondo degli assicuratori malattia. In tempi come questi, un’occasione mancata.

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