Solo i vertici della struttura bellinzonese sono stati rivoltati come un calzino: manca un’analisi generale di quanto accaduto altrove
Nel processo ai vertici della casa anziani di Sementina un fatto appare indiscutibile: mentre i tre imputati – ora in attesa della sentenza che la Pretura penale pronuncerà fra pochi giorni – e la struttura sono stati penalmente e politicamente rivoltati come un calzino, altrettanto non si può dire della sessantina di altri analoghi istituti ticinesi dove fino ad oggi sono morti 428 ospiti con Covid. Né durante la prima ondata, né in quelle successive è stato mai diffuso un quadro esaustivo indicante strutture colpite, in che modo, quando e perché. Mentre di Sementina si sa tutto o quasi, sulle altre è planata una coltre di silenzio, a parte qualche rarissima eccezione laddove il direttore di turno, facendo un doveroso esercizio di trasparenza, si è esposto ammettendo che "sì, il virus è purtroppo entrato anche qui".
I media che a inizio 2020 e nelle ondate successive hanno chiesto dettagli, cifre, situazioni, spiegazioni allo Stato maggiore cantonale di condotta, all’Ufficio del medico cantonale e all’Associazione dei direttori delle case per anziani della Svizzera italiana (Adicasi), si sono sempre sentiti rispondere che non si può entrare nel merito dei singoli casi per non ingenerare pressioni, alimentare polemiche, colpevolizzare innocenti e assolvere colpevoli. Dettagli rimasti ben custoditi nelle segrete stanze degli istituti, delle autorità sanitarie cantonali, dei municipi autorità di nomina e dell’Adicasi nel cui sito – unica eccezione ammessa – la statistica dei decessi è aggiornata in tempo reale.
Né s’intravede oggi, elaborato il senso d’impotenza che ha investito i curanti, una volontà a livello cantonale di ricostruire i fatti e rendere pubblico il risultato. La richiesta Mps per una Commissione parlamentare d’inchiesta è stata congelata due anni fa dalla Sottocommissione finanze del Gran Consiglio in attesa dell’esito penale su Sementina. Che non vedrà molto presto la fine considerati i molto probabili ricorsi alle istanze giudiziarie superiori dopo la sentenza di primo grado. Peraltro ogni volta che una Cpi è stata istituita, la politica vi si è ingarbugliata sopra già solo per scegliere i deputati e tamponare fughe di notizie. Se invece basato su un mandato preciso affidato a un organo esterno alla politica, il lavoro di approfondimento potrebbe mostrare un quadro generale utile a tutti, specie ai dirigenti politici e a quelli operativi di quel grande ramo che è la parte anziana della nostra società. Radiografia che potrebbe anche verificare quanto sia sana o meno la presenza di legami extra istituzionali – personali, familiari e politici – fra i dirigenti delle strutture e le autorità di nomina proprietarie.
L’esecutivo di Bellinzona, messo sotto pressione dall’opposizione, ha preso sottogamba il problema? A Palazzo Civico la reazione verso chi ha chiesto trasparenza e assunzione di responsabilità è stata il più delle volte un muro di gomma. D’altronde chi parla di "intimidazione mafiosa" non può ricevere in cambio empatia, semmai una querela. Tuttavia, cosa il ‘caso Sementina’ con i suoi 22 decessi abbia insegnato e debba ancora insegnare, non può semplicemente subire il peso di una sentenza di colpevolezza o di assoluzione. Il Municipio, al netto delle conseguenze giudiziarie e delle fatture che i tre avvocati difensori gli invieranno, dovrà riattivare la propria inchiesta amministrativa sospesa a suo tempo e verificare, anche, il funzionamento della ‘catena di comando’ verso il Settore anziani comunale. Un esercizio dal quale non potrà chiamarsi fuori.