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‘Se Merlini sapeva, perché non ha detto nulla in Municipio?’

Zanchi, accusato di passività dal suo predecessore alla testa del Dicastero Sicurezza, risponde alle critiche sulla conduzione politica della Polcom

Pierluigi Zanchi
(Ti-Press)
8 novembre 2022
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«Zanchi sapeva tutto ma non ha fatto nulla». È stata pesante, l’accusa mossa sabato su queste pagine dall’ex capodicastero Sicurezza Simone Merlini nei confronti del suo successore, Pierluigi Zanchi. Tanto pesante da giustificare, a conti fatti, il cambio di Dicastero deciso dal Municipio (con l’accordo di Zanchi), con cui la patata bollente della polizia è finita in mano a Davide Giovannacci. Sarà dunque quest’ultimo a gestire le ampie problematiche che caratterizzano il Corpo, spaccato al suo interno e preso di mira (come il suo ormai ex comandante e lo stesso Zanchi) dall’esterno.

Pierluigi Zanchi, Merlini ha maturato una fugace esperienza da municipale, ma a sentir lui in seno alla Polcom ha fatto più di lei da quando ha assunto le redini politiche. Cosa risponde?

Innanzitutto ringrazio Merlini per la possibilità, che mi ha servito sul piatto d’argento, di chiarire alcuni punti. Il primo: se tra i "problemi" rilevati da Merlini ce n’erano alcuni penalmente perseguibili, in quel caso, non segnalandoli alla Magistratura, ha commesso un’infrazione all’art. 104 della Loc. Se invece parliamo delle segnalazioni di carattere gestionale (malcontento nel Corpo, comportamento del comandante, presunta emorragia di agenti) ha comunque infranto i doveri che la carica gli imponeva, ovverosia informare nel dettaglio i colleghi di Municipio riguardo alle tematiche secondo lui particolarmente gravi. Non mi risulta l’abbia fatto.

Merlini saprà, presumibilmente, cosa ha fatto e cosa no (e perché). Dal suo pulpito l’ha comunque accusata di passività rispetto a determinate segnalazioni che imponevano ben altre reazioni politiche.

Dei diversi aspetti segnalatimi dal mio predecessore, quattro li ho ritenuti importanti, erano stati verificati e hanno giustificato l’apertura di procedimenti. La chiama passività? Alcuni sono nel frattempo stati evasi e altri ancora sono in corso o in attesa della fine delle inchieste.

Sarebbe però un fatto che Merlini si è subito adoperato per coinvolgere gli agenti, invitandoli a "vuotare il sacco" su ciò che non andava. Lei ha mai fatto qualcosa del genere fino a quando è rimasto in carica?

A tutto il Corpo di polizia, a Natale 2021, ho mandato una lettera d’auguri nella quale ho comunicato che chi aveva qualcosa da riferire lo poteva fare direttamente con me. Garantivo supporto e massima fiducia. Alcuni agenti infatti si sono espressi e in tre casi ho trovato una soluzione o dato supporto. La mia linea e il mio approccio sono stati totalmente diversi rispetto a quelli del mio predecessore. Per nessuno il cambiamento di mentalità gestionale e operativa è stato facile, ma è indispensabile per migliorare clima e coesione fra chi lavora e anche la fiducia verso la cittadinanza.

A quali azioni in particolare si riferisce?

Un esempio: ogni 5 anni l’ex comandante Bossalini realizzava un’inchiesta interna: in occasione della prima erano emerse una sessantina di esigenze da parte del Corpo e quasi tutte sono state evase. La seconda inchiesta doveva partire in maggio, ma è stata posticipata ad agosto. Ebbene, fra la trentina di ulteriori richieste figurava anche quella di migliorare l’informazione interna. Cosa che è stata fatta ad esempio con l’introduzione di una newsletter: una è uscita in settembre e una, alla quale ho contribuito anch’io, a ottobre. Poi puntavo molto sull’introduzione della "comunicazione empatica" (Cnv), per la quale era stato chiesto un preventivo.

In campo sono scesi anche i sindacati: l’Ocst ha convocato un’assemblea straordinaria dei dipendenti della polizia e ha intenzione di girare al Municipio una serie di proposte d’intervento qualora esse venissero sottoscritte dagli agenti. Perché lei con i sindacati non ha mai interagito?

Dal momento che hanno una loro rappresentanza interna, potevano senz’altro agire loro in primis. La verità è che non si sono mai fatti vedere né sentire. Da loro non è mai stato segnalato nulla prima che il Municipio decidesse l’avvio della prima inchiesta. Mi chiedo come mai, e me lo chiedo ancora di più sapendo che alcuni dei loro affiliati sono gli stessi che hanno riferito a Merlini e poi anche durante la prima inchiesta. La prima richiesta sindacale è stata, sorprendentemente, quella di un cambio di Dicastero, avanzata dal segretario regionale Ocst ma nelle vesti di presidente della sezione Ppd. In base a quale diritto? Su quali oggettivi presupposti? Infatti il Municipio ha risposto picche. Guarda caso ora, con il cambio di Dicastero, gli stessi sindacati si dicono pronti a collaborare. Ma è come mettere un cerotto su una gamba di legno.

Lei prendendo in mano la polizia (tema quantomai lontano dai suoi interessi, per altro), quali obiettivi si era prefissato e quali riscontri ha poi ottenuto, in concreto?

L’assunzione del comandante Bossalini era legata all’idea di istituire una polizia di prossimità, modello nel quale mi riconosco pienamente. Infatti, in questo senso sono stati compiuti, con me al Dicastero, passi da gigante rispetto alla conduzione precedente. Per il resto, nonostante la guerra aperta contro il sottoscritto e il comandante, abbiamo proseguito sulla nostra strada, raggiungendo una ventina di obiettivi (per chi lo desidera, c’è una lista) e avvicinandoci al compimento di un’altra decina. Di quanto sia stata apprezzata questa linea sono testimonianza la percezione positiva della popolazione e i numerosi giudizi positivi ricevuti, sia dai Comuni convenzionati, sia da commerci ed esercizi pubblici, per citare due importanti categorie che non sempre vanno d’amore e d’accordo con chi fissa le regole.

Cosa ha lasciato in sospeso che spera possa venir ripreso e portato avanti dal suo successore?

Mi piacerebbe vedere realizzati alcuni progetti messi in cantiere, tra cui l’introduzione di metodologie innovative come la "comunicazione empatica", la cultura dell’errore e la giustizia riparativa, che hanno dimostrato la loro validità nella risoluzione di conflitti, divergenze e reati. Si tratta di metodologie che evitano di creare nuovi malumori e di far arrabbiare, offendere o colpevolizzare le persone. In un caso interno alla Polcom la Cnv è stata sperimentata con successo. Il modello è quello della polizia olandese, dalla quale deriva anche l’introduzione a Locarno dell’Orsetto poliziotto in pattuglia, come strumento di lavoro in situazioni delicate che coinvolgono bambini (a questo proposito invito gli interessati alla presentazione del libro per bambini, accompagnato da un racconto animato dell’Orsetto poliziotto di Locarno in missione speciale, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, il 20 novembre alle 10 al Palacinema).

Lo avevamo chiesto al comandante Bossalini subito dopo il suo annuncio della partenza dal Corpo, e lo chiediamo anche a lei: come si sente dopo la burrasca?

Il grande rammarico è di trovarmi di fronte a una situazione in cui le problematiche non vengono affrontate in modo costruttivo, ovverosia mantenendo ciò che di buono già c’è e migliorando ciò che va migliorato, aiutando e supportando le persone nelle loro mancanze o lacune. Al contrario, si finisce per demolire. Fatico a capire come in questo modo si creda sia possibile fare dei passi avanti.