laR+ IL COMMENTO

Polcomunale di Locarno, va a segno anche il terzo proiettile

Come una feroce campagna politica ha spinto il comandante Bossalini a immolarsi, lasciando anzitempo il Corpo per andare in prepensionamento

In sintesi:
  • Dopo aver colpito il figlio del comandante e il capodicastero, la campagna anti-Polcom fa cedere il comandante
  • Grandi manovre politiche per cambiare gli equilibri alle prossime elezioni comunali
  • La differenza fra il passato e il presente è nella “corteccia” dei due comandanti
Dimitri Bossalini ha infine fatto un passo indietro
(Ti-Press)
3 novembre 2022
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L’accordo per lo scioglimento consensuale del rapporto di lavoro raggiunto fra il Municipio di Locarno e il comandante della Polcomunale Dimitri Bossalini ci dice che la terza pallottola vagante, fra le molte esplose da un oscuro plotone d’esecuzione, ha finalmente trovato il bersaglio grosso. La prima aveva centrato il figlio del comandante, licenziato dal Municipio per presunti atti di esibizionismo (atti sempre contestati dall’agente, così come il licenziamento, che è stato impugnato); e la seconda aveva colpito il capodicastero Sicurezza Pierluigi Zanchi (Indipendente dei Verdi), liberato dal fardello della polizia, per decisione collegiale del Municipio, con la motivazione ufficiale di una ridistribuzione dei Dicasteri più in linea con gli interessi dei singoli municipali. Sarà anche vero, ma al Municipio ha fatto molto comodo poterlo dire senza tema di smentita.

Ma è evidentemente stato l’ultimo, il proiettile che ha fatto più danni, perché non solo ferisce l’uomo, il professionista e addirittura, a posteriori, il padre, ma colpisce e affonda anche un certo modo di condurre il Corpo di polizia cittadino. Il "metodo Bossalini", subito sposato, per indole, cultura e sensibilità dal suo municipale di riferimento, ha insomma fallito, almeno dal profilo politico. Perché entrambi, in tempi e con motivazioni diverse, hanno voluto, o dovuto, fare un passo indietro.

L’impronta politica del processo sommario intentato contro il Corpo di polizia, il comandante e le persone a lui vicine è chiara. Ed è significativo che le prime accuse "istituzionali" riguardo a una presunta fuga di agenti, sintomo di un presunto grave malessere in seno al Corpo, siano partite proprio dal consigliere comunale Simone Merlini, primo firmatario (unitamente al Ppd Simone Beltrame) della famosa interrogazione interpartitica presentata a febbraio. Per breve tempo il giovane liberale radicale aveva ricoperto, da municipale subentrato a Niccolò Salvioni, la carica di capodicastero Sicurezza. Osservando per alcuni mesi le dinamiche del Corpo dall’interno, e decidendo di sfruttare a dovere le indicazioni sfavorevoli a Bossalini e al suo "metodo", Merlini ci ha messo il carico autoerigendosi a rappresentante dell’ampia e scafata fazione – non solo politica, ma anche "tecnica" – impegnata nella demolizione di Bossalini, dei suoi familiari e anche del Corpo nella sua interezza, se lo intendiamo come emanazione del comandante.

Da questo circo di barnumiana memoria, fatto di nani, pagliacci e mangiafuoco, emerge inoltre un’altra e più ampia missione politica: screditare e fare tornare al loro posto i Verdi, che con l’Indipendente Zanchi avevano strappato al Ppd uno dei suoi due seggi in Municipio. Zanchi, generoso e ingenuo, convinto di poter fare giustizia con la sola forza degli ideali, ci è finito in mezzo. Così lo hanno stritolato. Non possiamo dimenticare che più volte, a gran voce, il desiderio di un cambio di Dicastero è stato espresso dal presidente del Ppd cittadino Marco Pellegrini, sicuro candidato alla riconquista della seconda poltrona popolare democratica nella sala al primo piano di Palazzo Marcacci in occasione delle prossime elezioni comunali. Lo stesso Pellegrini che è tra l’altro alto rappresentante regionale di quel sindacato Ocst che ha convocato la prossima assemblea straordinaria degli impiegati del Corpo, proponendo loro una serie di misure da eventualmente sottoporre al Municipio.

Un ultimo punto appare essenziale: se il funzionamento del Corpo di polizia cittadino è oggi in qualche modo in difetto, non lo era certamente di meno prima che il Comando venisse assunto, 6 anni fa, da Dimitri Bossalini. Lo ha ricordato, con un coraggioso contributo apparso sul nostro giornale, l’ex municipale socialista Ronnie Moretti: un altro, come poi successo a Merlini, che gli ingranaggi li ha visti girare e/o ingripparsi dall’interno della macchina. La differenza fra il presente e il passato sta tutta o in gran parte nel profilo del comandante. Per un Bossalini che va oggi in bici (ed è caduto) avevamo un tempo un Silvano Stern altrettanto capace, ma con ben altra corteccia: lui preferiva la Ferrari e la guidava con sicurezza (forse senza troppo badare ai radar, o almeno sapendo prima dov’erano stati messi).