Il capodicastero Sicurezza Zanchi e il comandante della Polcomunale di Locarno Bossalini difendono il proprio operato e quello dei loro agenti.
«È vero, c’è un’inchiesta amministrativa in corso e in base a ciò che emergerà saremo i primi a prendere eventuali provvedimenti, ma questo non inficia l’operatività della Polizia comunale di Locarno, che sta svolgendo un ottimo lavoro».
È in sintesi il messaggio che hanno voluto lanciare congiuntamente il capodicastero Sicurezza (e Città dell’Energia) di Locarno Pierluigi Zanchi e il comandante della Polizia comunale Dimitri Bossalini. Un messaggio rivolto attraverso i media alla popolazione e internamente anche ai propri dipendenti per trasmettere trasparenza e serenità, ma anche una sorta di risposta a chi negli scorsi mesi non ha risparmiato aspre critiche – comprese accuse di blocchi delle promozioni, mobbing, favoritismi e, più in generale, mancanza di dialogo fra il Comando e il resto del Corpo – nei confronti di coloro che dirigono le forze dell’ordine cittadine.
Tutto è partito, ricordiamo, con un’interrogazione interpartitica a 22 firme (primi firmatari Simone Beltrame, "Per Locarno", e Simone Merlini, Plr) che lo scorso febbraio ha chiesto al Municipio lumi sulla partenza di circa "12 agenti in questo periodo". Cifre subito ridimensionate da Zanchi ma che hanno comunque portato, unitamente ad altre segnalazioni, l’Esecutivo della città sul Verbano a volerci vedere chiaro, nello specifico aprendo un’inchiesta amministrativa sulla Polizia comunale affidata all’ex procuratore pubblico Marco Bertoli. Una raccolta di informazioni non ancora conclusa ma di cui è già stato presentato al Municipio un rapporto intermedio (la scorsa settimana), cosa che non ha impedito a Marco Pellegrini, presidente della sezione cittadina del Ppd e già municipale di Locarno, di arrivare a proporre di affidare ad interim il Dicastero sicurezza (di cui era stato lui stesso alla guida) al sindaco Alain Scherrer.
«Non è nel mio modo di fare rispondere agli attacchi personali con altri attacchi, ho sempre risposto e risponderò invece con proposte e soluzioni», ha esordito Zanchi, il quale dopo aver sottolineato come «il fatto che non aderisco da tre anni ad alcun partito (è un indipendente eletto, nell’aprile 2021, nella lista dei Verdi, ndr) forse è un elemento di disturbo», ha parlato di un corpo di polizia «abbastanza in sofferenza, non tanto per l’inchiesta in corso – voluta dall’intero Municipio, me compreso – ma per il fatto che dal punto di vista operativo le cose non stanno come sono state dipinte». Il municipale locarnese ha ribadito che «se l’inchiesta rivelerà che ci sono stati atteggiamenti o modi di agire che non si addicono a funzionari di polizia, i responsabili ne pagheranno dazio», sottolineando però anche come «a fronte di questo paventato sconquasso, i risultati operativi e gli apprezzamenti che riceviamo costantemente dicono ben altro». E presentando una lista di 23 obiettivi raggiunti dal Dicastero in poco più di un anno sotto la sua direzione – si va ad esempio dall’approccio diverso nella gestione delle manifestazioni alle diverse convenzioni e riorganizzazioni, passando per l’introduzione anticipata degli operatori di strada, dell’Orsetto poliziotto per i casi delicati in cui sono coinvolti bambini e dei "caffè incontro" con la popolazione –.
Quanto al presunto fuggi fuggi di agenti, pur non potendo entrare nei dettagli in quanto ancora pendente la risposta del Municipo (che aspetta la fine dell’inchiesta) all’interrogazione interpartitica, il membro dell’Esecutivo locarnese ha ribadito come il numero di partenti indicato nella stessa (circa 12) «lo si raggiunge sull’arco di cinque anni (ossia da quando Bossalini ha assunto il comando, ndr) e non nell’ultimo periodo». E questo «senza tenere conto che gli arrivi sono stati il doppio».
Zanchi ha inoltre aggiunto che «su 60 effettivi, qualche scontento c’è sempre» e che al suo arrivo lo stesso Bossalini «ha fatto allestire un resoconto da tutti i capi area», dal quale sono emersi «una sessantina di aspetti da migliorare, e in 56 casi è già stato fatto». Un’operazione che sarebbe stata effettuata nuovamente a maggio di quest’anno, ma poi "congelata" dall’inchiesta amministrativa.
Lo stesso comandante oltre a respingere fermamente tutte le accuse, mobbing in primis, ha tenuto a precisare come «dal momento in cui si ricevono delle segnalazioni, è giusto effettuare tutte le verifiche del caso (l’inchiesta amministrativa, ndr) ed eventualmente intervenire, ma non significa automaticamente che ci sono dei problemi», spiegando poi che «tutte le città in cui la Polizia opera su 24 ore registrano una fuga di agenti, perché le nuove generazioni hanno una disponibilità diversa rispetto a quelle del passato e danno priorità ad esempio alla famiglia. Visto anche il livellamento delle paghe, è comprensibile».
Sul presunto malcontento che si sarebbe venuto a creare all’interno della Polcomunale locarnese, l’ex comandante della Polizia del Vedeggio (incarico che ha lasciato nella primavera del 2017, quando è passato sulle rive del Lago Maggiore) ha fatto notare come «è inevitabile che si crei del malumore – anche dove le cose funzionano bene – se si mettono in giro illazioni parlando di mobbing eccetera».
A far storcere il naso ad alcuni, l’appartenenza al Corpo di polizia locarnese (di cui faceva però già parte prima dell’arrivo del padre) del figlio di Bossalini… «La sua presenza (in qualità di appuntato e referente per le giovani leve, ndr) è un problema solo se lo si vuole vedere come tale, anche perché lascio qualsiasi decisione che lo riguarda al vicecomandante e non c’è mai stata disparità di trattamento».
Una situazione quest’ultima ereditata da Zanchi dalla precedente gestione, ma allo stesso modo non ritenuta un problema dal municipale, il quale aggiunge però che «se l’inchiesta evidenzierà delle criticità, cercheremo delle soluzioni».
In conclusione, quando abbiamo chiesto ai nostri interlocutori se avessero comunque un "mea culpa" da recitare per la situazione che si è venuta a creare, Zanchi ha risposto «per ora no, anche perché aspetto di scoprire gli input e la percezione che hanno avuto gli agenti e chi ha lavorato con me in questo anno. Chi fa rischia sempre di sbagliare di più di chi non fa e di cose da fare ce ne sono davvero tante. In ogni caso non ho dubbi, i risultati dell’inchiesta non inficeranno il lavoro svolto, piuttosto ci permetteranno di correggere il tiro».
Quanto a Bossalini, si è detto «contentissimo dell’orientamento dato in questi cinque anni, che è poi quello indicato al Municipio al momento del mio insediamento. Poi sicuramente si può sempre migliorare, sposo la cultura dell’errore e ne commetto anche io, ma sono il primo a mettermi in discussione e anche per questo la mia porta è sempre aperta e sono sempre pronto a sedermi a un tavolo per trovare delle soluzioni».