La disavventura di una bleniese sopra Ghirone: ‘Quei cani sono i ranger della Greina! Un vero problema per gli escursionisti’
Rocambolesca disavventura quella vissuta settimana scorsa da una 49enne bleniese imbattutasi sopra Ghirone in tre maremmani molto ben determinati a fare il loro lavoro. Il luogo – il sentiero ufficiale che porta al Pian Geirett – è quello noto per la presenza, nel vicino Alpe Camadra, di cani da protezione delle greggi minacciate dal lupo. Stando alle mappe di Swisstopo il sentiero lambisce l’area senza attraversarla. Ciò che dovrebbe tranquillizzare gli escursionisti diretti in Greina. Eppure settimana scorsa, come per episodi precedenti di cui abbiamo riferito negli ultimi mesi e anni, i tre cani si trovavano fuori dalla loro area di competenza, appunto in prossimità del sentiero.
Qui come in altre regioni montane del Ticino, la situazione è irrisolta ormai da lungo tempo nonostante le campagne di sensibilizzazione fatte. Con grande arrabbiatura del settore turistico che ha ripetutamente sollecitato le autorità affinché tengano in debita considerazione non solo gli interessi del lupo, quale animale protetto, e del settore primario. Rispondendo alle interrogazioni parlamentari, il Consiglio federale già l’anno scorso aveva incoraggiato Cantoni, agricoltori e turisti a fare ciascuno la sua parte per una corretta convivenza. Ma i vari episodi, ancora recenti, indicano che l’appello è stato vano e che il problema in talune zone persiste come prima.
«Proprio così», attacca la nostra interlocutrice che accetta di descrivere nei dettagli quanto accadutole il 13 ottobre: «Stavo salendo in compagnia del mio barboncino quando improvvisamente mi imbatto nei tre maremmani. I quali, usciti dal recinto, si trovano ad alcune centinaia di metri dal loro gregge di pecore. In modo molto insistente e aggressivo iniziano ad abbaiarmi addosso. Essendo pratica della zona, abituata a camminare e attrezzata di scarponi, cerco di tenerli a distanza adottando i consigli degli esperti. Cerco insomma di allontanarmi muovendomi con prudenza e senza sfidarli. Ma loro non mollano e abbaiando ininterrottamente m’inseguono finché mi vedo costretta a trovare riparo arrampicandomi sul ramo di un albero. Passano diversi minuti e non vedendo altre vie d’uscita allerto mio marito col cellulare. Lui fortunatamente si trova nella regione per fare dei lavori, capisce che mi trovo realmente in pericolo, si mette subito al volante e risale la valle per venire in mio soccorso. Vedendo l’auto in lontananza prendo coraggio, scendo dalla pianta e cerco una via di fuga approfittando del fatto che due maremmani nel frattempo si allontanano un pochino, mentre il terzo rimane ad abbaiare a un metro di distanza. Tento e ritento, ma lui m’impedisce di tornare sul sentiero. Non sapendo più cosa fare, mi spingo a valle in un punto dove credo di trovare la parte sottostante del sentiero o la strada. Mi sbagliavo. Di punto in bianco mi ritrovo sul ciglio di un burrone, dove rimango come paralizzata. Passa parecchio tempo prima che anche il terzo maremmano desista e si allontani. Dopo una bruttissima mezz’ora posso finalmente raggiungere mio marito».
In rosso il sentiero che sale da Ghirone verso Pian Geirett, in giallo l’area di pascolo sorvegliata dai maremmani
Il giorno stesso lei pubblica su Instagram un breve sfogo ringraziando, si fa per dire, il proprietario dei maremmani e rimarcando che la disavventura le è capitata lungo un sentiero ufficiale. Il giorno successivo è il padrone stesso a telefonarle. «È stato gentile. Si è scusato, ma più che altro ha voluto sapere come si erano comportati i suoi cani e come avevo reagito io. Con toni civili gli ho rivolto le mie rimostranze dicendogli che i suoi maremmani, abbandonato il recinto, si sono comportati come i ranger della Greina. Un bellissimo territorio, meta turistica di molti escursionisti, purtroppo ostaggio dei cani da protezione».
Su questo punto la malcapitata ritiene urgente trovare una soluzione, «un avvicinamento delle parti a difesa dei rispettivi interessi, quelli del turismo e quelli degli allevatori. Soprattutto per evitare il ripetersi di simili incresciosi episodi». Riguardo al comportamento tenuto dai tre maremmani, «mi chiedo se siano stati debitamente istruiti, perché un conto è difendere il gregge dagli intrusi e dai predatori, un altro è abbandonarlo per andare a diverse centinaia di metri di distanza a prendersela con gli escursionisti. Per di più in pieno giorno, quando il lupo tende a starsene per conto suo e la minaccia è pressoché inesistente. Il proprietario mi ha assicurato che, limitandosi ad abbaiare, i suoi tre maremmani non mi avrebbero fatto nulla. Evidentemente non si rende conto. Peraltro proprio quel giorno nella zona del pascolo non c’era alcun pastore. E lui stesso mi ha detto di essere sceso in paese quella mattina; ma qualcuno mi ha detto che l’assenza durava da alcuni giorni e che il gregge era custodito dai soli maremmani, ormai fuori controllo».
Un’analoga disavventura, nel medesimo luogo e probabilmente a causa degli stessi tre cani, come avevamo scritto il 31 agosto, è stata vissuta in estate da una coppia d’Oltralpe diretta alla capanna Scaletta: tentata la fuga in un torrente, è stata inseguita da uno dei tre maremmani avvicinatosi fino a un metro; si è messa in salvo proseguendo nel riale. Un’altra coppia incontrata nelle vicinanze aveva deciso di rinunciare all’escursione dopo essersi imbattuta nei medesimi tre cani. Zona calda anche quella del Lago Retico, sopra Campo Blenio, dove sempre in agosto un pescatore ha dovuto entrare in acqua per mettersi in salvo da due maremmani che pochi istanti prima stavano con le loro pecore, per nulla minacciate, sulla sponda opposta. Una paletta di episodi sufficientemente ampia per indurre le parti a riprendere il filo del discorso e individuare, in vista del 2023, un sentiero comune privo di conflitti.