Un annuncio di lavoro richiede alla babysitter doti linguistiche, gastronomiche, pedagogiche, musicali, antropologiche, mediche e non solo
Essere femmina, si sa, significa nascere già multitasking (gli uomini, si spera obiettivi, ci riconosceranno questa ‘genetica’). Eppure pare che non ci sia mai un limite alla nostra... generosità. Una donna non deve mai dirsi stanca, non deve mai perdere la pazienza, non deve mai dire di no. Non solo in un talamo. Il mondo, in generale, le richiede sensibilità, competenza, generosità. In modo continuo e disinteressato, sempre col sorriso e mai con insofferenza. Questa sei, questa devi mostrarti! Senza aspettare neppure il tempo, laddove una non ce la fa, per una giustificazione, una comprensione. Ci fa quindi arrabbiare, più che stupirci, l’annuncio pubblicato recentemente su un giornale per la ricerca di una babysitter che deve essere nello stesso tempo anche educatrice e collaboratrice domestica. Se le richieste si fermassero qui, potrebbe passare per una qualsiasi inserzione di lavoro di una qualsiasi famiglia. Invece, pare che più che una ragazza alla pari, con compiti anche di pulizia della casa, si vada all’impossibile e fantascientifica ricerca di una superdonna.
Alla neo assunta si richiedono doti linguistiche, gastronomiche, pedagogiche, musicali, antropologiche, mediche, natatorie, veterinarie, turistiche, diplomatiche. Forse un po’ troppo... anche per una donna. Richieste che, oltre al semplice caso esposto, ci portano ad analizzare una tanto delicata quanto attuale criticità presente nella società moderna: a sempre meno persone si richiede sempre di più. Zitta e lavora. Negli uffici, svuotati dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione, il numero degli impiegati, negli anni, si è parecchio assottigliato. Nelle corsie degli ospedali un’infermiera anziché occuparsi di un piccolo gruppo di pazienti finisce per ‘ammalarsi’ di burnout dovendo dedicarsi a un intero reparto. Nel settore dei trasporti gli autisti sono stretti continuamente nella morsa di orari pressanti e allungati. Anche per chi ha potuto godere in passato di un ‘posto fisso’ il vento è cambiato e quello che ieri facevano tre funzionari, oggi è nelle mani e sulla scrivania di uno solo. Accentrare il potere da una parte, distribuirne su pochi la pressione.
La famiglia con domicilio nel Luganese (come si presenta sull’annuncio) incarna quindi proprio questo malandazzo. Ho i soldi e le possibilità, io ti pago e tu però, mia cara, mi devi tutto: l’impegno, la disponibilità, il tuo tempo, la tua vita e, alla fine, anche la tua salute. Devi curarmi figlioletti e cagnolini, educarli fra una mia assenza e l’altra, devi occuparti della mia abitazione, del mio armadio, della mia piscina e, perché no, anche del mio pianoforte a coda! Purtroppo non siamo riusciti a risalire al ‘lauto’ (si spera) stipendio, ma ci chiediamo, per l’ennesima volta, se sia etico e giusto (ah, la giustizia) caricare su una donna tutti questi ‘pesi’. Si tratta di risparmiare sul personale? Si tratta di arroganza benestante? Si tratta di credere che la ricchezza può comprare anche la privacy di ciascuno di noi? Perché pensare che una persona, donna o uomo che sia, possa, e riesca, a rispondere a tutte le nostre (anche più capricciose) richieste, ci pare davvero irrispettoso, soprattutto se a fine mese la paga non è certamente quella di un supermanager.