Ustra pubblica rapporti e piani. Sulla zona di dosaggio pronti a investire quasi 20 milioni. L’intera operazione lungo l’A2 a sud ne costerà 60
Tutto è contenuto in due scatole di un discreto peso (come quello che il Mendrisiotto oggi si sente sullo stomaco). Dentro si sono messi in fila documenti, rapporti e piani. Un voluminoso dossier che, di fatto, ha un unico punto dolente per i quattro Comuni toccati sul vivo, ovvero Balerna, Coldrerio, Mendrisio e Novazzano: la creazione a lato della carreggiata nord-sud dell’A2 di una corsia riservata ai Tir, lì fra l’area di servizio di Coldrerio e il viadotto di Bisio a Balerna. Una zona di dosaggio non troppo lontana dalla dogana di Chiasso-Brogeda di cui gli enti locali - e con loro istituzioni, partiti e popolazione del posto determinate a mettersi di traverso - farebbero volentieri a meno, ma a cui l’autorità federale non ha proprio intenzione di rinunciare. Tanto da essere pronta a spendere quasi 20 milioni di franchi per costruire la corsia e quasi 60 in totale per assicurare tutta una serie di altre opere: dagli impianti di trattamento delle acque stradali alla protezione della falda, dall’ampliamento del viadotto Riale di Villa alle barriere foniche previste in quattro aree del tracciato autostradale.
Ma c’è di più: per certificare la "necessità" di questa infrastruttura si è persino commissionato uno studio a degli esperti. Specialisti che hanno delineato scenari, preso le misure del viavai dei mezzi pesanti e confermato come per circa 35 giorni l’anno la capacità di stipare camion in attesa di essere sdoganati vada oltre la capacità attuale. Le conclusioni sono presto tirate: per Berna (braccio operativo Ustra, l’Uffcio federale delle strade) l’operazione s’ha da fare. Si ha in mente pure la tabella di marcia: si pianifica l’intervento sull’arco di tre anni, tra il 2026 e il 2028.
Vista dai piani alti la missione è chiara: riuscire a gestire il traffico pesante che, pur in diminuzione - grazie all’Iniziativa le Alpi - incide sui flussi autostradali lungo l’asse nord-sud. Il Gottardo resta, infatti, il valico alpino maggiormente utilizzato: dall’incarto emerge che viene scelto nel 72 per cento dei casi. E allora, si annota, servono delle aree di sosta ad hoc. E qui sta il punto. Nel Basso Mendrisiotto si fatica a capire l’utilità d’istituzionalizzare una prassi in atto da anni - le colonne di Tir in sosta sulla corsia d’emergenza lungo il tratto finale dell’A2 -, con dietro l’angolo (l’autunno 2022) l’apertura del Centro di controllo dei veicoli pesanti di Giornico. In effetti, questo Centro rappresenta un "tassello importante" del sistema, con i suoi quasi 300 posti, per risolvere il nodo della gestione dei flussi. Ma per Berma non basta, Oggi, si fa memoria nel Rapporto federale, "oltre l’80 per cento degli eventi che si registrano attualmente sono riconducibili a problemi alla dogana di Chiasso".
Le difficoltà nascono soprattutto davanti a degli eventi imprevisti. Ustra ed esperti evocano un blocco improvviso della dogana, incidenti, afflussi eccezionali di traffico, festività, maltempo e scioperi. In quei casi, si legge nella documentazione che accompagna il progetto, le verifiche evidenziano l’esigenza di poter contare su quei 60 posti in più (della corsia) da sommare ai 70 del piazzale doganale. La messa in servizio di Giornico così come la digitalizzazione in corso per le operazioni di sdoganamento, si motiva, "serviranno a ridurre ma non permetteranno di risolvere completamente il problema del dosaggio dei mezzi pesanti diretti verso sud".
A livello federale ci si spinge pure oltre. Per fronteggiare situazioni di lunga durata, a dipendenza dell’intensità del traffico, "occorre considerare - si rende attenti - la messa in servizio straordinaria di un’ulteriore zona di stoccaggio più a nord". Il riferimento è un’area di Lugano e ad altri 20-60 posteggi per camion.
Sulla scelta della collocazione della corsia per i Tir, poi, non ci sono né dubbi, né ripensamenti. Il tratto individuato tra Coldrerio e Balerna di 1’740 metri di lunghezza, si ribadisce nel dossier, "rappresenta l’unica zona dove è possibile realizzare una corsia definitiva per il dosaggio dei veicoli pesanti con tutti i requisiti di sicurezza richiesti, con un minor dispendio di terreno e con un miglior impatto paesaggistico". L’Ustra mette sul tavolo anche un altro argomento: a conti fatti la capienza dell’area di sosta verrà ridimensionata rispetto alla situazione attuale. Si passerà, in effetti, dagli odierni 180 Tir - distribuiti tra il piazzale, la rampa, la corsia di marcia dopo l’uscita di Chiasso centro e quelle di emergenza tra Coldrerio e Bisio - ai futuri 130. A orientare flussi e dispositivi ci saranno i rilevatori posti nell’area doganale e lungo la stessa nuova corsia, nella cui parte finale sarà posizionato un impianto semaforico.
A livello federale si ha una visione precisa, del resto, dell’asse A2. "Crediamo - si sottolinea tra le righe del fascicolo iniziale - che l’autostrada sia ’un’opera di architettura unitaria e in quanto tale debitamente inserita nel territorio che attraversa". Da queste parti si comincia ad avere qualche dubbio.