L‘Ustra risponde alle critiche di Balerna, Novazzano e Mendrisio, contrari a una corsia ad hoc. E chiede di mettere da parte gli ’interessi locali’
I Comuni del Mendrisiotto potrebbero aver capito male. O forse no. Posti davanti a un progetto che, da qui al 2028, è deciso a incolonnare i Tir lungo una corsia ad hoc tra l’area di servizio autostradale a Coldrerio e il viadotto di Bisio, a Balerna, i Municipi dei paesi toccati sul vivo dall’intervento dell’Ufficio federale delle strade (Ustra) non ci hanno visto più. Di stoccare camion in modo ‘legale’ sull’A2 non si vuole proprio sentire parlare da queste parti dopo che da tempo - i servizi federali stessi parlano di “almeno una decina di anni” - si è trasformata la corsia di emergenza in territorio di Chiasso in un posteggio di mezzi pesanti. Non dopo il pegno ambientale pagato dalla regione in questi anni. Non a caso le autorità di Balerna, Novazzano e Mendrisio prima e di Coldrerio poi non hanno mancato di mettere nero su bianco la loro contrarietà in due missive indirizzate alla filiale di Bellinzona dell’Ustra. Ufficio federale che, entro la fine di ottobre, ha risposto. È una lunga lettera quella firmata dal capo filiale Marco Fioroni e recapitata agli esecutivi di Balerna, Novazzano e Mendrisio, nella quale si riafferma la necessità di una operazione che, si rilancia, non solo pianifica il risanamento e la messa a norma di un tratto autostradale aperto nel 1966, ma sana (agli occhi di Berna) una situazione carente dal profilo della sicurezza stradale. Il discorso, comunque, resta aperto. A breve, si fa sapere, grazie alla mediazione della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto - sinora lasciata in disparte, come ha lamentato la stessa Crtm -, sarà organizzato un nuovo incontro - dopo la presentazione del dossier a inizio settembre - per entrare nei dettagli dei lavori e per rispondere alle domande rimaste in sospeso.
In buona sostanza, lascia intendere l’Ustra, il Mendrisiotto dovrebbe mostrarsi più generoso (o meno egoista, dipende da come la si guarda) nell’economia della gestione del traffico. L’invito rivolto alle autorità comunali è chiaro: occorre saper distinguere tra la sicurezza di chi transita sull’A2 - da garantire e considerata una priorità - e gli interessi locali, ritenuti peraltro legittimi. Il punto è che il Distretto sente di aver già fatto la sua parte, sacrificando la propria qualità di vita sull’altare del traffico (leggero o pesante che sia). Tanto da bollare come “inaccettabile” e non necessario il progetto messo sul tavolo dall’Ufficio federale delle strade. Alla filiale sembrano essere rimasti spiazzati, però, dalle critiche piovute dai Comuni dopo averli informati sull’avvio della procedura di rito. Chiarito che nei piani ci sono pure un intervento strutturale unito all’adeguamento delle protezioni foniche - in proiezione del traffico stimato nel 2040 - e a un sistema corretto di smaltimento delle acque, l’Ustra fa capire in modo altrettanto nitido che non si potrà fare a meno di stoccare i Tir diretti a sud, quindi alla dogana di Brogeda, nel tratto finale dell‘autostrada, lungo quel chilometro e 800 metri che verrà separato dal resto della carreggiata da una barriera, dando la possibilità di fare posto fino a 60 ’bisonti’. Veicoli che amplieranno, di fatto, la capacità del piazzale doganale, che di veicoli pesanti ne può ospitare 70.
Innanzitutto, per l’Ustra è una questione di sicurezza. E qui nella missiva si evoca “il grave incidente" che si è verificato nel primo pomeriggio del 30 settembre scorso in territorio di Coldrerio sulla carreggiata nord-sud dell’A2: all’origine un tamponamento fra un’auto e un camion appena uscito dalla coda di veicoli in attesa sulla corsia di emergenza. Quanto accaduto, si rincara, ha evidenziato come, appunto, la sicurezza oggi sia "non del tutto soddisfacente”. E ciò malgrado la segnaletica e i controlli “assidui” della Polizia.
Un altro nodo per nulla trascurabile è la gestione stessa del traffico pesante. In effetti, rende attenti l’Ustra, il varo, alla fine del 2022, del Centro di controllo di Giornico - un’opera da circa 250 milioni di franchi - non esaurirà del tutto la funzione della corsia di dosaggio nel Mendrisiotto. Un aspetto, quest’ultimo, sul quale, invece, i Comuni della regione confidavano non poco. A tal punto da immaginare una sua dismissione definitiva. Certo, obiettivi e frequenza d’uso, precisa l’Ustra, saranno un po’ diversi, ma l’esigenza persiste. Oggi, si spiega nella lettera, la corsia viene utilizzata in media tra le due e le tre volte la settimana quando il flusso di camion, regolato per lo più nel Canton Uri, a Ripshausen, e in parte nell’area di sosta a Personico, supera le capacità di sdoganamento. In futuro, pur potendo contare sul Centro di controllo e intercettando i veicoli pesanti diretti a sud e che hanno oltrepassato il Gottardo (fermando così i transiti), gli esperti federali hanno calcolato che su Chiasso dirotterebbero, in ogni caso, altri 150 Tir almeno la prima ora e ulteriori 30 ogni ora seguente. Tutto ciò a fronte di un passaggio giornaliero medio di circa 1’900 camion. Va detto che per i funzionari federali non basta neppure il processo di digitalizzazione delle pratiche doganali già in corso; che non saprà ovviare alle chiusure improvvise della dogana, in particolare sul lato italiano. Eventi, si annota, che si possono verificare in genere da una a due volte la settimana.
D’altro canto con lo stoccaggio locale si potrà ‘liberare’ di nuovo la corsia di emergenza, riconsegnandola alla sua funzione originaria su un tracciato valutato come critico, in particolare nei periodi del traffico turistico. In più, rimarca l’Ustra rivolta ai tre Municipi, si farà in modo di incanalare i mezzi nella zona di attesa, dalla quale non potranno più uscire fino al semaforo di dosaggio, dove il progetto prevede una corsia di accelerazione prima del viadotto di Bisio. Inoltre, si potranno posare dei servizi igienici per gli autisti, garantendo un “minimo di decoro e pulizia". L’Ufficio federale ci aggiunge la sistemazione delle protezioni foniche esistenti, "così da rispettare in ogni occasione, quindi anche con la presenza dei veicoli pesanti, i limiti previsti dall’Ordinanza sull’inquinamento fonico”. Basterà questo per far cambiare idea ai Comuni?