L’Ente autonomo Carasc e un gruppo di privati (fra cui quello disposto in passato a donare un milione) intendono costituire una fondazione ad hoc
Sembrava un capitolo ormai chiuso e archiviato e invece potrebbe riaprirsi. La vecchia teleferica che da Carasso porta ai mille metri dei monti di Baltico, sulla montagna bellinzonese di sponda destra dove sono presenti diversi rustici, potrebbe venire sostituita e così riattivata per il trasporto anche delle persone. Dal gennaio 2007 l’impianto, considerato il suo grado di sicurezza, può infatti essere utilizzato per il solo materiale. Allora l’Assemblea patriziale preferì al risanamento (nel quale un privato era pronto a mettere un milione di franchi) la realizzazione della strada forestale di 5 chilometri, la cui prima versione più lunga era stata osteggiata con ricorsi dalle associazioni ambientaliste che avevano infine ottenuto ragione dal Tribunale federale. La soluzione di compromesso poi individuata teneva peraltro in considerazione i bisogni per gli importanti interventi di cura del bosco e realizzazione di due bacini antincendio. Dall’autunno 2018, ultimati i lavori, la nuova strada forestale collega la zona di Gordola a Ciocco. Ma secondo un gruppo di carassesi la teleferica rimane ancora un’opzione valida. L’Ufficio patriziale, presieduto dal municipale Mauro Minotti, osserva da vicino le riflessioni in corso fra Ente autonomo Carasc, che gestisce collina e montagna di sponda destra fra Gudo e Gorduno, e un gruppo di privati interessati a rilanciare il progetto, fra i quali anche colui che un tempo era disposto a mettere un milione di franchi. Il tutto passerebbe attraverso la costituzione di un’apposita fondazione.
Intanto l’Ufficio patriziale rivolgendosi all’assemblea convocata la sera del 28 aprile rimarca che la strada forestale Gordola-Coccio è utilizzata da molte persone, sia possessori di rustici che amanti della montagna. Da risolvere è ancora il collegamento agricolo da Coccio allʼalpe Monda, per il quale già nel 2013 lʼassemblea aveva stanziato 150’000 franchi da destinare al progetto di massima e alle procedure necessarie a ottenere la licenza edilizia. Nel contempo è prevista la sistemazione dellʼattuale pista agricola tra Marno e lʼAlpe Monda, sia per renderla più agibile, sia per rispettare la zona di protezione delle sorgenti. Lo scopo del collegamento agricolo è la salvaguardia dellʼAlpe Monda per la quale il Patriziato ha investito in 40 anni circa 2,5 milioni di franchi: lʼUfficio patriziale "desidera avere un alpe attrattivo e in quest’ottica la mancanza di un comodo accesso potrebbe avere gravi conseguenze nellʼimmediato futuro". La domanda di costruzione è poi stata presentata dalla Città di Bellinzona al Dipartimento del territorio nel febbraio 2020 per un esame preliminare. Esito: il Cantone nel luglio 2021 ha esposto una serie di criticità concludendo che la proposta è carente, non può essere preavvisata favorevolmente e va perciò approfondita. LʼUfficio patriziale si è quindi attivato per quantificare i costi degli approfondimenti e prossimamente chiederà di stanziare un credito supplementare.
In particolare il Cantone evidenzia che la strada è in parte prevista su un tracciato viario esistente ma non pianificato: per il resto la strada è da realizzare ex novo in area forestale o in zona agricola, attraversando anche alcuni corsi dʼacqua. Lʼintero tracciato, inoltre, si trova allʼinterno della Zona di protezione generale della natura e del paesaggio prevista dal Piano regolatore. Il Dt ricorda poi che le motivazioni a sostegno della pianificazione della strada agroforestale risiedono nella necessità di servire due aziende agricole e alcune aree boschive con funzione protettiva e produttiva; perciò un interesse pubblico di carattere agricolo alla realizzazione della strada è dato per assicurare a lungo termine la continuazione dellʼattività delle aziende agricole. Detto altrimenti, poiché la strada è concepita per un utilizzo agricolo e forestale, ma in definitiva allaccerebbe anche i numerosi rustici presenti, secondo il Cantone il delicato tema del suo utilizzo dev’essere maggiormente sviluppato già nella procedura pianificatoria poiché altamente problematico. Questo considerato peraltro che allʼinterno del comprensorio Puc-Peip non sono di principio ammesse nuove opere di urbanizzazione al servizio di privati. Ciò che rende evidente il conflitto insito con una nuova strada di accesso. Non da ultimo, visto che la strada attraverserebbe un’ampia superficie forestale, qualora questa superasse i 400 ettari la si dovrà sottoporre a un Esame d’impatto sull’ambiente.