La Fondazione Prò Martin presieduta dall’imprenditore Giorgio Behr tira dritto verso la realizzazione di un impianto a fune per il trasporto di persone
Che fine ha fatto l’idea di realizzare una vera funivia che da Carasso possa trasportare passeggeri fino ai mille metri dei monti di Baltico? «Non è stata per niente accantonata», risponde Ivan Guidotti, direttore dell’Ente autonomo Carasc che per conto della Città di Bellinzona valorizza la montagna di sponda destra da Gorduno a Gudo. «Proprio settimana scorsa – prosegue Guidotti –, il Consiglio direttivo della Fondazione si è riunito e ha ribadito la volontà di voler concretizzare l’operazione». Si conferma dunque l’intenzione di voler andare fino in fondo da parte della Fondazione Prò Martin e del suo presidente Giorgio Behr, facoltoso avvocato e imprenditore sciaffusano di 75 anni, nonché patrizio per parte di madre e proprietario di rustici sulla montagna.
Il progetto vuole sostituire con un nuovo impianto la vecchia teleferica, ormai vetusta e che dal lontano 2007 non è più abilitata, per motivi di sicurezza, a trasportare persone ma unicamente materiale. La nuova teleferica sarebbe simile a quella che da Monte Carasso porta a Mornera: due cabine di otto posti ciascuna che salgono e scendono alternativamente. Investimento richiesto: circa cinque milioni di franchi, di cui una parte garantita dallo sciaffusano e un’altra da finanziatori da lui stesso ricercati presso altri privati ed enti pubblici. «Al momento la cifra indicativa rimane quella – spiega Guidotti, il quale è pure vicepresidente della Fondazione Prò Martin costituita nel settembre del 2022 con il preciso scopo di promuovere l’investimento per la nuova funivia –. Al fine di portare avanti il progetto e procedere con l’implementazione del nuovo impianto, nei prossimi mesi bisognerà tuttavia approfondire una serie di soluzioni tecniche, che andranno a determinare anche un quadro più preciso dei costi, compresi quelli per la gestione. Il periodo estivo sarà importante per queste valutazioni e verso l’autunno dovremmo avere certezze in più. Nel frattempo la Città è informata sui passi che stiamo compiendo». Guidotti si mostra ottimista per un progetto che, nell’eventualità che nei prossimi mesi possa effettivamente orientarsi sui binari giusti, dovrà comunque essere approvato dall’assemblea del Patriziato di Carasso proprietario della teleferica. La stessa assemblea che nel 2009 rifiutò a maggioranza di andare in questa direzione, preferendo una nuova strada caldeggiata dall’Ufficio patriziale, anch’esso espressosi a maggioranza, per raggiungere l’Alpe Monda situata sopra Baltico. Anche in quell’occasione, la basi finanziarie avevano il volto di Giorgio Behr, ora desideroso di riprendere il filo del discorso interrotto 15 anni fa.
A poco più di due chilometri di distanza, il Patriziato di Monte Carasso, la Fondazione Curzùtt-San Bernàrd e lo stesso Ente autonomo Carasc guardano con molto interesse all’idea di una funivia gemella, poiché se realizzata entrerebbe in sinergia con quella che da Monte Carasso porta a Mornera, diventata vittima del suo successo registrando il tutto esaurito durante la bella stagione. Tanto che – di fronte all’impossibilità d’investire altri milioni nel raddoppio della capacità nel primo tratto fino a Curzùtt – il Patriziato di Monte Carasso ha dovuto informatizzare la prenotazione delle corse per ridurre le code, sia salendo sia scendendo. A beneficiare della nuova funivia Carasso-Baltico sarebbe poi la montagna sopra Gorduno con il rinnovato Alpe Arami e il previsto ripristino di alcuni sentieri.
A Carasso l’Ufficio patriziale «è pronto a fare i passi necessari per agevolare l’operazione», afferma Mauro Minotti, fino a un anno fa presidente dell’Ufficio patriziale, di cui oggi rimane membro. Si parla dunque di un diritto di superficie sulla funivia e sui fondi sottostanti a favore della Fondazione. «Vedremo quello che ci sarà presentato dalla Fondazione tra qualche mese. L’ultima parola spetterà ovviamente all’assemblea patriziale. Rispetto a quindici anni fa, devo dire che sembra esserci una maggiore apertura». Una maggiore apertura che deriva anche dalla posizione del Patriziato secondo cui, a causa dei ricorsi e di un successivo parere negativo del Cantone, si sono ormai azzerate le possibilità di completare la famosa strada forestale con l’ultimo tratto mancante fra Ciocco e l’Alpe Monda.