L’immunità di gregge è l’obiettivo da raggiungere per buttarsi alle spalle l’incubo Covid. E il pass è uno dei modi. L’altro è l’obbligo vaccinale
Quasi tutte le decisioni prese dal Consiglio federale per contrastare il diffondersi dell’epidemia di coronavirus si basano sulle norme della Legge federale sulle epidemie. I diversi gradi di limitazione alla libertà individuale che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi derivano da quelle norme e non sono frutto del capriccio – si spera – di un gruppo di despoti che si divertono a vedere che effetto fa impedire alle persone di andare al ristorante, al cinema, a teatro o in palestra. O addirittura si galvanizzano all’idea di ordinare lockdown, vedere attività economiche deperire, gioire per l’aumento del debito pubblico oppure per i deficit di bilancio fuori controllo. Ci vuole un’immaginazione fuori dall’ordinario per pensare che i governi di mezzo mondo, compreso quello svizzero, abbiano deciso il suicidio economico e sociale di interi Paesi. Anzi, tutte le misure ordinate – compresa l’estensione del contestato Covid pass – mirano in primis a preservare l’integrità del sistema sanitario che dovrebbe essere sempre in grado di curare anche chi di coronavirus non si ammala: la maggioranza, quindi. Preservando la salute di tutti, si è permesso al sistema produttivo di non crollare del tutto e si sono create le premesse per una ripresa che è in corso, come dimostrano i principali indicatori economici.
Certo, l’accesso a determinate attività sociali al chiuso solo a chi può dimostrare di essere immunizzato, guarito o negativo in quel momento al virus Sars Cov-2 può risultare a prima vista discriminatorio. Sono però molto più discriminatori i lockdown, stretti o larghi è lo stesso, che colpiscono tutti: vaccinati e non. È in realtà il prezzo da pagare per tornare ad avere una vita ‘più o meno normale’ sperando che quello imminente sia l’ultimo autunno con un virus incombente in attesa della tanto agognata immunità di gregge. Immunità che si potrà raggiungere solo se molte più persone delle attuali ricorreranno all’unica arma efficace contro i decorsi avversi delle malattie infettive: il vaccino.
Il Consiglio federale, al pari di altri esecutivi, ha deciso di utilizzare l’arma della persuasione e della ‘spinta gentile’ nei confronti degli indecisi e non quella dell’obbligo di vaccinazione, che in realtà potrebbe comunque decretare in ogni momento.
La seconda parte dell’articolo 6 della Legge sulle epidemie – riferendosi alla situazione particolare in cui ci troviamo ancora – parla chiaro: “Sentiti i Cantoni, il Consiglio federale può: ordinare provvedimenti nei confronti di singole persone (leggasi quarantene...); ordinare provvedimenti nei confronti della popolazione (i famosi appelli a stare a casa...); obbligare i medici e il personale sanitario a collaborare nella lotta contro le malattie trasmissibili (le riorganizzazioni dei reparti Covid...); dichiarare obbligatorie le vaccinazioni per i gruppi di popolazione a rischio, per le persone particolarmente esposte e per quelle che esercitano determinate attività”. L’ultimo paragrafo – l’unico non ancora applicato – dà quindi questa possibilità al Consiglio federale. Addirittura anche i Cantoni, all’articolo 22 della stessa legge, potrebbero dichiarare obbligatorie le vaccinazioni “se esiste un pericolo considerevole”.
Premiare con maggiori gradi di libertà chi è dotato di Covid pass e ‘punire’ i reticenti al vaccino è di fatto la declinazione ‘sanitaria’ della teoria della ‘spinta gentile’ del premio Nobel per l’economia Richard Thaler. Un economista di matrice liberale che non amava certo il dirigismo statalista. Forse è proprio l’autoritarismo, quello vero, che qualcuno desidera.