Comune e Cantone respingono la richiesta di tutela del bene culturale: il ‘genius loci’ non è contemplato dalla legge
L’ex Museo Epper di Ascona, acquistato per oltre tre milioni di franchi dal vicino albergo Eden Roc (del Tschuggen Hotel Group), non è un bene da tutelare. A questa conclusione sono giunti sia il Cantone, sia il Comune.
Nei giorni scorsi la richiesta di tutela e di adozione di misure provvisionali è stata respinta. A presentarla erano stati due consiglieri comunali – Valerio Sala del Plr e Piergiorgio Nessi del Gruppo progressisti –, l’ex municipale Michele Cerciello e il gallerista locarnese Mario Matasci. Un’istanza d’intervento inoltrata nel mese di giugno del 2020, quando lo stabile e il giardino che furono di Ignaz e Mischa Epper erano già passati di mano. Il legame tra il luogo e la produzione artistica, a detta dei quattro richiedenti, è sempre stato indissolubile: un valore storico culturale che da solo potrebbe costituire un motivo valido per conservare le peculiarità del sito.
Ma così non sarà. Il Consiglio di Stato è esplicito. Facendo riferimento alla Legge sui beni culturali (Lbc) “sono suscettibili di protezione i beni immobili e mobili materiali e tangibili che ‘singolarmente o nel loro insieme rivestono interesse per la collettività, in quanto testimonianze dell’attività creativa dell’uomo in tutte le sue espressioni”. L’edificio, già sede del Museo Epper “non presenta caratteristiche architettoniche e artistiche tali da poter essere considerato degno di protezione cantonale – prosegue il governo –. Teniamo a sottolineare che non è tutelabile ai sensi della Lbc il solo genius loci del Museo Epper, segnatamente il legame tra creazione artistica e luogo d’ispirazione, in quanto tipico bene immateriale, che non rientra nell’ambito d’applicazione della stessa legge”. Quindi, su proposta dell’Ufficio beni culturali e sentito il preavviso della Commissione dei beni culturali, il Consiglio di Stato ha deciso “di non adottare alcuna misura provvisionale”.
Il Municipio di Ascona, dal canto suo, aveva comunicato già lo scorso 10 novembre all’Ufficio beni culturali l’intenzione di non proteggere quale bene culturale locale l’ex Museo. Lo stesso Municipio sta elaborando un rilievo dei beni culturali per stabilire quali proteggere e per lo stabile e il giardino degli Epper in via Albarelle 14 ha già fatto elaborare una scheda specifica. Dalla stessa emerge che la casa “non denota alcuna qualità particolare. Lo spazio espositivo interno, che è stato modificato nel corso degli anni, neppure. Gli unici due elementi rilevati sono il portale d’entrata e il muro di cinta. Per quanto riguarda il portale, tuttavia, secondo il nostro specialista non c’è alcuna necessità di protezione, ritenuto come nelle immediate vicinanze c’è un portale ancor più significativo e di qualità maggiore”. La scheda menziona comunque la necessità “di conservazione delle tombe degli artisti a memoria della storia del luogo” e quindi il Municipio promette di valutare se proteggere il muro di cinta e le medesime tombe.
La scheda del censimento dei beni culturali locali assegna dei giudizi chiari sugli aspetti inerenti la dignità di protezione dell’ex museo. L’importanza architettonica e artistica è poca; mentre quella storica è ritenuta elevata. Dal punto di vista paesaggistico e urbanistico l’edificio ha scarso interesse, mentre gli esterni sono di media importanza.
L’edificio in via Albarelle 14 per decenni ha ospitato il Museo Epper. Recentemente è stato venduto al vicino albergo a 5 stelle e le opere sono state trasferite nello stabile della Fondazione Gérard, in Carrà dei Nasi, nel nucleo storico di Ascona. Lo stabile in questione era stato costruito nel 1938 per i coniugi Epper, giunti sulle sponde del Verbano nel 1932: una parte, sviluppata su due piani, è abitativa, con annesso atelier. Dopo la morte di Ignaz Epper, che nel 1969 si era tolto la vita nel giardino cintato da alte mura, la moglie concepì l’idea di creare il museo e agli inizi degli anni Settanta fece costruire una nuova ala. Alla sua morte lasciò per testamento l’intera proprietà alla Fondazione Epper, che lei stessa ha deciso di creare sempre tramite le sue ultime volontà.
La vendita dello stabile e del giardino aveva suscitato numerose proteste, una raccolta di oltre 1500 firme e diverse istanze, alcune anche nei confronti dell’Autorità di vigilanza per le fondazioni che aveva concesso il via libera alla transazione. Persino i discendenti di Mischa Epper avevano impugnato la decisione. Per cercare di conservare il lascito immobiliare ed evitare la demolizione della casa che fu dei due artisti era poi partita la richiesta di una tutela tramite l’Ufficio cantonale dei beni culturali. Ma la risposta giunta recentemente non lascia spazio a dubbi: lo stabile, pur con la sua innegabile importanza storica, non merita protezione.